Con l’avvicinarsi della bella stagione, tanti sono i giovani (e anche gli adulti) che decidono di lavorare nel mondo del turismo e della ristorazione. Cameriere di sala, cuoco, aiuto cuoco, lavapiatti, sono solo alcune delle figura ricercate in questo contesto.
Sicuramente hai già sentito parlare del contratto a chiamata nel settore ristorazione. In questa guida completa ti spiego come funziona, quali sono le diverse tipologie previste, come funziona l’indennità di disponibilità, quando sei obbligato a rispondere, quali sono retribuzione e paga oraria, infine i limiti di età previsti dalla legge.
Come funziona
Il contratto a chiamata, come puoi facilmente dedurre dal nome stesso, è un contratto di lavoro subordinato (quindi sei un dipendente, non un lavoratore autonomo) dove il datore di lavoro ti chiama solo quando ha bisogno, senza giorni/orari prestabiliti. Nello specifico esistono due tipologie di contratto a chiamata:
- Contratto a chiamata senza obbligo di risposta. In questo caso, se il datore di lavoro ti chiama tu non hai obbligo di accettare. Perché per esempio hai già trovato un altro lavoro o per qualsiasi altro motivo.
- Contratto a chiamata con obbligo di risposta. In questo caso, se il datore di lavoro ti chiama, hai l’obbligo di essere disponibile (a meno di giustificato motivo). Devi quindi tenerti libero per tutta la durata del contratto. Per ripagarti di ciò, il datore di lavoro ogni mese ti paga l’indennità di disponibilità.
A quanto ammonta l’indennità di disponibilità
Generalmente l’indennità deve essere pari al 20% della retribuzione stabilita nel CCNL (Contratto Collettivo Nazionale del Lavoro). Se quindi per il tuo ruolo il CCNL prevede uno stipendio di 1.500 euro al mese, allora l’azienda deve pagarti 300 euro mensili di indennità di disponibilità. Indipendentemente dal fatto se poi effettivamente quel mese ti chiama o meno e a prescindere da quanto effettivamente lavori. I 300 euro sono dovuti tutti i mesi, per tutta la durata del contratto.
Le due tipologie di contratto a chiamata sono quindi molto diverse: in quello senza obbligo di risposta, tu puoi tranquillamente cercare altro. Se quindi c’è un’altra azienda con cui sei in contatto e ti chiama, puoi accettare, perché verso l’altro non hai alcun obbligo. Devi pensare a te stesso, a chi può garantirti più lavoro.
Diverso è il caso del contratto a chiamata con obbligo di risposta: devi tenerti libero. O meglio, puoi anche impegnarti, fare altro, ma se quel datore di lavoro ti chiama, devi lasciare tutto e presentarti al lavoro. Chiaramente non può avvisarti un’ora prima, o mezz’ora prima. In genere avvisa con uno o due giorni di anticipo (il CCNL stabilisce di quanto deve essere il preavviso).
Non sei obbligato ad andare a lavoro se hai un giustificato motivo. Per esempio se sei malato e dunque hai un certificato medico che attesta la tua incapacità lavorativa temporanea. In questo caso l’azienda non può certamente obbligarti ad andare a lavoro, né tanto meno smettere/decurtarti l’indennità di disponibilità.
In sintesi, il contratto a chiamata è un contratto che a te, come lavoratore, non offre certezze: può essere che l’azienda ti chiami oppure no, non è obbligata. Tuttavia, nel settore della ristorazione è abbastanza semplice capire quando un’azienda può avere bisogno di maggiore personale: in estate, durante il week end, durante le feste. Quindi puoi farti un’idea di quando ti chiameranno.
Generalmente il datore di lavoro verbalmente fornisce già qualche dettaglio/indicazione, giusto per mettersi d’accordo, anche se questi dettagli non sono vincolanti. Mi spiego meglio: il datore di lavoro quando firmi il contratto ti dice sin da subito che probabilmente avrà bisogno nel week end, o durante una festa, oppure semplicemente quando si assenta un altro addetto.
In questo modo puoi farti un’idea. Ma ricorda che quelle informazioni non sono vincolanti per il datore di lavoro: ti chiamerà quando avrà effettivamente bisogno e non perché in modo informale ti ha detto che ti chiamerà la domenica. Quello è giusto uno scambio di informazioni informale, ma quello che conta è il contratto, che come ti ho detto non offre certezze.
Retribuzione e paga oraria
Per quanto riguarda la retribuzione nel contratto a chiamata ristorazione, è la stessa di un dipendente a tempo indeterminato del tuo livello/mansione. Semplicemente, la retribuzione standard va proporzionata in base alle giornate/ore che lavori.
Per conoscere la paga quindi, se per esempio fai il cameriere, devi controllare sul CCNL (ossia il CCNL turismo) e vedere qual è la retribuzione che prevede per un cameriere del tuo livello. Se per esempio è di 1.500 euro al mese per 40 ore settimanali, allora la tua paga oraria sarà di 1.800 / 22 (giorni lavorati in un mese) / 8 (ore giornaliere di lavoro) = 10,22 euro all’ora.
Se dunque ti chiamano per lavorare per 4 ore, prenderai 40,88 euro quel giorno.
Durata del contratto a chiamata
Se hai un contratto a chiamata, con la stessa azienda non puoi superare le 400 giornate di lavoro in tre anni.
Puoi avere più contratti a chiamata, in modo da aumentare le tue possibilità di lavorare.
Età
Il contratto a chiamata si può stipulare solo con ragazzi con età inferiore a 25 anni oppure con adulti con età di almeno 55 anni. Ciò significa che non si può stipulare con soggetti che hanno da 25 a 54 anni compiuti.
Lo scopo di questa regola è quella di favorire quella fetta di popolazione più sensibile, ossia i ragazzi più giovani e quelle persone più adulte che si ritrovano disoccupate, nel frattempo che cercano un impiego più stabile.