L’IRPEF è l’imposta dovuta da tutti i cittadini, sul reddito prodotto, che sia reddito da lavoro dipendente oppure da lavoro autonomo. Se sei un lavoratore dipendente oppure un pensionato, ogni anno devi aspettarti il conguaglio IRPEF, ossia il ricalcolo delle imposte dovute confrontate con quelle pagate.

In questa guida completa sul conguaglio IRPEF ti spiego cos’è e come funziona, come effettuare il calcolo di quanto dovuto, cosa succede in caso di cambio datore di lavoro, in caso di conguaglio IRPEF a debito anno precedente INPS; conguaglio da ricostituzione ed infine come rateizzare l’importo a debito.

Cos’è e come funziona

Fine anno

Il conguaglio IRPEF di fine anno è il ricalcolo delle tasse che devi pagare al fisco in qualità di lavoratore dipendente. Ogni mese infatti, il datore di lavoro ti versa lo stipendio netto, perché provvede a scalare le tasse e versarle al fisco, per tuo nome e conto. Alla fine dell’anno però, rieffettua questo calcolo, perché nel frattempo alcune cose possono essere cambiate e quindi, durante l’anno potresti aver pagato più/meno tasse di quante dovute.

Ecco alcune situazioni che fanno cambiare l’importo delle tasse dovute: un aumento/riduzione delle aliquote IRPEF, un aumento/riduzione delle addizionali regionali o comunali, la nascita di un figlio e quindi l’aumento delle detrazioni a tuo favore, l’aumento del tuo reddito (per esempio per una promozione), il cambio di lavoro.

Alla fine dell’anno quindi, il datore di lavoro provvede a fare il ricalcolo e le situazioni che ne scaturiscono possono essere tre:

  1. Le tasse che finora hai versato sono uguali a quelle effettivamente dovute, quindi l’importo della tua busta paga di dicembre sarà uguale a quello degli altri mesi;
  2. Le tasse che finora hai versato sono minori di quelle effettivamente dovute (saldo negativo), quindi l’importo della tua busta paga di dicembre sarà minore rispetto a quello degli altri mesi;
  3. Le tasse che finora hai versato sono maggiori di quelle effettivamente dovute (saldo positivo), quindi l’importo della tua busta paga di dicembre sarà maggiore rispetto a quello degli altri mesi.

Calcolo

Alla fine dell’anno, il datore di lavoro effettua lo stesso calcolo IRPEF effettuato durante l’anno: il calcolo quindi è lo stesso, è il risultato che eventualmente può essere diverso. Dunque il datore di lavoro, per la busta paga di dicembre, procede così:

  1. Somma il reddito lordo erogato al lavoratore dipendente (stipendio, ma anche eventuali altri redditi come per esempio redditi da lavoro all’estero, benefit aziendali oppure indennità di cassa integrazione, NASPI, mobilità, dosoccupazione, congedo parentale maternità obbligatoria, invalidità, ecc.);
  2. Applica l’aliquota IRPEF corrispondente a quello scaglione di reddito, il risultato è l’IRPEF lorda; in basso trovi la tabella delle aliquote IRPEF;
  3. Calcola tutte le detrazioni spettanti al dipendente, quali per esempio detrazioni per coniuge e figli a carico;
  4. Dall’IRPEF lorda sottrae le detrazioni spettanti, il risultato è l’IRPEF effettivamente dovuta; se tale IRPEF è maggiore rispetto a quella pagata durante l’anno, allora la busta paga di dicembre sarà inferiore; se è minore rispetto a quella pagata durante l’anno, allora la busta paga di dicembre sarà maggiore; se è uguale rispetto a quella pagata durante l’anno, allora la busta paga di dicembre sarà uguale a quelle degli altri mesi.

Ecco di seguito gli scaglioni IRPEF e le aliquote corrispondenti:

IRPEF
ScaglioneAliquota
Tra 0 e 15.000 €23%
Tra 15.001 e 28.000 €25%
Tra 28.001 e 50.000 €35%
Oltre 50.00043%

Esempio di calcolo IRPEF

Per il calcolo dell’IRPEF lorda, il calcolo si effettua solo sull’importo del rispettivo scaglione. Vediamo un esempio concreto:

Durante l’anno hai percepito un reddito lordo pari a 50.000 euro. Lo scaglione IRPEF da applicare è quindi il terzo: 35%. Questo 35% però, non si applica su tutti i 50.000 euro, ma solo sulla quota del III scaglione, dunque:

  • Per l’importo fino a 15.000 euro, paghi il 23% di tasse = 3.450 euro;
  • Per l’importo tra 15.001 e 28.000 euro paghi il 25% di tasse, quindi su 12.999 (28.000 – 15.001) paghi 3.249,75 euro;
  • Infine, per l’importo tra 28.001 e 55.000 euro paghi il 35% di tasse, quindi su 26.999 (55.000 – 28.001) paghi 9.449,65 euro;
  • In tutto quindi paghi 3.450 + 3.249,75 + 9.449,65 = 16.249,4 euro. Questo importo rappresenta l’IRPEF lorda, a cui il datore di lavoro applica tutte le detrazioni (da lavoro dipendente, per figli a carico, coniuge a carico ecc.) per arrivare all’imposta netta.

A debito anno precedente INPS

Forse anche tu ti stai chiedendo perché ti hanno ridotto la pensione. Hai notato che l’importo è più basso rispetto al solito, ma stai tranquillo, non ti hanno ridotto nulla: si tratta di una trattenuta sulle pensioni per conguaglio a debito di perequazione. Infatti se guardi sul cedolino, trovi la scritta “Differenza Imponibile PRQ. Anno X”.

Si tratta comunque di somme piuttosto irrisorie, di solito di poche decine di euro o meno di dieci euro. Se vuoi sapere con precisione a quanto ammonta il tuo conguaglio IRPEF a debito, puoi andare sul sito INPS e seguire il percorso Assicurato INPS pensionato > Servizi riservati all’assicurato pensionato > Procedure di gestione > Consultazione cong. per PRQ sospesi.

Cambio datore di lavoro

Se quest’anno hai ricevuto due o tre CU (ex CUD) e poi hai fatto la dichiarazione dei redditi, molto probabilmente hai dovuto pagare una maggiore IRPEF, la cosiddetta “IRPEF a debito” e quindi la tua busta paga di luglio o agosto è inferiore rispetto al solito. Ti spiego perché.

Supponiamo che tu abbia un contratto con una retribuzione lorda annua di 10.000 euro annui, quindi il datore di lavoro ti applica un’aliquota IRPEF del 23%. A metà anno (inizio luglio) cambi lavoro e ottieni un contratto con una retribuzione lorda di 25.000 euro. Il tuo scaglione IRPEF cambia: passa dal 23 al 27%. Tuttavia, siccome vieni assunto a inizio luglio, il tuo reddito annuale con il nuovo datore di lavoro è di soli 12.500 euro e quindi appartieni ancora al primo scaglione, con aliquota del 23%.

Il tuo nuovo datore di lavoro quindi, non sapendo che hai già percepito 5.000 euro (da gennaio a giugno), sul nuovo stipendio ti applica l’aliquota al 23%, perché come ti ho detto poc’anzi essendo tu assunto a luglio guadagni 12.500 euro (la metà di 25.000 euro). In realtà, il tuo reddito annuale lordo non è di 12.500 euro, ma di 12.500 euro (reddito da nuovo lavoro) + 5.000 euro (reddito percepito col vecchio lavoro).

Quando fai la dichiarazione dei redditi, le imposte vengono calcolate finalmente sui due redditi e quindi risultano maggiori rispetto a quanto hai pagato.

C’è un modo per evitare tutto ciò, per evitare di avere un conguaglio negativo a causa del cambio di lavoro: nel momento in cui la nuova azienda ti assume, consegnargli la CU del vecchio datore di lavoro. La CU infatti, non solo deve dartela ogni anno nel mese di febbraio/marzo, ma anche nel caso in cui il rapporto di lavoro termina.

Chiedila senza esitazione e consegnala alla nuova azienda: in questo modo saprà del tuo vecchio reddito e potrà calcolarti mensilmente le imposte dovute, considerando tutti i redditi, anche quelli percepiti prima della tua assunzione. In questo modo al momento del conguaglio non avrai brutte sorprese.

Rateizzazione

Se il tuo conguaglio IRPEF è risultato a debito, puoi pagare l’importo in un’unica soluzione, oppure a rate, in modo da distribuire il debito su più buste paga e non su una. Optare per la rateizzazione è molto semplice: puoi scegliere la rateizzazione nel momento in cui presenti la dichiarazione dei redditi.

A questo punto, il tuo datore di lavoro, riceve dall’Agenzia delle Entrate le istruzioni per non addebitarti l’IRPEF dovuta tutta in un’unica soluzione, ma in più rate, fino al massimo il mese di novembre, non oltre. La rateizzazione comporta un tasso di interesse, che di solito va dallo 0,33 allo 0,44%.

Esempio

Dalla tua dichiarazione dei redditi, è risultato un debito IRPEF di 1.000 euro. Opti per la rateizzazione, quindi il datore di lavoro ti decurterà 200 euro al mese a partire da luglio e fino a novembre.

Da ricostituzione

I pensionati INPS, insieme al cedolino di aprile di solito ricevono anche la comunicazione del conguaglio fiscale da ricostituzione, che può essere a credito o a debito. Il meccanismo di calcolo è lo stesso che si effettua per i lavoratori dipendenti: l’INPS effettua un nuovo calcolo dell’IRPEF dovuta per vedere se è uguale, maggiore o minore di quella pagata e quindi effettua un addebito o accredito.

Tra le operazioni da ricostituzione rientrano:

  • Eliminazione di altre prestazioni pensionistiche che rientravano nel calcolo dell’imponibile IRPEF (sospese per esempio per mancanza della visita di revisione);
  • Variazione dell’imponibile IRPEF di indennità pagate da altri enti previdenziali;
  • Variazioni delle detrazioni IRPEF.