I governi spesso ricorrono a forme di indebitamento per far fronte alle proprie spese operative e di sviluppo. Dunque lo studio del debito pubblico diventa fondamentale per avere una fotografia reale dello stato di salute finanziario di un Paese.
In questa guida completa sul debito pubblico analizziamo definizione e significato, ti spiego cos’è e come funziona, come si è formato, quando è buono o cattivo, perché è così altro, infine come ridurlo, attraverso alcune politiche economiche.
Indice
Definizione e significato
Il debito pubblico è l’importo totale che uno stato prende in prestito per poter pagare le sue spese. Ogni stato infatti ha dei costi da sostenere: basti pensare alle scuole, alla sanità, alle opere pubbliche, le strade, i dipendenti pubblici.
Riesce a pagare tutto questo grazie alle entrate fiscali: le tanto discusse tasse, servono proprio a mantenere uno stato, a permettergli di investire, di tenere in piedi il sistema pubblico, pagare i dipendenti, le opere e i servizi pubblici.
Quando le entrate non sono sufficienti, allora ricorre ai prestiti.
Il debito pubblico è quanto un paese deve a prestatori, che possono essere:
- Semplici risparmiatori privati:
- Aziende;
- Persino altri stati.
Cos’è e come funziona
Quando le entrate fiscali non sono sufficienti, lo stato chiede prestiti a questi soggetti. Come lo fa? Emettendo i famosi titoli del debito pubblico: ossia obbligazioni statali.
Per esempio sono titoli di stato i BOT (Buoni ordinari del Tesoro), i BTP (Buoni Poliennali del Tesoro), ecc. I titoli sono strutturati in questo modo:
- Lo stato ha bisogno, supponiamo, di 1 milione di euro;
- Emette quindi 10.000 BPT del valore unitario di 100 euro (100 x 10.000 = 1.000.000) e li mette sul mercato;
- Chi è interessato (chiunque: da privati, ad aziende, ad altri stati), li compra;
- Supponiamo che Tizio compri 20 BTP, quindi compra 20 x 100 = 2.000 euro di debito statale;
- Questi BTP hanno una scadenza, per esempio scadono fra cinque anni (significa che tra cinque anni Tizio ottiene indietro i 2.000 euro esatti) e ogni sei mesi pagano un tasso di interesse.
Supponiamo che ogni sei mesi paghino 10 euro di interesse. Alla fine dei cinque anni, Tizio ottiene 2.000 euro + 100 euro di interessi che ha percepito durante i 5 anni. In tutto, investendo 2.000 euro, ha ottenuto indietro 2.100 euro.
Lo stato, da parte sua, ha ottenuto i soldi di cui necessitava e che non era riuscito a reperire attraverso le tasse. Però ha dovuto pagare un tasso di interesse. E’ chiaro che per il risparmiatore (Tizio) è una nota positiva (il guadagno), ma per lo stato non tanto, perché ha dovuto sostenere una spesa su quel prestito.
Un po’ come quando tu accendi il mutuo: ottieni subito il denaro che ti serve per comprare casa, ma poi alla banca devi pagare gli interessi (ogni mese).
Come si è formato
Quando un Paese ha più spese che entrate, e per sostenere il tutto deve emettere debito (titoli pubblici), significa che è andato in deficit di bilancio.
Il debito pubblico è l’accumulo di deficit di bilancio annuali. Per esempio: nel 2020 lo stato ha dovuto emettere X titoli di debito; nel 2021 ne ha dovuto emettere altri Y; nel 2022 anche, non essendo riuscito a coprire le spese con le entrate fiscali, ha emesso altri Z titoli di stato.
Il debito pubblico, detto in parole semplici, non è altro che la somma dei debiti accumulati negli anni (X+Y+Z). E’ la quantità di denaro che un governo deve a debitori esterni.
Buono e cattivo
Quando il debito pubblico è positivo
Il debito pubblico è un buon metodo per ottenere fondi extra da investire nella crescita economica del Paese. Siccome i titoli di stato possono comprarli anche investitori stranieri, in questo modo lo stato emittente non sottrae denaro circolante alla propria nazione.
Il debito pubblico attrae gli investitori avversi al rischio poiché solitamente i titoli statali sono sicuri. Pagano poco rispetto a investimenti più rischiosi, ma solitamente permettono di dormire sonni tranquilli.
Se utilizzato correttamente, possiamo persino dire che il debito pubblico migliora il tenore di vita in un paese. Permette allo stato di costruire nuove strade e ponti, migliorare l’istruzione e la sanità. Ciò porta i cittadini a spendere di più piuttosto che accumulare denaro in banca. Questa spesa da parte dei privati stimola ulteriormente la crescita economica, di conseguenza migliora il tenore di vita.
Quando il debito pubblico è negativo
Se il governo tende ad assumersi troppi debiti succede il seguente:
- Aumenta il rapporto debito/PIL. Gli investitori monitorano questo rapporto perché solitamente se il debito è basso rispetto al PIL, lo stato riesce a ripagare i suoi debiti.
- Aumentando il debito, aumenta il rapporto debito/PIL, significa che i titoli sono meno sicuri, di conseguenza gli investitori ne comprano meno.
- A quel punto lo stato, pur di venderli, può decidere di aumentare i tassi di interesse, in modo che gli investitori accettino il rischio maggiore pur di avere un bel guadagno più elevato.
- Se però il Paese continua a spendere, le agenzie di rating (ossia le agenzie che danno un giudizio sulla solidità e affidabilità di uno stato) abbassano il punteggio a quello stato. Di conseguenza, i risparmiatori investono meno, anche se i tassi sono elevati.
Col tempo, per ridurre il debito, il Paese dovrà diminuire i costi, dunque i servizi, o aumentare le tasse. Tutto ciò potrebbe portare a una crisi economica.
A lungo termine, un debito pubblico troppo elevato assume connotazioni negative. Lo stato deve trovare con attenzione la soluzione, quel punto debole da trattare per stimolare adeguatamente la crescita economica.
Perché è così alto
Il debito pubblico aumenta quando lo stato non ha sufficienti entrate per pagare le sue spese (stipendi pubblici, servizi, sanità, istruzione, ecc.) e quindi immette sul mercato titoli di stato (ossia titoli del debito pubblico).
Se non fa in modo di ridurlo e il debito continua ad aumentare, si può perfino arrivare al default dello stato: ossia l’incapacità di onorare i suoi debiti.
Come ridurlo
Ci sono essenzialmente due metodi per ridurre il debito pubblico:
- Ridurre le spese, di conseguenza i servizi ai cittadini;
- Aumentare le tasse, in modo da non dover più ricorrere al debito pubblico o comunque in misura ridotta.
L’aumento delle tasse però, ha dei rischi da non sottovalutare: le imprese, se il prelievo fiscale è troppo alto, iniziano a soffrire, fino ad arrivare persino alla chiusura, l’impossibilità di operare, se le tasse sono troppo alte.