Le aziende possono prevedere dei benefit da assegnare ai propri dipendenti e collaboratori, in virtù del lavoro svolto. Tra i benefit più diffusi rientrano proprio i buoni pasto, detti anche ticket restaurant, utilizzabili per il pranzo nel caso in cui l’impresa non sia dotata di una mensa aziendale.

In questa guida sui buoni pasto ti spiego cosa sono e come funzionano, a chi spettano, come averli, quali supermercati li accettano, cosa fare in caso di buoni pasto scaduti per chiedere la restituzione e il rimborso, qual è la tassazione prevista (sia per il lavoratore che per l’azienda) ed infine il diritto a riceverli durante la maternità obbligatoria e anticipata.

Cosa sono e come funzionano

I buoni pasto (o (detti anche ticket restaurant) sono una somma di denaro che il datore di lavoro consegna al dipendente, affinché possa consumarli per comprare un pasto presso negozi, ristoranti o altri esercizi convenzionati. I buoni pasto possono essere:

  • Cartacei. Somigliano molto a dei classici assegni: c’è un blocchetto di buoni pasto, da cui se ne strappa uno (o anche più) per pagare in negozio. Funzionano come delle banconote: si consegnano al negoziante, che li incassa e ti rilascia uno scontrino.
  • Elettronici. I buoni pasto elettronici sono come una carta prepagata. Ogni mese il datore di lavoro la ricarica dell’importo spettante. Tu ti rechi in negozio e paghi come se fosse un normale bancomat. Di solito non c’è bisogno neanche di PIN.
  • In busta paga. In alcuni casi l’azienda eroga il buono pasto direttamente in busta paga, quindi senza biglietto cartaceo o carta elettronica, ma semplicemente come importo aggiuntivo sullo stipendio.

I buoni pasto sono nati nel dopoguerra, precisamente in Gran Bretagna nel 1954, in un momento in cui le medie e piccole imprese stavano registrando una crescita non indifferente. Siccome le imprese di dimensioni modeste non riuscivano a creare un locale da adibire a mensa, allora decisero di elargire ai propri dipendenti dei buoni con cui acquistare il pranzo.

Anche oggi i buoni pasto vengono usati così: le aziende che sono impossibilitate per vari motivi ad adibire un locale a mensa aziendale, consegnano ogni mese i buoni pasto ai dipendenti, insieme alla busta paga, in qualità di benefit.

Funzionamento

Nella gestione dei buoni pasto rientrano quattro soggetti:

  1. Azienda emittente, ossia quella che stampa e vende i buoni pasto al tuo datore di lavoro;
  2. Aziende pubbliche o private che comprano i buoni pasto e li consegnano ai propri dipendenti;
  3. Dipendenti, che usano il buono pasto nei negozi convenzionati;
  4. Negozi convenzionati, che accettano i buoni pasto, cartacei o elettronici.

Attenzione

Non tutti i negozi, ristoranti, bar, supermercati o alimentari accettano i buoni pasto. Per sapere se li accettano puoi chiedere direttamente in cassa, oppure telefonare prima di recarti a fare la spesa. Di solito all’entrata del negozio c’è un adesivo proprio sulla porta di ingresso, con il marchio di buoni pasto accettati.

A chi spettano

Il datore di lavoro è obbligato a dare i buoni pasto? Non esiste una specifica normativa nazionale valida per tutti, che obbliga il datore di lavoro a erogare i buoni pasto ai propri dipendenti. Per sapere se hai diritto quindi, devi controllare:

  • Il tuo CCNL di riferimento, qui è scritto tutto ciò che concerne i ticket restaurant, se ne hai diritto e in quali modalità;
  • Il tuo contratto di assunzione. Infatti, anche se il tuo CCNL di riferimento non li prevede, il datore di lavoro può inserirli di sua spontanea volontà, come benefit aziendale da concedere ai dipendenti.

Se nel tuo CCNL non sono previsti e nel tuo contratto di lavoro non è fatta menzione, allora il datore di lavoro non è obbligato a dare i buoni pasto.

Se invece sono previsti, spettano a tutti i dipendenti a tempo determinato o indeterminato:

  • Full time;
  • Part time, se il loro orario di lavoro ricopre l’orario della pausa pranzo.

Se vuole, l’azienda può consegnarli anche ai collaboratori esterni, per esempio coloro che lavorano con contratto a progetto.

Come averli

Avere il buono pasto è semplicissimo: se ti spettano, è direttamente la tua azienda a consegnarteli, a inizio mese o ad altra data mensile stabilita.

Valore

Esistono buoni pasto di vario importo: di solito l’importo minimo è di 2 euro, mentre quello massimo è di 15 euro. È possibile spenderne fino a 8 alla volta, ma l’azienda può imporre altre limitazioni: per esempio che si possano spendere solo a pranzo e solo durante i giorni lavorativi (non festivi), ecc.

Quali supermercati li accettano

Dove usarli e spenderli

Puoi spendere i tuoi buoni pasto presso:

  • Supermercati;
  • Alimentari;
  • Gastronomie;
  • Bar;
  • Ristoranti e pizzerie;
  • Negozi biologici;
  • Esercizi su area pubblica (camion bar);
  • Mercatini anche su area pubblica (bancarelle);
  • Agriturismi;
  • Ittiturismi;
  • Imprese agricole;
  • Coltivatori diretti.

Gli esercizi commerciali comunque, non sono tutti obbligati ad accettare i buoni pasto. È la catena commerciale o lo specifico negozio che decidono se accettarli o no. Quindi prima di recarti a fare la spesa puoi telefonare e chiedere se accettano i buoni pasto e, soprattutto, se accettano la marca di buoni pasto che tu possiedi.

Di seguito trovi la lista dei negozi convenzionati per ogni marca di buono pasto, cartaceo o elettronico:

Scaduti

Cosa fare

I buoni pasto, sia quelli cartacei che elettronici, hanno una scadenza, di solito coincidente con l’anno solare. Su ogni singolo blocchetto trovi la scadenza indicata in bella vista. Se il buono pasto è elettronico, puoi consultare la scadenza direttamente online: i gestori dei ticket elettronici hanno sempre un sito internet, dove il dipendente può accedere, con username e password e verificare importo e scadenza.

Restituzione e rimborso

Non sempre è possibile recuperare i buoni pasto scaduti. Tutto dipende dal tuo CCNL di riferimento, dal tuo contratto e dall’accordo che ha la tua azienda con la società che ha emesso i buoni pasto (Up Day, Ticket Compliments, Pellgrini, Qui Ticket, ecc.).

L’unico modo che hai per sapere se puoi recuperare i buoni pasto è rivolgerti all’ufficio del personale della tua azienda: ti sapranno dire se hanno accordi con la società emittente per quanto riguarda restituzione e rimborso, oppure se una volta scaduti sono persi.

Tassazione

I buoni pasto, che siano erogati in forma cartacea, elettronica o sulla busta paga, non formano reddito per il dipendente, sono quindi esenti da tassazione, non si paga IRPEF né tanto meno contributi previdenziali INPS sull’importo.

Attenzione

I buoni pasto sono esenti, ma solo per un importo fino a 7 euro a buono pasto.

Per quanto riguarda invece l’azienda che li compra per consegnarli ai propri dipendenti, sul costo sostenuto per i ticket ha i seguenti vantaggi:

  • Aziende: IVA al 4%;
  • Liberi professionisti e ditte individuali: detrazione IVA al 10% e detrazione del 75% del costo sostenuto per l’acquisto del ticket (fino ad un massimo del 2% del fatturato aziendale);
  • Società: IRES 100%. Detrazione 100% del costo sostenuto per i buoni pasto (C.M. 6/E del 3 marzo 2009).

Maternità obbligatoria

Il congedo di maternità obbligatorio e anche quello di maternità anticipata, si considerano allo stesso modo di ore effettive di lavoro, così come le ore di allattamento. Si tratta di un’eccezione alle classiche assenze, concessa in virtù della particolarità della causa.

Ne consegue che la lavoratrice ha diritto ai buoni pasto, sia in congedo di maternità obbligatorio, sia in congedo di maternità anticipata (Tribunale di Milano, sentenza del 6 dicembre 2011). Hanno diritto al buono pasto sia le dipendenti del settore pubblico che privato, chiaramente se previsto dal proprio CCNL o dal proprio contratto.

I buoni maturano anche durante le ore di allattamento.

Non ha invece diritto ai buoni pasto durante il congedo parentale (congedo di maternità facoltativa).