La legge italiana prevede che ogni datore di lavoro versi all’INPS i contributi previdenziali per i lavoratori dipendenti. In questo modo il lavoratore è assicurato a fini non solo pensionistici, ma anche per tutte le situazioni che possono verificarsi durante la vita lavorativa: gravidanza, malattia, perdita del lavoro.
In questa guida completa sui contributi agricoli ti spiego cosa sono, quanto valgono, come si calcolano, la scadenza entro cui pagarli, il diritto alla pensione, quali erano le regole prima del 1984 e come fare la rivalutazione per i contributi ante 1984, come riscattare i contributi agricoli e infine come fare domanda di ricongiunzione se vanti contributi in varie gestioni.
Indice
Cosa sono
I contributi agricoli sono somme che il datore di lavoro di un’azienda agricola paga all’INPS per i suoi dipendenti, in modo da assicurarli in caso di malattia, disoccupazione, altri eventi importanti come la maternità e assicurare loro una pensione.
Dipendenti
Il datore di lavoro deve effettuare i pagamenti a scadenze prefissate, secondo un calendario specifico: a determinate scadenze deve pagare i modelli F24 relativi ai contributi dei suoi dipendenti. Ecco le scadenze da rispettare.
Scadenza
L’azienda deve versare all’INPS i contributi dei dipendenti secondo queste scadenze:
- 16 settembre, si paga la rata del Primo trimestre;
- 16 dicembre, si paga la rata del Secondo trimestre;
- 16 marzo, si paga la rata del Terzo trimestre;
- 16 giugno, si paga la rata del Quarto trimestre.
Dunque, il datore di lavoro deve pagare i contributi per i suoi dipendenti in quattro rate annuali. Il bollettino di pagamento glielo fornisce direttamente l’INPS, precompilato, quindi il datore di lavoro deve solo procedere al pagamento.
Calcolo
I contributi INPS che il datore di lavoro deve versare all’ente previdenziale, sono rapportati allo stipendio. Ogni anno l’INPS, con una circolare, comunica le aliquote contributive che le aziende agricole devono pagare per i dipendenti. Per il 2020 vale la circolare INPS 17 marzo 2020, n. 39, che puoi scaricare alla fine di questo paragrafo.
Attenzione
Il calcolo è a puro scopo informativo, perché in realtà il datore di lavoro non deve fare tutti i calcoli di seguito, in quanto il modello di pagamento glielo fornisce direttamente l’INPS, precompilato sulla base della dichiarazione che l’azienda agricola effettua all’INPS ogni trimestre, per comunicare i dipendenti impiegati (a tempo determinato, indeterminato, assimilato).
Per l’anno 2020, l’imprenditore agricolo deve pagare per dipendenti a tempo indeterminato, determinato e assimilati, un’aliquota contributiva pari a 29,30%, di cui 8,84% a carico del lavoratore. Ciò significa che l’8,84% viene scalato dal reddito del lavoratore, il resto lo paga l’azienda.
Se si tratta di un’azienda agricola con fasi di produzione di tipologia industriale, il contributo è pari al 32,30%, di cui l’8,84% a carico del lavoratore. Ciò significa che l’8,84% viene scalato dal reddito del lavoratore, il resto lo paga l’azienda.
Aliquote contributive INAIL
Ecco invece le aliquote contributive INAIL per il 2020:
- Assicurazione: 10,1250%;
- Addizionale: 3,1185%.
Agevolazioni per le zone montane e svantaggiate
Per le zone montane e svantaggiate il contributo INPS non si paga al 100%, ma in percentuale ridotta:
- 25% per le zone montane;
- 32% per le zone svantaggiate.
Le agevolazioni non si applicano al contributo per la disoccupazione previsto dall’art. 25, co. 4 della L. n. 845/78.
Scarica subito la circolare INPS n. 37/2020 relativa alle aliquote contributive INPS da pagare per i dipendenti agricoli.
Pensione
Hai diritto alla pensione nel momento in cui raggiungi i requisiti:
- Di età, ossia raggiungi 67 anni (sia uomini che donne);
- Assicurativi, ossia almeno 20 anni di contributi.
In alcuni casi particolari, l’INPS prevede dei requisiti agevolati:
- In caso di invalidità superiore all’80%: sono sufficienti 55 anni per le donne e 60 per gli uomini;
- In caso di cecità o residuo visivo di massimo 1 diottria: sono sufficienti 50 anni di età per le donne e 55 per gli uomini; occorrono almeno 10 anni di contributi.
Se non hai raggiunto i 20 anni di contributi, hai comunque ancora una possibilità per avere la pensione: attendere 71 anni e avere almeno 5 anni di contributi. In questo caso avrai diritto alla tua pensione ma ripeto, occorrono almeno 5 anni di contributi e 71 anni di età.
L’anno di contribuzione
Il lavoro agricolo è molto particolare, spesso è a giornata. In virtù di ciò, l’INPS considera l’anno contributivo composto non da 365 giorni, ma da 270 giorni. Dunque, puoi far valore un anno di contribuzione se in quell’anno hai versato almeno contributi per 270 giorni (effettivi o contributivi).
Pensione anticipata
Puoi andare in pensione prima dei classici 67 anni, se ti trovi in uno di questi casi:
- Se sei donna e hai almeno 41 anni e 3 mesi di contributi, oppure sei uomo e hai almeno 42 anni e 3 mesi di contributi;
- Hai almeno 20 anni di contributi effettivi (quindi non contano quelli figurativi, ossia quelli accreditati per malattia, gravidanza, ecc.) e la tua pensione ammonterebbe ad almeno a 2,8 volte l’assegno sociale (1.282,37 euro mensili nel 2019).
Quanto prende di pensione un bracciante agricolo. Per sapere a quanto ammonterà la tua pensione, puoi usare il simulatore INPS, il quale ti permette di simulare la tua pensione direttamente dalla poltrona di casa tua, inserendo alcuni dati. Per accedere al servizio devi essere registrato e quindi possedere il PIN INPS.
Prima del 1984
A partire dal 1984, le regole sono cambiate. Ecco quindi cosa fare se prima del 1984 lavoravi già.
Per gli anni di lavoro fino al 31 dicembre 1983, si considera anno contributivo se in un anno hai raggiunto almeno:
- 104 giorni di lavoro (uomo);
- 70 giorni di lavoro (donna o ragazzo/a).
In pratica quindi, se hai lavorato prima del 1984, per conteggiarti un anno di contributi non occorrono almeno 270 giorni di lavoro, ma bastano 104 oppure 70 giorni di lavoro annui, a seconda che tu sia uomo, donna o ragazzo/a. Se un anno hai lavorato per soli 104 o 70 giorni, quello rappresenta un anno intero di contributi. Purché si tratti di anni precedenti il 1984.
Rivalutazione ante 1984
Tutti i contributi versati entro il 31 dicembre 1983, vengono rivalutati (ossia moltiplicati) per uno specifico coefficiente. Ecco quali sono questi coefficienti:
- 2,60 per gli uomini;
- 3,86 per le donne e i ragazzi.
Praticamente i contributi che hai versato assumono maggiore valore, proprio grazie a questa rivalutazione.
Quanto valgono
Non sempre un anno di lavoro vale un anno di contributi. Spieghiamoci meglio: per l’INPS, un anno si considera di lavoro solo se hai versato almeno 270 giorni di contributi. Se in un anno, per esempio nell’anno 2020, a tuo favore risultano versati contributi solo per 269 giorni, allora quell’anno non risultano un anno contributivo.
Per fortuna, se in un altro anno hai lavorato per più di 270 giorni, allora puoi usare le eccedenze per coprire lo scoperto di un altro anno, purché abbia almeno 30 giorni di contributi. Spieghiamo meglio con un esempio numerico.
Esempio
Supponiamo che nel 2020, risultino a tuo favore 300 giorni di contributi. Ne hai quini 30 in più rispetto al minimo! Nel 2021 purtroppo lavori di meno: ti risultano solo 240 giornate di contributi. Puoi usare i 30 giorni eccedenti dell’anno 2020 e sommarli a quelli dell’anno 2021, in modo da considerare il 2021 come anno contributivo pieno!
Riscattare
In particolari casi in cui non risultano contributi a tuo favore, puoi comunque riscattare quel periodo. Riscattare significa che, se in quel periodo non risultano contributi a tuo nome, puoi pagarli ora, di tasca tua e quindi l’INPS, al momento della pensione, conteggerà anche quel periodo da te riscattato (e la pensione a tuo favore sarà più alta, avendo aggiunto altri anni di contributi).
Esempio
Gli anni di università si possono riscattare. In pratica all’INPS devi pagare di tasca tua i contributi che avresti versato. O meglio, che il tuo eventuale datore di lavoro avrebbe versato.
L’INPS elenca a questa pagina tutti i casi specifici in cui puoi chiedere il riscatto dei contributi agricoli e non.
Quanto costa
Per quanto riguarda il calcolo della somma di riscatto, ci pensa l’INPS: tu devi solo inviare la domanda di riscatto e attendere la risposta, con accettazione o rifiuto della tua richiesta e, nel primo caso, la somma da pagare.
Vediamo ora un esempio particolare: molti si chiedono se sia possibile riscattare i periodi di lavoro in nero (fenomeno purtroppo tutt’altro che raro).
Esempio
Tanti anni fa hai lavorato in nero. È passato tanto tempo e l’obbligo di versare i contributi da parte del datore di lavoro è andato in prescrizione e non puoi più denunciare l’accaduto per ottenere quanto ti spetta. È possibile versare la contribuzione volontaria per questo periodo di lavoro non coperto? Per poter accedere al riscatto bisogna dimostrare in qualche modo di aver lavorato durante quegli anni. Se non risulta da nessuna parte il fatto che tu abbia lavorato, purtroppo è molto difficile riscattare quegli anni.
Se invece tu eri regolarmente assunto, ma il tuo datore di lavoro non ha versato i contributi, allora puoi riscattarli. Chiaramente, se ancora non è intervenuta la prescrizione.
Puoi denunciare il fatto, in modo che sia il tuo datore di lavoro a pagarli, oppure affinché l’INPS te li riconosca comunque (se per esempio l’ex datore di lavoro è fallito/sparito). Se invece non risulta da nessuna parte il tuo lavoro, allora poterli riscattare è più difficile: l’INPS ha bisogno di prove del periodo lavorativo effettuato.
Ricongiunzione
La ricongiunzione, è l’opportunità di spostare tutti i vari contributi che hai in varie gestioni, in un’unica gestione, in modo da non avere tante pensioni di vario importo, ma una sola pensione unificata.
Esempio
Supponiamo che tu abbia 15 anni di contributi come imprenditore commerciale e 10 anni di contributi come lavoratore agricolo dipendente. Hai versato quindi 15 anni di contributi nella Gestione Commercianti, mentre per gli altri 10 anni, il tuo datore di lavoro ha versato i contributi nella Gestione dei dipendenti privati. Puoi fare domanda all’INPS di unire i 15 anni + 10 anni e vere così un’unica pensione.
I contributi che sposti da una gestione all’altra, diventano di quella gestione e quindi danno diritto alla pensione secondo i requisiti previsti.
Esempio
Stai spostando i contributi da imprenditore commerciale alla gestione dipendenti. I contributi che hai versato da imprenditore andranno nella gestione dipendenti e l’INPS li considererà come se li avessi versati lì sin dall’inizio. La gestione commercianti è come se non fosse mai esistita.
Per ottenere la ricongiunzione devi presentare domanda all’INPS (tramite sito web, tramite call center oppure rivolgendoti a un patronato che ti aiuti) o comunque all’ente verso cui intendi ricongiungere i vari periodi.
È onerosa
La ricongiunzione è a pagamento, non è gratis! Quindi prima di fare domanda, ti conviene fare una simulazione e capire quanto la pagheresti e quanto sarebbe il tuo guadagno in termini di pensione. In questo può aiutarti un consulente del lavoro oppure un patronato.
Quando inoltri la domanda di ricongiunzione non devi pagare nulla. Sarà l’INPS stessa a mandarti una comunicazione e in questa comunicazione ti dirà:
- Se la tua domanda è stata accettata o rifiutata;
- L’importo da pagare, come e quando. Nella comunicazione trovi anche i bollettini di pagamento.