L’agricoltura biologica continua a crescere costantemente, così come aumentano i consumatori che la apprezzano. Sempre più clienti preferiscono acquistare alimenti certificati biologici rispetto ad altri: produrre e mangiare cibi sani diventa una consapevolezza irrinunciabile.

In questa guida completa sulla certificazione biologica europea, ti spiego cos’è e come funziona, come ottenerla, i requisiti da rispettare, la normativa che disciplina questa pratica, i costi da sostenere, infine cosa deve fare un’azienda produttrice di vino per ottenere la certificazione.

Cos’è e significato

La certificazione biologica è un attestato che testimonia che una determinata azienda lavora seguendo determinati standard richiesti dall’Unione Europea. Ecco perché si parla di certificazione biologica europea, perché è appunto l’UE a dettare regole e requisiti per accedere alla certificazione.

Il simbolo che attesta la certificazione biologica è la foglia: chi ottiene l’attestato può apporlo sulla confezione del prodotto venduto. Ottenere la certificazione biologica non è semplicissimo: occorre rispettare alti standard.

Possono chiedere la certificazione biologica non solo le aziende di nuova apertura, ma anche quelle già operative, che magari decidono di convertirsi a questo modo di operare diverso e più sostenibile.

Come ottenerla

Come spiegato nel passo precedente, è la Commissione Europea a decidere i requisiti di accesso alla certificazione. La Commissione si avvale degli enti delle singole nazioni, che organizzano e gestiscono in loco il sistema di certificazione. In Italia l’ente di riferimento è il Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali, MIPAAF.

Se un’azienda desidera ottenere il certificato bio, deve innanzitutto contattare un Organismo di controllo e certificazione accreditato (qui trovi l’elenco completo e ufficiale degli enti accreditati). Da questo momento, l’ente certificatore inizia una serie di controlli nell’azienda: se possiede i requisiti, allora ottiene la certificazione.

Requisiti

L’ente certificatore ha il compito di verificare che l’azienda possegga i seguenti requisiti:

  • Nessun utilizzo di prodotti chimici di sintesi sui prodotti vegetali;
  • Nessun utilizzo di mangimi o farmaci non compresi nel Reg. n. 834/04;
  • Deve coltivare seguendo rotazioni colturali e nel pieno rispetto della biodiversità;
  • Deve soddisfare condizioni rigorose per trasporto e imballaggio dei prodotti;
  • Niente OGM.

L’azienda deve comunicare all’ente:

  • Attività svolta;
  • Programma di produzione.

Inoltre, l’azienda deve consentire agli ispettori dell’ente di accedere in azienda in qualunque momento. Confermati tutti i requisiti, l’ente rilascia il certificato BIO. Una volta ottenuto il certificato però, non è per sempre: bisogna mantenerlo.

A tal proposito, l’ente continua a sorvegliare ed effettuare controlli sull’azienda e i prodotti, anche a sorpresa, durante i quali può anche prelevare campioni di prodotti per farli analizzare. Se il controllore trova qualcosa che non va, richiama l’azienda e, nel caso peggiore, revoca la certificazione.

Supporto di società di consulenza esterne

Le aziende che desiderano ottenere il marchio bio, prima di presentare domanda all’ente certificatore, possono (facoltativamente) rivolgersi a un’agenzia di consulenza, per ottenere aiuto durante il processo.

Questa agenzia invia in azienda un ispettore che conosce bene requisiti e prassi per la certificazione e fa notare quali eventuali lacune ha l’azienda che potrebbero impedirle di ottenere il certificato. Insieme ai consulenti, si procede a sanarle in tempi stretti: una volta sistemato tutto, si procede con il presentare la domanda di certificazione all’ente.

Il processo di certificazione biologica richiede un sacco di scartoffie e documenti, ma, vale sicuramente la pena impegnarsi: una certificazione biologica aggiunge molto valore al prodotto, è un riconoscimento che diventa un vanto per l’azienda.

Normativa

La normativa in materia di certificazione è piuttosto articolata e si divide in:

  • Regolamento CE 834/07 che riguarda soprattutto il divieto di uso di prodotti chimici;
  • Regolamento CE 889/08 indica le modalità di applicazione del regolamento CE n. 834/2007 a partire dalla produzione fino al confezionamento.

Solo rispettando questi regolamenti l’azienda può sperare di ottenere la certificazione.

Costi

Solo gli Organismi di Certificazione riconosciuti dall’UE possono rilasciare la certificazione biologica. Ogni organismo ha un suo tariffario: non esiste infatti un prezzo fisso stabilito dalla legge, ogni ente decide da sé. La legge impone solo che il prezzo sia “una ragionevole tassa a titolo di contributo” (art. 28 del Regolamento CE n.834/2007).

Solitamente i tariffari si dividono in:

  • Una quota fissa, ossia un importo fisso che pagano tutte le aziende che chiedono il certificato. La tariffa fissa va dai 200 ai 700 euro all’anno.
  • Una quota variabile, che varia appunto in base al settore di produzione, la quantità, la dimensione aziendale, gli ettari di terreno lavorati, il numero di bestiame allevato, le postazioni di lavorazione, ecc. La quota variabile può partire da 200 euro l’anno e arrivare persino a 8.000 euro annui per le aziende di grandissime dimensioni.

Vino

Il settore del vino biologico è disciplinato dal Regolamento europeo n. 203/2012. Tale regolamento:

  • Definisce le modalità di vinificazione;
  • Vieta specifiche pratiche enologiche;
  • Vieta specifiche sostanze durante la vinificazione;
  • Impone i seguenti limiti di solforosa totale: per i vini rossi fino a 100 mg/l, per i vini bianchi fino a 150 mg/l.

Un vino, ai sensi del suddetto regolamento, è biologico solo quando:

  1. E’ prodotto solo con uve biologiche, dunque che rispettano determinati standard di produzione (assenza di concimi chimici e OGM);
  2. E’ vinificato solo attraverso processi autorizzati dal regolamento 203/2012.

Anche il vino, per poter essere denominato biologico, deve ottenere la certificazione da un ente certificatore, come spiegato nei passi precedenti. Deve dunque rivolgersi a un ente certificatore, il quale effettua i controlli e assegna il certificato, oppure lo nega dando le motivazioni del rifiuto.