Lo sfratto o intimazione è il procedimento giudiziario con cui il proprietario di una casa, avvalendosi di un avvocato, chiede al Giudice di ordinare all’inquilino di liberare l’appartamento. Lo sfratto é esecutivo nel momento in cui il giudica lo convalida, solo il giudice infatti é l’organo preposto alla verifica delle condizioni e alla convalida dello sfratto. Come funziona lo sfratto, quanti tipi di sfratto ci sono?
Occorre precisare che ci sono due tipi di sfratto esecutivo:
1. Sfratto per finita locazione. Quando il contratto di locazione é ormai scaduto e nonostante ciò l’inquilino non libera la casa.
2. Per morosità. Quando l’inquilino non paga il canone di affitto.
Come funziona lo sfratto per finita locazione
L’inquilino se continua a rimanere in casa, deve continuare a pagare il canone (che in questo caso si chiama “indennità di occupazione”, ed é appunto un canone maggiorato del 20%). Se l’inquilino non paga, i tempi di esecuzione dello sfratto diventano molto più veloci.
Il proprietario, assistito da un avvocato, notifica all’inquilino l’intimazione di sfratto, un atto che contiene i motivi dello sfratto e la data in cui bisogna presentarsi dinanzi al Giudice. L’inquilino, una volta ricevuta l’intimazione di sfratto, si rivolge anch’egli a un legale, il quale verificherà che il tutto sia regolare e che ricorrano o meno i motivi per la restituzione della casa. Ovviamente, se ci sono i motivi, é inutile opporsi allo sfratto. Se invece l’avvocato verifica che non ci sono le condizioni, si può fare opposizione allo sfratto che l’avvocato depositerà in Tribunale (l’atto si chiama “comparsa di costituzione e risposta”).
Arriva il giorno dell’udienza dinanzi al giudice, che si incontrerà con proprietario e inquilino e rispettivi legali. Il giudice verificherà se ci sono o no le condizioni per il rilascio dell’appartamento. Se ci sono emetterà immediatamente un provvedimento di rilascio: ovvero un atto in cui si ordina all’inquilino a rilasciare la casa entro una data determinata. L’inquilino dovrà lasciare l’immobile entro quella data, altrimenti interverrà l’Ufficiale Giudiziario con l’aiuto delle Forze dell’Ordine.
Se il caso é incerto e occorrono prove, il giudice instaurerà procedimento ordinario: ci sarà quindi una causa ordinaria (occorrerà aspettare i tempi delle cause ordinarie in Italia…) che si concluderà con una sentenza.
Come funziona lo sfratto per morosità
Il proprietario, prima di tutto invia all’inquilino una raccomandata, chiedendo di pagare i mesi non corrisposti entro una certa data (é sempre bene non attendere oltre i due mesi di morosità) e sottolineando che, in caso di mancato pagamento, si procederà per vie legali. Se l’inquilino continua a non pagare, il proprietario, tramite un avvocato, chiede al Giudice di emettere un provvedimento esecutivo che ordini all’inquilino di rilasciare l’immobile. Inquilino e proprietario saranno quindi chiamati a rispondere dinanzi a un giudice. In quella sede l’inquilino potrà sanare la morosità evitando di dover rilasciare casa, ovviamente dovrà pagare anche gli interessi legali maturati e le spese processuali.
Se l’inquilino non può pagare in quella sede, può chiedere al giudice il cosiddetto “termine di grazia”, termine non superiore a 90 giorni, entro cui deve saldare il suo debito.
Se l’inquilino non si presenta all’udienza, lo sfratto diventa esecutivo e l’inquilino dovrà lasciare la casa. Se si rifiuta di lasciare la casa, interverranno anche un ufficiale giudiziario e le forze dell’ordine. L’ufficiale giudiziario rilascia all’ormai ex inquilino un documento di avvenuto rilascio dell’immobile il V.I.P. (verbale di immissione in possesso).
Per avere un avvocato e per il sostegno durante la fase dello sfratto é possibile chiedere supporto agli sportelli territoriali delle Agenzie Diritti.