Le famiglie in difficoltà economica hanno diritto a un aiuto mensile, erogato dall’INPS, che praticamente va a sostituire il vecchio reddito di cittadinanza e che ha regole diverse, come per esempio la decadenza del beneficio già al primo rifiuto di un’offerta di lavoro.

In questa guida completa sull’assegno di inclusione ti spiego cos’è e come funziona, la durata, gli importi, a chi spetta, i requisiti per poterlo percepire, i limiti reddituali e patrimoniali previsti per il nucleo familiare richiedente e infine come funziona il Patto di servizio, necessario per ottenere il beneficio.

Come funziona

L’assegno di inclusione è una misura di contrasto alla povertà, che sostituisce il reddito di cittadinanza a partire da gennaio 2024. Si tratta di un sostegno economico erogato alle famiglie in difficoltà e il cui ISEE non supera determinati limiti.

Lo scopo di questa misura è quello di aiutare le famiglie che vivono un momento di crisi economica, versando loro un assegno mensile il cui importo varia in base a diversi fattori.

Importi

L’importo dell’assegno di inclusione è di 480 euro al mese moltiplicato per la scala di equivalenza (per esempio, più numerosa è la famiglia, maggiore è l’importo spettante). Inoltre, questi 480 euro mensili aumentano se in famiglia ci sono solo disabili gravi e non autosufficienti e/o persone con almeno 67 anni di età.

Non è possibile dunque dirti un importo esatto dell’assegno, tutto dipende dai seguenti fattori:

  • Il tuo reddito familiare, se c’è;
  • Il numero dei componenti della famiglia;
  • La presenza o meno di disabili o adulti con almeno 67 anni di età.

Integrazione per l’affitto

Se siete in affitto, all’importo calcolato come sopra (ossia i 480 euro al mese + eventuale maggiorazione spettante) si aggiunge l’integrazione per l’affitto. In tal caso hai diritto fino a ulteriori 280 euro al mese, che dunque si aggiungono all’importo dell’assegno.

Durata

L’assegno di inclusione può durare fino a 18 mesi, purché appunto sussistano i requisiti di accesso (se per esempio trovi un lavoro stabile e che ti offre un certo reddito, non hai più diritto all’assegno). Lo scopo dell’AdI è infatti quello di accompagnarti a uscire dalla situazione di crisi, fino a quando perdura. Una volta finiti i 18 mesi, puoi chiedere il rinnovo per altri 12 mesi, ma solo dopo uno stop di un mese.

Ricapitolando: chiedi l’assegno e ne hai diritto per 18 mesi. Allo scadere di questi 18 mesi, la tua situazione di difficoltà perdura. Per ottenere di nuovo l’assegno devi aspettare prima un mese e poi puoi riprendere a incassare l’assegno, per altri 12 mesi.

Requisiti: chi ne ha diritto

Hai diritto all’assegno di inclusione solo se nella tua famiglia c’è almeno:

  • Un minorenne;
  • Un disabile;
  • Una persona con più di 60 anni.

Se in famiglia non c’è un minorenne oppure un disabile oppure una persona con più di 60 anni, allora non ti spetta l’AdI. Per averne diritto deve esserci almeno uno di questi soggetti, non tutti e tre necessariamente, ma almeno uno (un minore o un disabile o una persona con più di 65 anni).

Inoltre, il richiedente (quindi in questo caso non tutti i familiari, ma solo tu che richiedi l’assegno), deve possedere determinati requisiti relativi a:

  1. Cittadinanza (o permesso di soggiorno) e residenza;
  2. Limiti reddituali e patrimoniali (relativamente sia a te che ai tuoi familiari);
  3. Limiti relativamente ai beni durevoli posseduti (questo vale anche per i tuoi familiari);
  4. Sentenze e condanne.

Vediamo uno ad uno questi requisiti.

1. Requisiti di cittadinanza (o permesso di soggiorno) e residenza

  • Devi essere cittadino UE oppure familiare di cittadino UE (in questo caso devi essere titolare di permesso di soggiorno);
  • Devi essere residente in Italia da almeno cinque anni, di cui gli ultimi due in modo continuativo;
  • Attualmente, sia tu che i familiari che rientrano nel parametro di equivalenza, dovete essere residenti in Italia.

2. Limiti reddituali e patrimoniali

La famiglia deve possedere tutti questi requisiti:

  1. Valore ISEE non maggiore di 9.360 euro;
  2. Reddito familiare minore di 6.000 euro lordi annui (per il calcolo devi sommare gli eventuali redditi di ogni componente della famiglia). La soglia sale a 7.560 euro annui in presenza di particolari condizioni (in famiglia di sono persone disabili, minorenni, ecc.);
  3. Valore del patrimonio immobiliare non maggiore di 30.000 euro. Se possiedi una prima casa il suo valore ai fini IMU non deve superare 150.000 euro;
  4. Valore del patrimonio mobiliare (ossia conti correnti correnti, conti deposito, ecc.) non maggiore di 6.000 euro che in base al numero dei familiari può aumentare fino a 10.000 euro. Inoltre se ci sono almeno due figli minorenni, il limite sale di altri 1.000 euro per ogni minorenne.

3. Limiti relativamente ai beni durevoli posseduti

  • Nessun membro della famiglia deve possedere auto con cilindrata maggiore di 1600 cc. o moto con cilindrata maggiore di 250 cc. immatricolati nei tre anni prima. Se avete un’auto di 2000 di cilindrata comprata per esempio 4 anni fa, allora il limite è rispettato: non dovete averla comprata prima di tre anni fa;
  • Nessun membro della famiglia deve possedere barche o navi.

4. Sentenze e condanne

Nessun membro della famiglia deve essere stato sottoposto a misure restrittive della libertà personale o condannato nei dieci anni precedenti. Per condanna si intende condanna definitiva, quindi se c’è una condanna in primo grado, non è ancora definitiva.

Patto di attivazione

Per avere diritto all’assegno, il nucleo familiare deve sottoscrivere il Patto di attivazione digitale e ogni tre mesi deve recarsi presso il Centro per l’impiego oppure il patronato, per aggiornare il suo profilo.

I soggetti occupabili presenti nel nucleo familiare, ossia maggiorenni ma con meno di 60 anni e che non sono considerati “fragili”, perdono il beneficio se rifiutano un’offerta di lavoro a tempo indeterminato congrua con i minimi salariali previsti dal CCNL di riferimento, a tempo indeterminato.

Se l’offerta è a tempo determinato, perdono il diritto solo se il luogo di lavoro è lontano non più di 80 km dalla residenza. Se è lontano più di 80 km, allora non perdono l’assegno.