Cos’è il contratto unilaterale e quando si intende concluso? Per definizione, il contratto unilaterale é una tipologia contrattuale che implica obblighi solo a una parte del contratto (o ad alcune delle parti, non tutte). Si tratta comunque di un vero e proprio negozio giuridico bilaterale (seppure il nome possa trarre in inganno) in quanto imputato a due o più soggetti (che rappresentano appunto le parti del contratto). A differenza degli atti bilaterali quindi, l’obbligo sorge solo in capo a una parte.
Esempio di contratto unilaterale può essere il deposito gratuito, ila fidejussione, la donazione, qualche dubbio invece sorge sul mutuo, come vedremo più avanti. Il testamento infine, é solo un atto unilaterale (non contratto) poichè é imputato a un solo soggetto e non a più parti (il testatore).
Quando ha validità un contratto unilaterale? Cosa occorre affinchè il contratto unilaterale possa dirsi concluso?
Una definizione del contratto unilaterale, veniva data nell’art. 110 del Codice del 1865, mentre, l’attuale codice civile, pur non dandone una definizione, all’art. 1333, stabilisce che questo tipo di contratto si considera concluso appena la parte a cui é destinato ne viene a conoscenza. Costui può rifiutare la proposta entro il termine stabilito nel contratto stesso o secondo gli usi. Se non segue alcun rifiuto, il contratto si intende concluso ed é irrevocabile.
La dottrina si é però divisa in merito all’interpretazione di questa norma. Secondo molti, questa norma non può applicarsi a tutti i contratti unilaterali, ma soltanto a quelli a titolo gratuito e quando non fanno sorgere alcun onere per il beneficiario. Sempre secondo la maggior parte degli autori, questa norma non é neanche applicabile alla donazione, ai contratti che trasferiscono diritti reali e ai contratti reali (tra i quali il mutuo, per il quale occorre un’esplicita accettazione).