L’impianto elettrico è una parte molto importante non solo di un’abitazione, ma anche di un ufficio, di un locale commerciale. La messa a norma dell’impianto assicura non solo il buon funzionamento, ma anche la sicurezza in caso di incidenti a tutti coloro che vivono l’immobile.

In questa guida completa sulla certificazione impianto elettrico ti spiego cos’è e a cosa serve, chi può farla, te ne fornisco il modello secondo decreto ministeriale, quando è obbligatoria e quando no, per vendita o locazione, per abitazioni oppure per immobili a uso commerciale, il costo, come farla ex novo e come farla per un impianto esistente e cosa prevede la normativa se l’impianto è senza messa a terra.

Indice

Cos’è e a cosa serve

La certificazione impianto elettrico è un documento da cui emerge che l’impianto elettrico di un immobile è a norma di legge, perché rispecchia i parametri indicati dal D.M. n. 37/2008. Si chiama anche dichiarazione di conformità impianto elettrico.

Dichiarazione di conformità impianto elettrico quando serve

Il professionista consegna la certificazione in due casi:

  1. Installazione impianto elettrico presso nuova abitazione;
  2. Rifacimento o modifica dell’impianto elettrico;
  3. Attivazione nuove utenze (il gestore dell’energia elettrica potrebbe richiedertelo in alcuni casi);
  4. Richiesta certificato di agibilità presso il Comune;
  5. Apertura locale commerciale.

In caso di certificazione impianto elettrico non esistente, allora rimani bloccato: se vuoi aprire un locale commerciale non sei a norma, se ti serve l’agibilità del Comune non te la rilascia, ecc. Devi quindi provvedere a chiamare un professionista che possa fare i dovuti controlli sull’immobile e rilasci il certificato.

Quando non è obbligatorio. Il certificato non serve in caso di vendita immobile, ossia per il rogito. Non serve neanche in caso di affitto.

Modulo

La ditta che installa impianto, deve emettere un certificato conforme alle linee indicate dal decreto ministeriale. Ecco di seguito il modulo fac simile:

Scarica subito il fac simile Modello dichiarazione di conformità impianto elettrico conforme al D.M. 37/08.

Di seguito invece il modello per la DiRi:

Scarica subito il modulo fac simile della dichiarazione rispondenza impianto.

Chi può farla

La dichiarazione di conformità – DiCo, può farla solo un installatore, ossia la ditta che ha effettuato i lavori o delle modifiche all’impianto: alla fine dell’installazione ti lascia la DiCo.

Se hai perso la DiCo, allora puoi farti fare la DiRi – Dichiarazione di Rispondenza dell’impianto elettrico, ossia un documento in cui il professionista dichiara di non aver fatto l’impianto, ma che comunque, dopo attento controllo, lo ha trovato a norma.

Chi può fare la DiRi. La DiRi può farla un installatore abilitato che svolge il mestiere da almeno 5 anni; oppure un professionista (ingegnere per esempio) che almeno da 5 anni opera nelle installazioni come responsabile tecnico di impresa.

Attenzione

Puoi sostituire la DiCo solo per gli impianti entrati in funzione in data precedente il 27/03/2008 (entrata in vigore del decreto n. 37/2008). Quindi, per gli impianti messi in servizio prima, serve sempre la DiCo, non puoi sostituirla con la DiRi!

Obbligatoria

La certificazione impianto elettrico è obbligatoria nei casi che ti ho esposto sopra: per esempio quando l’impianto viene installato per la prima volta su un immobile nuovo, oppure quando si effettua una modifica su un impianto già presente. In tali casi occorre la certificazione dell’impianto e l’installatore che ci ha lavorato, deve rilasciare l’apposito attestato di conformità alla normativa.

Quando non è obbligatoria

Ci sono specifici casi in cui invece, la certificazione impianto elettrico non è obbligatoria, ma alcuni pensano il contrario, per esempio:

  • Per vendita;
  • Per locazione.

Per vendita

Se hai deciso di vendere una casa, tra i documenti da consegnare al notaio dell’acquirente non c’è la dichiarazione di conformità né dell’impianto elettrico né di quello termo idraulico. In caso di compravendita immobile infatti, si deroga e non c’è bisogno di alcun certificato.

Ciò non toglie che le parti possano accordarsi diversamente: se per esempio il compratore pretende come condizione necessaria per l’acquisto, anche la presenza dei certificati di conformità, allora il venditore deve procurarglieli. A meno che voglia perdere l’acquirente.

Attenzione

È vero che in fase di rogito non occorre il certificato di conformità, ma è anche vero che, se la casa presenta dei vizi che erano risultati nascosti, il compratore può sempre agire nei confronti del venditore per ottenere una restituzione di parte del prezzo e persino per chiedere il risarcimento danni.

E se l’impianto non è a norma, il compratore è stato informato e vuole comunque comprare l’immobile? Allora nessun problema: la casa si può vendere senza certificato. In questo caso è bene inserire nel rogito proprio questo aspetto: che il compratore accetta la casa nelle condizioni in cui si trova, sapendo che l’impianto non è a norma.

In conclusione, è vero che la legge non obbliga ad allegare al rogito la certificazione del’impianto, così come è vero che una casa si può vendere anche se si sa benissimo che l’impianto non è a norma (e il compratore è stato informato).

Suggerimento

La cosa migliore da fare comunque è, se possibile, allegare le certificazioni al rogito, in modo che il venditore si liberi da responsabilità e il compratore in futuro non possa rivalersi. Se poi, come detto sopra, l’impianto non è a norma e l’acquirente lo sa, è bene inserire questo aspetto nel rogito “l’acquirente è consapevole della non messa a norma dell’impianto, ecc.”

Per locazione

Per le locazioni di immobili a partire da tale data, non è obbligatorio consegnare il certificato di impianto a norma (art. 35 del D.L. n. 112/2008). Tra l’altro la consegna era derogabile anche prima, ma il D.L. ha voluto confermare la non obbligatorietà. Nonostante l’assenza di certificato quindi, l’immobile conserva la sua commerciabilità, sia per la vendita (come spiegato nel paragrafo precedente) sia per la locazione.

Suggerimento

È vero che non c’è alcun obbligo, ma se hai intenzione di locare una casa, la cosa migliore è sicuramente far controllare l’impianto elettrico, almeno la messa a terra e il salvavita. In caso di incidenti per l’inquilino infatti, se l’impianto risulta non a norma, potresti essere chiamato a risponderne.

L’inquilino comunque, prima della stipula del contratto di locazione, può pretendere il certificato e le parti possono accordarsi per la consegna. Per il bene di tutti (compratore e venditore) tutti gli accordi vanno scritti nel contratto di affitto.

Locazione commerciale

Anche in caso di locazione commerciale, non è obbligatorio allegare al contratto di affitto il certificato di conformità dell’impianto elettrico. Come chiarito dalla Cassazione con la sentenza n. 1735/2011, il locatore è obbligato soltanto a consegnare un immobile congruo all’uso convenuto, senza per questo dover consegnare tutti i certificati richieste per esercitare l’attività decisa dal conduttore per quel locale.

Suggerimento

Stai affittando un locale commerciale? È vero che la legge non ti obbliga a consegnare il certificato di conformità, ma il buon senso consiglia di far controllare comunque l’impianto elettrico da un professionista. Se all’inquilino capita un incidente a causa di un impianto non regolare, potresti risponderne personalmente.

Esistente

Quando un impiantista monta un impianto elettrico, consegna il certificato di conformità. Capita però di averne bisogno per un impianto elettrico che già c’è, non nuovo. E magari quello che ti ha dato l’impiantista anni fa, l’hai perso.

In questo caso puoi rivolgerti a una ditta di impianti elettrici, che venga a controllare la messa a norma di tutto l’impianto e possa quindi rilasciare l’apposito certificato attestante la regolarità, la rispondenza alle norme in materia (DiRi – Dichiarazione di Rispondenza dell’impianto elettrico).

Costo

Il costo del certificato dipende dal caso specifico:

  1. Impianto nuovo = costo pari a zero. L’impiantista che installa l’impianto emette il certificato senza ulteriori costi;
  2. Impianto già presente = il costo va da 150 ai 250 euro. Il prezzo varia da zona a zona e da ditta a ditta;
  3. Impianto già presente ma con necessità di lavori. In questo caso il costo va dai 200 ai 700 euro, tutto dipende da quali lavori bisogna fare per mettere a norma l’impianto.

Suggerimento

Chiedi più preventivi ai vari professionisti.

Senza messa a terra

Se il tuo immobile è stato prima del 13 marzo 1990, per essere a norma è sufficiente la presenza di un interruttore differenziale da 30 mA senza terra (art. 6, co. 3 del D.M. 37/08).

Se effettui lavori su questo impianto, l’installatore deve rilasciare la dichiarazione di conformità – DiCo solo sulla porzione di impianto lavorata (su cui ha anche aggiunto la messa a terra). È opportuno che alla Dico aggiunga la nota “consigliabile quanto prima far installare la messa a terra su tutto l’impianto”.

In alcuni casi per fare il lavoro basta installare la messa a terra solo sulla parte di impianto nuova/modificata. In altri casi occorre installare la messa a terra su tutto l’impianto, altrimenti l’installatore non può fare il lavoro (sarebbe un lavoro non a norma).

DiRI

Se non effettui lavori ma ti serve comunque un certificato che indichi che la casa è a norma, puoi chiedere a una ditta autorizzata la DiRi che, come spiegato sopra, è la dichiarazione di rispondenza alla normativa.

La ditta può consegnare la DiRi anche se l’impianto è senza messa a terra, purché, come detto poc’anzi, sia un impianto ante 13 marzo 1990. Se è datato oltre il 13 marzo 1990, allora la messa a terra è obbligatoria, quindi se vuoi il certificato devi farla installare.