La CU – Certificazione Unica (ancora chiamata da molti CUD) è il documento che il datore di lavoro rilascia al dipendente: indica tutti i redditi erogati al lavoratore e le tasse operate. Generalmente il datore di lavoro rilascia la Certificazione Unica nel mese di febbraio (o al massimo marzo). Non occorre farne richiesta: il datore di lavoro è tenuto a rilasciarla automaticamente.

In questa guida completa sul calcolo TFR netto dal CUD ti spiego dove trovare l’importo di TFR sul CUD, quali voci andare a vedere, come verificare l’importo del TFR dalla busta paga, come calcolare il netto partendo dal lordo, la tassazione prevista, infine come richiedere il TFR all’azienda e dopo quanto tempo viene pagato.

Certificazione Unica

La CU è fondamentale, perché con essa puoi presentare la dichiarazione dei redditi.

Infatti, se durante l’anno precedente hai avuto determinate spese, puoi presentare la dichiarazione dei redditi e ottenere un rimborso. Ad esempio, se hai avuto spese mediche, puoi ottenere un rimborso del 19% sulle spese sostenute. Lo stesso vale per le spese scolastiche per i figli a carico, e per tanti altri costi detraibili.

Per ottenere questi rimborsi devi presentare all’Agenzia delle Entrate la tua CU e le ricevute di tutte le spese detraibili, oltre a compilare un apposito modello di dichiarazione, che a seconda dei casi è il modello 730 o il modello Persone Fisiche.

Individuare il TFR lordo

Nella CU puoi trovare il TFR lordo, ossia il TFR che fino a quel momento l’azienda ha accumulato. Supponiamo che tu abbia lasciato il TFR in azienda: ecco dove trovare il TFR lordo all’interno della CU.

Nel modello Ordinario di CU, devi considerare il quadro dal titolo Trattamento di fine rapporto, indennità equipollenti, altre indennità e le seguenti caselle:

  • 809, TFR maturato al 31 dicembre 2000 e lasciato in azienda;
  • 810, TFR maturato dall’1 gennaio 2001 e lasciato in azienda.

La somma di queste due caselle è il TFR lordo che l’azienda ha accantonato per te. Se sei stato assunto dopo il 2000, allora trovi il dato solo nella casella 810. Nella casella 809 non c’è niente perché appunto hai iniziato a lavorare per l’azienda dopo il 2000.

Un altro modo per conoscere il TFR lordo, è quello di andare a vedere la tua ultima busta paga. In basso al documento trovi il TFR lordo accumulato fino ad allora. Quindi, hai due modi per conoscere il TFR lordo:

  1. Dalla CU;
  2. Dall’ultima busta paga.

I due dati (TFR della CU e TFR sull’ultima busta paga), se li confronti, probabilmente non coincidono. Ti spiego subito perché. Nella CU trovi il TFR maturato fino al 31 dicembre scorso, perché appunto la CU si riferisce ai redditi erogati fino al 31 dicembre.

Nell’ultima busta paga invece trovi il TFR accumulato fino al mese scorso, quindi sicuramente una somma uguale o maggiore rispetto a quella presente nella CU. Se per esempio oggi è il mese di maggio, nella CU trovi il TFR maturato fino a dicembre scorso; nell’ultima busta paga trovi invece il TFR maturato fino ad aprile scorso, quindi un TFR maggiore.

Bene, ora che sai come individuare il TFR lordo, vediamo come passare dal TFR lordo al netto.

Tassazione

Il TFR è soggetto a una specifica tassazione, secondo le regole imposte dal Testo Unico sulle Imposte sul Reddito (TUIR). L’art. 17 del TUIR prevede una tassazione basata sull’aliquota media IRPEF delle annualità di accumulo. Spiego meglio con un esempio.

Se per esempio oggi decidi di interrompere il rapporto di lavoro, e quindi l’azienda deve pagarti il TFR, non lo tasserà con l’aliquota IRPEF che hai pagato quest’anno. Lo dovrà tassare con l’aliquota media basata sugli anni in cui hai lavorato in quell’azienda. Quindi, se per esempio hai lavorato dal 2010 al 2023, l’aliquota da applicare non è quella del 2023, ma l’aliquota media calcolata su 2010, 2011, 2012… fino al 2023.

Da lordo a netto

Per il calcolo del TFR netto quindi, devi considerare

  • Anni di lavoro (ed eventuali frazioni di anni);
  • Aliquota IRPEF di ogni singolo anno;
  • Aliquota media calcolata su tutti gli anni di lavoro.

Al TFR lordo quindi, devi applicare l’aliquota media IRPEF. In questa guida sulla tassazione del TFR, trovi tutti i calcoli da fare passo per passo, per arrivare al TFR netto partendo dal TFR lordo, con un esempio numerico che spiega meglio come fare.

Come matura il TFR

Il TFR matura durante il rapporto di lavoro. Dal momento in cui l’azienda ti assume, ogni mese è obbligata ad accantonare una quota di TFR, che poi dovrà pagarti nel momento in cui termina il rapporto di lavoro. Ogni anno, l’azienda accantona un TFR pari allo stipendio annuo diviso 13,5.

Quindi, se per esempio quest’anno la tua RAL (retribuzione annua lorda) è stata di 35.000 euro, allora il tuoi datore di lavoro accantona una quota annuale di TFR pari all’incirca a:

35.000 diviso 13,5 = 2.592,59 euro

Nella RAL (nel nostro esempio i 35 mila euro),  l’azienda comprende tutti gli emolumenti erogati ad esclusione degli importi pagati a titolo di rimborso spese. I CCNL (così come il contratto privato aziendale), possono escludere alcune voci dalla base di calcolo del TFR, per esempio diversi CCNL nella base di calcolo non includono i premi di risultato.

Come richiedere il TFR

L’azienda deve versare il TFR al momento della cessazione del rapporto di lavoro. Dunque in caso di:

  • Licenziamento;
  • Dimissioni;
  • Scadenza del contratto a tempo determinato e mancato rinnovo;
  • Pensionamento;
  • Morte del dipendente, in questo caso il TFR va agli eredi.

Il dipendente, al momento della cessazione del rapporto di lavoro, non deve neanche chiederlo. Gli spetta di diritto senza alcuna richiesta.

Quando viene pagato

Per quanto riguarda i tempi di pagamento, il CCNL di riferimento stabilisce i termini entro cui l’azienda deve pagarti il TFR. Generalmente le aziende pagano il TFR nell’ultima busta paga.

Lo stesso avviene se il Tfr è accantonato presso il Fondo di tesoreria Inps. Anche in questo caso è il datore di lavoro a pagare il TFR all’ex dipendente, anche per la quota di competenza del fondo. Paga direttamente l’azienda e poi se la vede con l’INPS per il conguaglio. Quindi il dipendente non deve far alcuna richiesta né al datore di lavoro né all’INPS.