Al vaglio del governo una serie di agevolazioni come incentivo all’uso dei mezzi di pagamento elettronici. Benefici e rimborsi per chi, al posto del contante, opta per il pagamento con carta di credito oppure con bancomat, che sono i mezzi tracciabili per eccellenza.
In questa guida completa sul bonus befana ti spiego cos’è e come funziona, perché si chiama così, da quando parte, qual è il rimborso previsto, per quali spese e per quali settori, i limiti, le modalità di calcolo del rimborso e infine il riferimento a un’altro beneficio sempre legato all’uso di mezzi tracciabili, che viene confuso con il bonus befana ma rappresenta un altro strumento: il cashback.
Cos’è e come funziona
Pene per chi evade? Certo, ma anche vantaggi per chi non lo fa. È questo il nuovo motto del governo e potrebbe essere quello vincente, forse. Fatto sta che, secondo le stime, oggi sono circa 7 milioni gli utilizzatori di carte di credito e sistemi di pagamento tracciabili e grazie a questo bonus dovrebbero raddoppiare, quindi raggiungere quasi i 15 milioni.
Il funzionamento del bonus befana, chiamato così perché lo stato lo erogherà a gennaio (a partire dal 2021) è ancora al vaglio della manovra finanziaria ma, secondo le ultime novità, dovrebbe essere pari al 19% delle spese effettuate con carta di credito, purché si superi un determinato limite minimo di pagamenti tracciabili. Analizziamo meglio quella che ora è solo una proposta al vaglio del governo, in attesa che diventi legge.
Carta di credito
Se la bozza venisse approvata, avresti diritto al 19% di rimborso sulle spese pagate con carta di credito, purché nell’arco dell’anno tu abbia superato un certo tot di pagamenti. Ad ora, questo limite è individuato sui 2.500 euro ma, fino all’approvazione potrebbe cambiare.
Esempio
Facciamo un esempio pratico per capire meglio la questione: se tu in un anno superi i 2500 euro di spese pagate con carta di credito, allora hai diritto al 19% di rimborso. Quindi, su 2500 euro, avresti diritto a 475 euro. Sembra molto ottimista come calcolo, ecco perché è meglio attendere il testo definitivo della manovra prima di iniziare a farsi i conti.
Teniamo inoltre presente che anche sull’importo a rimborso ci saranno sicuramente dei limiti: se tu spendi 100.000 euro in un anno, non è verosimile che lo stato te ne restituisca 19.000. E’ dunque molto probabile che lo stato fissi un importo massimo di rimborso a cui si può accedere.
Quali spese
Per quali acquisti. Un altro importante aspetto da considerare: non si calcola su tutte le spese indistintamente, ma solo su quelle a maggior rischio evasione. Al momento non c’è un elenco preciso di spese che danno diritto al bonus ma, essendo quelle a rischio evasione, potrebbero essere per esempio le spese del ristorante, della palestra.
Quali settori
Tutte le spese insomma dove purtroppo è più semplice che si verifichi il nero. Non che tutti i ristoratori siano evasori, assolutamente. I commercianti sono sicuramente tra i maggiori contribuenti fiscali in Italia. Ma è più difficile uscire dal supermercato uscire senza scontrino piuttosto che dal bar dove si è consumato l’aperitivo.
Dunque il bonus befana sarebbe una sorta di rimborso, che lo stato sarebbe “felice” di erogare perché farebbe emergere il nero. Chi pagherà al ristorante, per esempio, sarà incentivato a farlo con la carta di credito, sapendo che poi otterrà un rimborso. Un po’ come avviene per le visite mediche, dove tutti (o quasi…) siamo interessati a chiedere la ricevuta visto che con il 730 possiamo scaricarla.
Lo stesso avverrebbe al bar, in palestra. Lì solo i più “ligi” chiedono la fattura (a chi non la fa spontaneamente…), ma la possibilità di un rimborso non farebbe altro che incentivare i pagamenti tracciabili.
Da quando
Il bonus partirà dal 2021, perché sarà calcolato sulle spese effettuate nel 2020. Non può partire da quest’anno perché il 2019 è ormai al termine e non c’è stato modo di mettere delle regole per questo strumento.
Non si sa ancora quali saranno i limiti, quali spese e quali settori ad essere interessati, gli importi. Bisognerà attendere l’approvazione della manovra finanziaria.
Cashback
Non bisogna confondere il bonus Befana, che è quello spiegato finora, pagato ai contribuenti nel mese di gennaio (ecco perché si chiama “Befana”) con un altro strumento volto a combattere l’evasione fiscale: Il cashback.
Si tratta di un rimborso IVA a cui hai diritto se paghi con carta di credito o altri mezzi tracciabili. Secondo le ultime ipotesi, dovrebbe prevedere un rimborso del 3% sull’IVA pagata. Facciamo un esempio concreto per capirci meglio.
Esempio
Supponiamo che tu abbia comprato un orologio al prezzo di 122 euro. Quindi hai pagato 100 euro l’orologio e 22 euro di IVA. Grazie al cashback dovresti ottenere un rimborso di 0,66 euro. Poca roba quindi, ma se inizi a pagare tutto con carta, allora a fine mese si potrebbe realizzare una bella sommetta.
Altro nodo da sciogliere: quando eroga questo rimborso lo stato? Sembrerebbe a fine mese, ma non sarebbe difficile per il fisco organizzare tutti questi rimborsi mensili. A meno che li faccia anticipare dai gestori delle carte (improbabile). Non ci resta quindi che attendere gli ulteriori sviluppi, per capire come il governo deciderà di lanciare questi bonus, modalità, limiti e regole.
IVA
Al vaglio del governo anche la riduzione dell’IVA sui beni di prima necessità che, ricordiamo, ad oggi è pari al 4%, ma potrebbe scendere perfino all’1%. In questo caso diminuirebbero i prezzi di pane, latte, pasta e altri beni necessari alla sussistenza.
Sempre per incentivare i pagamenti elettronici con carta, si discute anche della possibilità di abbattere i costi del conto corrente, laddove ce ne siano, per i meno abbienti. In questo modo si agevolerebbe l’uso delle carte anche a quella fascia di popolazione che finora ha preferito non avere un conto corrente, per non doversi sobbarcare il costo.
In conclusione, le idee del governo sono tante, ma rimangono tali finché non abbiamo una manovra definitiva. In quel momento potremo effettivamente capire tempi, limiti e modalità di erogazione dei bonus e quindi l’impatto reale sulle tasche dei contribuenti, se ci sono realmente dei vantaggi oppure se il governo ha imposto dei paletti che consentono l’accesso solo a determinate categorie di contribuenti.