Hai deciso di diventare un imprenditore e vuoi aprire inizialmente una tua ditta individuale? Hai deciso di collaborare con alcuni tuoi amici e aprire una società srl con loro? In entrambi i casi, il primo passo da fare è aprire la partita IVA che identifica la tua attività imprenditoriale.

In questa guida completa su come aprire partita IVA ti spiego, passo per passo, come farlo da solo online, cosa serve per l’apertura, quando conviene aprirla, quali sono i regimi fiscali tra cui puoi scegliere, quali sono i costi da considerare e quando è possibile aprire partita IVA all’estero lavorando in Italia.

Come aprire online

La procedura per aprire partita IVA è abbastanza semplice. Puoi affidare tutto al tuo commercialista di fiducia (che si occuperà della pratica al costo di 150/300 euro), oppure sbrigartela tu, direttamente online, senza alcun costo aggiuntivo oltre ai classici bolli e diritti di apertura attività.

Infatti, che tu abbia deciso di aprire una ditta individuale oppure una partita IVA da libero professionista (lavoratore autonomo), di aderire al regime IVA ordinario, a quello agevolato forfetario, poco cambia, la procedura è sempre la stessa.

Per aprire la partita IVA, devi compilare il modello AA9/12 (è il modulo che si usa per apertura, variazione e chiusura della partita IVA), ma non devi stamparlo, compilarlo e poi andare a consegnarlo all’Agenzia delle Entrate. Puoi fare tutto online usando la procedura Comunicazione Unica (detta anche ComUnica) tramite il sito del Registro delle Imprese.

Si chiama Comunicazione Unica perché, una sola procedura online ti permette di aprire tutte le posizioni necessarie per una partita IVA, ossia:

  • Partita IVA presso l’Agenzia delle Entrate;
  • Posizione contributiva INPS;
  • Iscrizione al Registro delle Imprese presso la C.C.I.A. (Camera di COmmercio). L’iscrizione è obbligatoria solo per le ditte individuali, i liberi professionisti invece non sono imprese, ma lavoratori autonomi e quindi non devono iscriversi al Registro;
  • Posizione INAIL quando necessaria;
  • Iscrizione al VIES quando necessario. Il VIES è il registro a cui devi iscriverti solo se pensi che farai affari (vendite o acquisti) con Paesi della Comunità Europea.

Tempi

Aprire una partita IVA, grazie a ComUnica, è abbastanza veloce: di solito basta una settimana.

Ecco come aprire la partita IVA (e tutte le altre posizioni) tramite ComUnica:

1. Collegati al sito del Registro Imprese e clicca su Area Utente:

2. Nella pagina appena aperta, clicca sul pulsante Login (se sei già un utente registrato) oppure su Registrati (se sei un nuovo utente. Senza registrazione non puoi compilare il modulo. Nel caso in cui tu non sia registrato, il form di registrazione sarà il seguente:

Una volta che sei entrato nel servizio, puoi fare la richiesta di apertura della partita IVA compilando il modello AA9/12 direttamente online. Se hai problemi durante la compilazione o per qualsiasi difficoltà, puoi chiamare l’assistenza al numero 049 201521. Il modello AA9/12 é composto da nove Quadri, indicati ciascuno con delle lettere, dalla A alla I.

Scarica subito il modello AA9/12 fac simile compilabile PDF per la compilazione scritta.

QUADRO A

Devi semplicemente inserire il tuo codice fiscale, mettere la spunta su “Inizio Attività” e scrivere la data di inizio:

QUADRO B

  • Inserisci il nome della tua attività. Per esempio, se la vuoi chiamare “Bar dell’arco”, devi scrivere “Bar dell’arco di Mario Rossi”, devi sempre inserire il tuo nome e cognome. Puoi anche non scegliere nessun nome della ditta, perché per e partite IVA semplici (ossia non societarie), il nome non è obbligatorio. Quindi, volendo, puoi semplicemente inserire il tuo nome “Mario Rossi”.
  • Inserisci l’indirizzo della tua attività e indica se si tratta di uno stato estero.
  • Indica il codice attività (codice ATECO): è un codice identificativo di ogni attività economica. Se per esempio la tua attività è la coltivazione di cereali allora il codice che devi inserire è 01.11.10. Inserisci anche una descrizione generica dell’attività: non ci sono nomi precisi da indicare, puoi regolarti tu stesso. Per esempio, se devi aprire un ristorante, scrivi semplicemente “ristorante”.

Scarica subito l’elenco completo dei codici Ateco per le attività imprenditoriali.

  • Indica il volume d’affari presunto, ossia quanto pensi, più o meno, di riuscire a fatturare con la tua attività. Chiaramente si tratta solo di un’ipotesi, difficilmente sarà un dato certo. Devi dare un dato presunto.
  • Nella sezione Acquisti intracomunitari, metti la spunta solo se pensi di dover comprare prodotti o servizi dall’estero. Altrimenti lasciala in bianco.
  • Nella sezione Scritture contabili, metti la spunta se nell’indirizzo indicato conserverai anche le scritture contabili della tua azienda. Nella maggior parte dei casi questa casella quindi, va spuntata.
  • Nella sezione Regimi fiscali agevolati, inserisci il numero 1 se aderisci al regime agevolato giovanile previsto dal D.L. 98/2011, oppure il numero 2 se aderisci al regime forfetario. Se invece aderisci al regime ordinario IVA, lascia la casella bianca.

Suggerimento

Non puoi aderire a un regime o un altro a tua libera scelta. Devi controllare di possedere i requisiti necessari, per esempio, per aderire al regime forfetario. Consultati con il tuo commercialista di fiducia, oppure sul sito dell’Agenzia delle Entrate, per verificare il possesso dei requisiti.

  • Nella sezione dedicata al commercio elettronico, inserisci i dati dei tuoi siti, altrimenti, se la tua attività non è legata all’e-commerce, lasciala in bianco.

QUADRO C

È semplicissimo, devi inserire i dati del titolare, ossia i tuoi:

QUADRO D

Devi compilare questo quadro se nella tua attività c’è un rappresentante. Se lo stesso rappresentante sei tu, non devi compilarlo.

QUADRO E

Devi compilarlo solo in casi particolari: se stai cedendo la tua attività, se devi affittarla, se si tratta di una successione ereditaria. Siccome tu la stai appena aprendo, il Quadro E devi lasciarlo vuoto.

QUADRO F

In questo quadro devi indicare i soggetti presso cui depositerai le tue scritture contabili. Se le terrai tu, non devi compilarlo. Se invece le terrai presso un commercialista, devi inserire i suoi dati. Nella sezione II del Quadro F, devi indicare se deterrai le scritture contabili all’estero. Altrimenti lascialo vuoto.

QUADRO G

Qui devi indicare le attività secondarie. Nel Quadro B hai indicato quella principale (per esempio: ristorazione). In questo quadro invece devi indicare quelle eventuali (per esempio, se oltre alla ristorazione ti occupi anche di feste di organizzare eventi, ecc.).

Se invece hai una sola attività (e quindi un solo codice Ateco, non devi compilare questo quadro. Di solito, appena si apre una partita IVA, si inserisce un solo codice ATECO, poi, con lo sviluppo dell’attività, si inseriscono eventualmente gli altri (sempre tramite Modulo ComUnica).

QUADRI H

Devi inserire la partita IVA e il codice fiscale del rappresentante, se c’è. Se sei tu stesso, metti i tuoi dati (non ovviamente la partita IVA, visto che la stai chiedendo ora, ma solo il codice fiscale).

QUADRO I

Il quadro I è composto da quattro sezioni:

  • Nella prima inserisci i tuoi recapiti (email, numero di telefono, sito web se ce l’hai).
  • Nella seconda indica i dati dell’immobile in cui svolgerai la tua attività e se lo hai preso in affitto, i dati di registrazione del contratto di locazione.
  • Nella terza indica il volume presunto di affari. Non quello totale, ma solo quello riguardante acquisti e vendite intracomunitarie. Se non le farai, allora lascia in bianco.
  • Nella quarta dai ulteriori indicazioni relative alla tua attività (se è un locale aperto al pubblico, ecc.).

Infine nella sezione allegati, segnala gli eventuali documenti che alleghi alla tua richiesta.

Dopo i nove Quadri, c’è l’ultima parte del modello, in cui devi indicare i quadri compilati, la persona a inviare il modello ComUnica (se lo stai facendo tu devi lasciarlo in bianco). Infine devi indicare i dati nel tuo commercialista che presenta il modello ComUnica (se lo stai facendo tu devi lasciarlo in bianco).

Conviene

Molti aspiranti imprenditori o liberi professionisti si chiedono se e quando conviene aprire una partita IVA. In realtà non è tanto una questione di convenienza: se decidi di intraprendere un’attività economica, devi aprire la partita IVA, che tu voglia o non, non hai scelta. La domanda reale quindi è quanto convenga iniziare un’attività in proprio, rispetto a lavorare come dipendente.

Se lavori come dipendente, hai il tuo stipendio fisso, la sera torni a casa e hai pochi (o nessuno) pensieri. Ma lo stipendio è sempre lo stesso: che tu produca 1, o tu produca 10 o tu produca 100, lo stipendio non cambia da un mese all’altro, a meno che il tuo contratto preveda dei premi di produttività.

Se lavori come imprenditore, devi affidarti alle tue capacità. Non hai più un capo che pensa a mandare aventi l’attività, perché sei tu stesso. Devi fare affidamento solo su di te. Se quindi credi in te, non ti piace lavorare per gli altri e pensi di avere la grinta e l’intraprendenza necessaria, oltre a una buona idea imprenditoriale, allora è il tuo momento.

Lavorando come dipendente, il tuo datore di lavoro paga tutto per tuo conto: tasse, INPS; INAIL. Certo, decurta tutto dal tuo stipendio lordo, ma tu non devi occuparti di nulla, se non di incassare lo stipendio netto.

Lavorando come ditta individuale o libero professionista, devi provvedere tu a tutto: a pagare i tuoi contributi INPS per la vecchiaia, le tasse, l’eventuale INAIL. Puoi affidare la gestione a un commercialista, ma devi comunque essere sempre attento nella gestione.

Tieni infine presente che se svolgi un’attività dove guadagni meno di 5.000 euro l’anno, probabilmente non ti conviene aprire partita IVA, perché non copriresti neanche i costi minimi (INPS, commercialista, tasse).

Se hai dei guadagni così bassi, puoi dichiararli al fisco come “redditi diversi” senza dover necessariamente aprire partita IVA. Non è comunque sempre detto che tu possa farlo: per esempio, non puoi non aprire la partita IVA se intendi gestire un bar, pensando che guadagnerai poco.

La partita IVA devi aprirla comunque. Se quindi pensi di guadagnare poco e fai un lavoro autonomo (per esempio il grafico web, l’avvocato, lo psicologo) inizia a farti pagare con prestazione occasionale. Quando i tuoi guadagni raggiungeranno livelli più alti, aprila.

Cosa serve

Non servono particolari e numerosi documenti per aprire la partita IVA. Occorrono:

  • La tua carta di identità e il tuo codice fiscale;
  • La a carta di identità e il codice fiscale del rappresentante della tua attività (se c’è);
  • I dati dell’immobile che eventualmente hai preso in affitto per aprire l’attività.

Questi sono i documenti necessari per aprire la partita IVA tramite ComUnica. Poi, se la tua attività è, per esempio, un bar, devi presentare anche una specifica richiesta al comune, ottenere la licenza necessaria per distribuire cibo, ecc. Tutte queste formalità potrai discuterle con il tuo commercialista.

Regime

Quando apri la partita IVA, devi decidere a che regime fiscale aderire. In realtà, non è che puoi scegliere così a caso. I regimi sono essenzialmente tre:

  • Regime IVA ordinario;
  • Regime forfetario, detto anche “regime agevolato”.
  • Regime dei contribuenti minimi.

In realtà il regime dei minimi non esiste più e non puoi più aderirvi. Spesso erroneamente si parla del regime forfetario chiamandolo “dei minimi”, ma in realtà è un regime nuovo e diverso, ma sempre molto agevolato.

Rispetto al regime dei minimi poi, la nota molto interessante è che non ha scadenza: il primo infatti durava solo fino ai 35 anni dell’imprenditore, che poi doveva passare a quello ordinario. Il regime forfetario invece, dura per sempre. Purché tu mantenga i requisiti per aderirne.

Quello forfetario, è un regime particolarmente vantaggioso per chi apre una nuova attività. Spesso infatti, all’inizio, i guadagni non sono altissimi e, se non superi determinati limiti, aderendo a questo regime sei esonerato dal pagare le tasse previste nel regime normale (quello ordinario IVA):

  • IVA;
  • IRPEF;
  • Addizionali regionali e comunali.

Al posto di queste tre tasse, dovrai pagare solo un’imposta sostitutiva, molto semplice da calcolare. L’aliquota è unica e pari al 15%, da calcolarsi sui ricavi. Tra l’altro, questo 15% non va neanche calcolato sul 100% dei ricavi, ma solo su una parte, che varia dal 40% al 75% dei ricavi, in base al tuo codice ATECO. Inoltre, sempre in base al tuo Codice ATECO, i tuoi redditi non devono superare determinati limiti, altrimenti esci dal regime forfetario.

Costi

Aprire una partita IVA è gratis, o quasi. Ma mantenerla non lo è. Ci sono infatti degli specifici costi che devi tenere presente:

  1. I costi del commercialista, che per una attività classica, si aggirano intorno ai 600/1.500 euro l’anno;
  2. I costi legati alla tua attività. Quindi eventuale affitto di un locale, le bollette, il personale, i costi delle materie prime, ecc..
  3. I contributi INPS. E qui si apre un capitolo a parte. Infatti:
  • Se tu apri la partita IVA come ditta individuale, i costi sono fissi e pari a circa 3.500 euro annui. Che è il minimo da pagare, ma se i tuoi ricavi aumentano, aumenta anche il contributo INPS annuo.
  • Se apri la partita IVA come libero professionista (grafico, medico, psicologo, fisioterapista, traduttore…) i contributi INPS sono molto più convenienti, perché non c’è un fisso minimo. I contributi si applicano in percentuale ai tuoi guadagni. Se quindi guadagni zero, allora non devi pagare alcun contributo. L’aliquota INPS si aggira intorno al 25% dei tuoi ricavi. Se quindi in un anno guadagni 10.000 euro, devi pagare 2.500 euro di INPS, se ne guadagni 20.000 allora devi pagare 5.000 euro di INPS e così via.

Senza pagare INPS

Se apri la partita IVA, devi pagare anche i contributi INPS. C’è però un modo per non pagarli, o meglio, due:

  1. Apri la partita IVA come libero professionista e, come spiegato sopra, non guadagni nulla durante l’anno. I contributi da pagare saranno quindi pari a zero. Non è di certo la situazione ideale.
  2. Apri la partita IVA, ma hai anche un lavoro a tempo pieno, full time, come dipendente presso un’altra azienda (non tua chiaramente). In questo caso, la legge dice che i contributi te li paga già il tuo datore di lavoro, per cui non c’è bisogno che li paghi anche tu per la tua ditta. Bastano già quelli da lavoratore dipendente. Se poi tu vuoi un’ulteriore copertura e avere una pensione più alta, puoi pagarli lo stesso, ma non sei obbligato.

Attenzione

È necessario che il tuo lavoro da dipendente sia full time, di 39 o 40 ore, altrimenti, se è part time, devi pagare i contributi INPS anche per la tua attività.

Attenzione

Se hai un lavoro full time, sei esonerato dal pagare i contributi, sia che si tratti di un lavoro a tempo determinato che determinato. Tieni però presente, che se alla scadenza del tuo contratto determinato, l’azienda non te lo rinnova e tu rimani senza lavoro dipendente, devi subito informare l’INPS e iniziare a versare i contributi per la tua attività.

All’estero e lavorare in Italia

Ti stai chiedendo se sia possibile aprire una partita IVA all’estero (magari dove c’è una tassazione agevolata) e lavorare in Italia. La risposta è meno complicata di quanto tu possa pensare:

  • Se mantieni la tua residenza in Italia, c’è poco da fare, le tasse devi pagarle in Italia. Sei soggetto al fisco italiano e quindi devi seguire le regole italiane.
  • Se invece apri una partita IVA all’estero e trasferisci anche la tua residenza all’estero, allora sei soggetto al fisco del Paese in cui sei residente, non a quello italiano.

Supponiamo però che la maggior parte dei tuoi clienti sia italiana. Se il tuo lavoro si svolge online e non hai necessità di venire in Italia, inoltre i tuoi clienti sono disposti a ricevere fatture da un fornitore estero (ossia tu), allora non c’è nessun problema. Puoi aprire partita IVA estera, risiedere all’estero e pagare secondo le tasse di quel Paese e lavorare con clienti italiani.

Se invece lavori con clienti italiani e devi tornare in Italia per lavorare, allora devi stare attento: puoi soggiornare in Italia per meno di 183 giorni l’anno. Se superi questa soglia, allora, anche se sei residente all’estero, in realtà il fisco italiano ti considera residente in Italia (art. 2 del Tuir).

In questo caso sorgerebbero dei problemi di non poco conto: l’amministrazione italiana ti contatterebbe per ottenere quanto le devi. Poco importa che tu oltre ad avere la residenza all’estero, ti sia iscritto anche all’AIRE (Anagrafe Italiani Residenti all’Estero). Per il fisco italiano, la tua è una residenza estera fittizia, al solo scopo di eludere la tassazione nazionale.

Se ti stai chiedendo come faccia il fisco italiano a sapere che tu soggiorni in Italia per più di 183 giorni l’anno, in realtà non è così difficile. Di esempi ce ne sono tanti: biglietti aerei che attestano i tuoi viaggi e quindi la tua permanenza in Italia, bollette in una casa di proprietà, pagamento con bancomat o carta id credito in Italia, ecc.

Conclusione: se quindi vuoi aprire una partita IVA all’estero ma lavorare con clienti italiani, devi davvero risiedere all’estero e quindi soggiornare in Italia per meno di 183 giorni l’anno. Allora sarai considerando realmente residente altrove.