Ha riempito pagine di quotidiani la scritta “prelievo forzoso per i depositi bancari di Cipro“, accompagnata da un termine che ormai conosciamo tutti bene: “crisi”. Cosa sta succedendo a Cipro? Potrebbe accadere anche in Italia? Quali sono i rischi.
Partiamo dal principio. La parte meridionale di Cipro è integrante dell’Unione Europea ed adotta, come moneta ufficiale, l’euro. Come é facile immaginare, é sottoposta quindi a regole e direttive dell’Unione Europea, come d’altronde avviene anche qui in Italia. Cipro però ha una particolarità: il segreto bancario e la fiscalità bassa per le imprese hanno fatto si che le banche cipriote raccolgano altissime somme di risparmi, pari a circa 6 volte quella del PIL nazionale. Tanto, tanto denaro.
La crisi sta colpendo l’Unione Europea e a farne le spese sono soprattutto i Paesi più deboli, con conti pubblici meno solidi rispetto ad altri. La Grecia é una di quelle. Dopo la ristrutturazione del debito greco, la nazione é rimasta esposta alla crisi e si sono resi necessari gli aiuti internazionali per sostenerne il sistema finanziario. Uno fra tutti, il prestito di 2,5 miliardi di euro nel 2011 dalla Russia. Ma il prestito da Putin non é bastato e risultavano necessari altri 10 miliardi: a dicembre 2012 il rapporto debito/Pil cipriota ha raggiunto circa l’86%.
Come arginare la situazione? Arriviamo finalmente ai giorni nostri: la Bce e l’Eurogruppo propongono un prestito di 10 miliardi del Fondo Salva Stati ma a una condizione. Potrà essere erogato solo se Cipro pagherà immediatamente 5,8 miliardi di euro. E così, per sbloccare il prestito da 10 miliardi, lo Stato ha messo in atto un prelievo forzoso del 6,75% sui depositi (di cittadini ciprioti e stranieri) fino ai 100mila euro e del 9,90% sui depositi che superano questa cifra.
Questa azione, che di fatto rappresenta un prelievo forzoso a tutti gli effetti, come é facile immaginare, ha generato il panico e manifestazioni di protesta a Cipro. I cittadini sono stati sottoposti a restrizione e quindi chi ha pensato di ritirare tutto dalla banca, si é ritrovato con il conto bloccato da specifiche restrizioni. D’altronde, come ha pensato lo Stato, un prelievo totale e improvviso su conti correnti e depositi, avrebbe portato immediatamente l’economia (bancaria soprattutto) al collasso.
E adesso? Dopo dodici giorni di chiusura le banche cipriote hanno riaperto i battenti, la situazione sembra essere tornata alla normalità, ma ovviamente i depositanti temono nel futuro, un’altra tassazione improvvisa. Il governo, per evitare la fuga di capitali, ha introdotto ulteriori misure restrittive (per esempio il prelievo massimo giornaliero con bancomat pari a 300 euro), che resteranno in vigore fino a nuove disposizioni.