Ci sono particolari periodi della tua vita lavorativa in cui, anche se il tuo datore di lavoro non ti versa i contributi, lo fa l’INPS al suo posto: in questo modo continui ad accumulare contributi e al momento del calcolo della pensione quel periodo non risulterà scoperto.

In questa guida completa sui contributi figurativi INPS ti spiego cosa sono e come funzionano, come si calcolano, quanto valgono i contributi figurativi per la quota 100, quanto valgono i contributi figurativi NASpI per la pensione anticipata, quelli del servizio militare e infine quali contributi l’INPS ti accredita in automatico e in quali casi devi presentare apposita domanda di accredito.

Cosa sono e come funzionano

Cosa significa. I contributi figurativi sono contributi che non ha versato l’azienda datrice di lavoro, ma che ti accredita l’INPS gratuitamente, in specifici casi previsti dalla legge, periodi in cui sei impossibilitato a lavorare.

Quali sono i periodi

Ecco alcuni casi in cui sono previsti i contributi figurativi:

  • Maternità. In questo periodo infatti, non ti paga il datore di lavoro, ma l’INPS tramite la relativa indennità di maternità. L’INPS ti accredita anche i contributi, che quindi sono figurativi, perché appunto te li ha accreditati l’INPS e non il datore di lavoro;
  • Malattia;
  • Cassa integrazione:
  • Servizio militare svolto presso le Forze Armate o l’Arma dei Carabinieri, che sia obbligatorio oppure facoltativo;
  • Disoccupazione;
  • Invalidità.

Durante tutti questi periodi non lavori e l’INPS ti paga le relative indennità (indennità di disoccupazione NASPI, indennità di maternità, indennità di malattia, ecc.).

In certi casi l’INPS accredita i contributi figurativi senza alcuna domanda da parte tua: li accredita in modo automatico. In altri casi occorre la tua domanda. In ogni caso l’accredito è gratuito, che sia su domanda o d’ufficio.

1. Contributi accreditati automaticamente, senza domanda:

  • Malattia, per i periodi a partire dal 2013. Per gli anni precedenti occorre apposita domanda (puoi inviarla anche ora, perché non c’è alcuna prescrizione);
  • Indennità di disoccupazione;
  • Indennità di mobilità;
  • GIGS (Cassa integrazione guadagni straordinaria);
  • LSU nei casi in cui è INPS a pagare l’assegno ASU.

2. Occorre invece che tu faccia domanda di contributi figurativi per i seguenti casi

  • Servizio militare (che tu abbia svolto il servizio obbligatorio oppure quello volontario, devi fare domanda);
  • Servizio civile;
  • Riposi giornalieri;
  • Astensione per maternità, obbligatoria e facoltativa;
  • Assenza per donazione di sangue.

Quanto costa al lavoratore riscattarli

L’INPS ti accredita questi contributi senza alcun costo a tuo carico.

Riducono la pensione?

Probabilmente ti stai chiedendo se, essendo dei contributi figurativi, quindi non reali, alla fine dei conti riducono la pensione. I requisiti contributivi, a parte precise eccezioni che vedremo più avanti, valgono sia per il raggiungimento del requisito contributivo sia per il calcolo dell’assegno di pensione.

Quindi, supponendo che tu abbia 30 anni di contributi effettivi e 2 anni di contributi figurativi, l’INPS ti conteggia 32 anni di contributi. Anche se per quei due anni nessun datore di lavoro ti ha versato i contributi, ma te li ha versati l’INPS, l’istituto di previdenza li considera come se fossero normali contributi, quindi li conteggia anche per il calcolo dell’importo della pensione. Insomma, come se fossero contributi normali.

Non riducono la pensione, no, anzi, la aumentano: se non esistessero i contributi figurativi, risulteresti scoperto! Certo, in alcuni casi, il contributo figurativo è più basso rispetto a quella che potrebbe essere la retribuzione: basti pensare alla disoccupazione NASpI, il cui importo si riduce col passare dei mesi, quindi anche i contributi si riducono rispetto a un periodo di lavoro. Ma sicuramente meglio averli quei contributi che non averli!

Periodi massimi accreditabili come contribuzione figurativa

Esiste un limite alla contribuzione figurativa? In generale no: la legge non prevede un limite massimo. Tuttavia, l’art. 15 del D.Lgs n. 503/92 sancisce che, solo in caso di pensione anticipata e solo per i lavoratori che hanno iniziato a versare contributi dal 1993, per l’anzianità contributiva si possono considerare massimo 5 anni di contributi figurativi, non di più. L’eccedenza si usa comunque per il calcolo dell’importo della pensione.

Esempio

Hai iniziato a lavorare nel 1995 e ora vuoi chiedere la pensione anticipata. Hai versato 44 anni di contributi, di cui 38 effettivi e 6 figurativi. L’INPS considera i contributi così:

  • Anzianità contributiva: 38 + 5 anni (il sesto anno non lo considera);
  • Contributi validi per il calcolo dell’assegno: 44 (38 + 6), quindi considera tutti i 6 anni di contributi.

Questo vale solo per la pensione anticipata e solo se hai iniziato a versare contributi dal 1993. Se hai iniziato a versare contributi prima del 1993, allora non ci sono limiti ai contributi figurativi: possono essere anche più di 5 e l’INPS te li considera ai fini del requisito contributivo.

Calcolo

Lo stato accredita i contributi figurativi durante determinati periodi particolari della tua vita lavorativa: in questo modo, anche se il datore di lavoro non ti ha versato alcun contributo, a te dipendente risultano lo stesso, perché è l’INPS stesso a riconoscerli. Al momento del pensionamento, la prima domanda che sicuramente ti porrai è quale valore hanno questi contributi al fine dell calcolo dell’assegno di pensione.

Per conteggiare i contributi figurativi nel calcolo della pensione, l’INPS innanzitutto considera se l’evento accede in corso di lavoro oppure no.

Se l’evento accade in corso di lavoro, per esempio sei in malattia oppure hai preso un permesso e poi rientri al lavoro, allora l’INPS ti riconosce i contributi calcolati sulla retribuzione che ti sarebbe spettata se avessi lavorato (art. 40 L. n. 183/2010). Quindi se per esempio sei in malattia per un mese e poi rientri a lavoro, per il mese di assenza l’INPS ti riconosce gli stessi contributi che avresti avuto se avessi lavorato, in base al tuo contratto.

Se l’evento accede non in corso di lavoro, l’INPS calcola il valore del contributo in base alla media delle retribuzioni dell’anno solare in corso (art. 8 della Legge n. 155/81).

Esempio

Supponiamo che l’INPS debba riconoscerti 15 settimane figurative. Quest’anno (a partire dal 1° gennaio) hai lavorato per 25 settimane e con un reddito complessivo di 10.000 euro. Per il calcolo dei contributi figurativi, l’INPS procede così:

10.000 / 21 = 476,19 euro è il tuo reddito complessivo settimanale.

476,19 * 15 settimane figurative = 7142,85 euro è il reddito figurativo delle settimane non lavorate. Quindi su questa somma l’INPS calcola i contributi da accreditarti, secondo l’aliquota INPS prevista per la tua categoria. Le aliquote sono pari a circa il 35%. Le aliquota cambiano ambiano da settore a settore (agricoltura, industria, servizi…) e da categoria a categoria (operai, impiegati, quadro). A questa pagina del sito INPS trovi le aliquote contributive per tutti i settori.

Attenzione

Se nell’anno in corso non risultano settimane lavorate, allora l’INPS considera l’anno precedente.

NASpI

Durante la NASpI, l’INPS considera lo stipendio degli ultimi 4 anni, lo divide per il numero di settimane lavorate e poi moltiplica l’importo ottenuto per 4,33.

Servizio militare

In questo caso l’INPS per calcolare i contributi figurativi, considera la tua retribuzione nell’anno solare in cui hai iniziato a lavorare, quindi dell’anno di iscrizione all’INPS (Legge n. 155/198). Negli ultimi paragrafi parleremo meglio dei contributi figurativi durante il servizio militare.

Quota 100

La quota 100 è la possibilità di andare in pensione in anticipo rispetto all’età classica prevista. Praticamente, grazie alla quota 100 puoi andare in pensione se hai maturato questi requisiti:

  • 62 anni di età;
  • 38 anni di contributi.

Ecco perché si dice “quota 100”, perché praticamente arrivi al numero 100 sommando età e contributi versati, che devono essere almeno 62 e almeno 38 anni di contributi.

Se durante la tua vita lavorativa, l’INPS ti ha versato dei contributi figurativi, per esempio durante un periodo di disoccupazione (NASPI), tali contributi sono validi sia per il requisito contributivo, ossia per i 38 anni, sia per l’importo della pensione (Msg. INPS n. 1551/2019). E’ necessario che almeno 35 anni siano di contributi effettivi, se richiesto dalla gestione che dovrà erogare la pensione.

Esempio

Hai 62 anni e hai 38 anni di contributi, di cui 36 di contributi effettivi e 2 di contributi figurativi perché per un certo periodo sei stato in disoccupazione e hai percepito la relativa indennità. Puoi usufruire della quota 100, perché quei 2 anni valgono come contributi a tutti gli effetti.

Pensione anticipata

La pensione anticipata non va confusa con la quota 100: sono due cose diverse. La pensione anticipata è la possibilità di andare in pensione indipendentemente dall’età, per il semplice fatto di aver raggiunto i seguenti requisiti contributivi:

  • 42 anni e 10 mesi se sei uomo;
  • 41 anni e 10 mesi se sei donna.

Ai fini del calcolo del requisito contributivo, valgono non solo i contributi versati effettivamente, ma anche quelli figurativi (quindi per esempio anche quelli accreditati durante la disoccupazione).

Attenzione

C’è solo una piccola regola da rispettare: se risulti iscritto all’INPS dal 1993 (quindi non hai alcun contributo fino al 1992) allora, ai soli fini del requisito contributivo, puoi considerare solo fino a 5 anni di contributi, non di più (art. 15 del D.Lgs. n. 503/1992).

Quindi se per esempio hai iniziato a lavorare nel 1994, hai 43 anni di contributi di cui 35 effettivi e 8 figurativi, allora in tutto hai solo 40 anni di contributi (35 effettivi + 5 figurativi) e quindi non puoi accedere alla pensione anticipata. Gli anni eccedenti comunque non sono annullati: semplicemente non rientrano nel calcolo del requisito contributivo se intendi avvalerti della pensione anticipata, ma sono validi per la pensione classica di vecchiaia.

NASpI

I contributi figurativi che l’INPS ti accredita durante la NASpI valgono a tutti gli effetti come contributi, sia per il raggiungimento del requisito contributivo per la pensione, sia per il calcolo dell’assegno della pensione. Ecco un esempio che potrebbe chiarirti ancora di più le idee.

Sei in disoccupazione NASpI e quindi percepisci la relativa indennità. Fra poco maturerai il diritto alla pensione di vecchiaia, ma hai anche la possibilità di andare in pensione con la “quota 100” adesso. Quindi ti chiedi: conviene andare in pensione adesso con la quota 100, oppure aspettare ancora un po’ e andare in pensione con la pensione di vecchiaia normale?

Forse qualcuno ti ha detto che è meglio andare in pensione immediatamente senza ulteriori attese, con la quota 100, perché siccome stai prendendo la NASpI, poi ti farà perdere soldi sulla pensione classica, allora meglio andare con la quota 100.

Assolutamente no: errato! Con la NASpI i tuoi contributi aumentano, quindi la tua pensione sarà sempre più alta! Un conto è andare in pensione adesso e un conto andare in pensione tra due, tre, 10 mesi: avrai accumulato ancora più contributi grazie alla NASpI e quindi il tuo assegno sarà più alto.

Magari non di tanto, ma perché rinunciarvi? È vero che con la NASpI i contributi sono di meno rispetto a quando si lavora, soprattutto perché l’importo della NASpI diminuisce col passare dei mesi, ma sono sempre soldi in più che tu figurativamente versi all’INPS, quindi aumentano la tua pensione futura.

Servizio militare

Se hai prestato servizio militare di leva (obbligatorio), ma anche quello volontario, (per esempio vincendo qualche concorso per fare il volontario per uno o più anni) puoi chiedere all’INPS il riscatto dei contributi figurativi. Il riscatto non è automatico, ma devi fare apposita domanda. L’accredito è gratuito, non devi pagare nulla all’INPS.

Per ottenere il riscatto, devi aver maturato almeno un anno di contributi INPS successivi al servizio militare. Puoi presentare domanda direttamente tramite il sito INPS, tramite call center INPS oppure tramite un patronato. La domanda non ha scadenza, puoi farla in qualsiasi momento, anche a distanza di decenni.

Il valore dei contributi è il seguente: l’INPS ti accredita i contributi calcolati in base al tuo primo anno di iscrizione all’istituto previdenziale. Quindi appena hai iniziato a lavorare dopo il militare, il primo anno: per il periodo di leva l’INPS ti accredita gli stessi contributi che hai ricevuto dal tuo datore di lavoro nel primo anno di assicurazione INPS.

Esempio

A 18 anni hai fatto il militare. Sei tornato a casa e a 20 anni hai iniziato a lavorare. Prendevi 20.000 euro annui e il tuo datore di lavoro ti pagò 3.500 euro di contributi. Per il servizio militare l’INPS ti accrediterà 3.500 euro di contributi.

Domanda accredito

In molti casi l’INPS provvede in modo automatico ad accreditarti i contributi figurativi INPS. In altri casi devi presentare apposita domanda, eccone alcuni:

  • Servizio militare (di leva o volontario), presso le Forze Armate o presso l’Arma dei carabinieri;
  • Servizio civile;
  • Riposi giornalieri;
  • Astensione per maternità obbligatoria;
  • Congedo parentale (l’ex maternità facoltativa, di sei mesi);
  • Assenza per donazione di sangue.

Procedura

La domanda di accredito puoi farla tramite il sito INPS, tramite il call center (803 164, gratuito da telefono di casa oppure 06 164 164 da cellulare) oppure tramite l’aiuto di un patronato.