La dichiarazione integrativa è un documento che ti permette di correggere degli errori che hai compiuto in fase di invio della dichiarazione dei redditi (presentata sia tramite modello Unico che tramite modello 730), per metterti in regola con il fisco, che sia a favore oppure a sfavore.

In questa guida completa sulla dichiarazione integrativa ti spiego cos’è e quando serve, cosa significa “a favore” e “a sfavore” e come comportarti in ogni caso, la procedura di compilazione, come avvalerti dell’istituto del ravvedimento operoso, entro quali termini ed infine come compilare la “data impegno” se sei un intermediario abilitato.

Cos’è e quando serve

Quando si presenta

La dichiarazione integrativa è un documento che puoi presentare se ti rendi conto che, nella precedente dichiarazione, hai compiuto degli errori: per esempio hai inserito un reddito più alto o più basso di quello reale, oppure hai dimenticato di inserire delle detrazioni che ti avrebbero fatto ottenere un maggiore rimborso di IRPEF, oppure hai inserito delle detrazioni che non ti spettavano.

Grazie alla dichiarazione integrativa quindi, puoi correggere l’errore e evitare di incappare in eventuali sanzioni. Puoi presentare la dichiarazione integrativa in due casi:

  1. A favore, quando grazie alla nuova dichiarazione otterrai un maggiore credito di imposta, quindi un maggiore rimborso IRPEF;
  2. A sfavore, quando con la nuova dichiarazione sarà conteggiato un maggiore debito verso l’Agenzia delle Entrate.

A favore

La dichiarazione integrativa, si dice a favore, quando hai dimenticato di inserire degli elementi che ti faranno ottenere un maggiore credito di imposta, un maggiore rimborso IRPEF in busta paga. Puoi farla se per esempio devi dichiarare un reddito minore oppure una maggiore detrazione di imposta. Si dice “a favore” perché grazie ad essa hai un credito maggiore rispetto alla dichiarazione precedente, che era sbagliata.

Esempio

Hai presentato il modello 730 (o modello Unico), ma hai dimenticato di inserire le ricevute fiscali di alcune prestazioni mediche, che ti avrebbero fatto ottenere un credito IRPEF maggiore, in questo caso la dichiarazione integrativa si dice “a favore”.

A sfavore

La dichiarazione integrativa si dice a sfavore quando in quella precedente hai dimenticato di inserire dei redditi oppure hai inserito delle detrazioni che non ti spettavano. La correzione ti farà ottenere un rimborso IRPEF inferiore, oppure un maggiore debito di imposta a tuo carico. Si dice “a sfavore” perché poiché determina un credito inferiore rispetto alla dichiarazione precedente, che era sbagliata.

Esempio dichiarazione integrativa a sfavore

Hai presentato il modello 730 (o modello Unico), ma hai dimenticato di inserire dei redditi di cui ti eri completamente dimenticato. In questo caso la dichiarazione integrativa si dice “a sfavore”, perché presentando maggiori redditi è possibile che tu debba pagare maggiori imposte al fisco.

Termini

Entro quando si presenta

L’articolo 2, comma 8 del D.P.R. 322/1998, per quanto riguarda i termini di presentazione della dichiarazione integrativa, non fa alcuna distinzione tra “a favore” o a sfavore”. In entrambi i casi, devi presentare l’integrativa entro il termine di accertamento.

Il termine di accertamento è la scadenza per l’invio della dichiarazione successiva.

Esempio

Hai presentato la dichiarazione dei redditi 2019 (quindi relativa ai redditi 2018). Puoi inviare l’integrativa entro l’anno successivo, ossia entro la scadenza della dichiarazione dei redditi 2020.

Se presenti l’integrativa entro il termine, puoi far valere immediatamente il maggiore credito.

Anche se si tratta di integrativa a sfavore, il minor credito o il maggior debito viene addebitato subito.

Nel comma 8 bis si fa un ulteriore aggiunta, relativa solo alla dichiarazione integrativa presentata oltre il termine di accertamento, introducendo il seguente limite.

Limite

Se presenti una dichiarazione integrativa a favore e oltre il termine di accertamento, puoi usare il maggiore credito di imposta solo a compensazione di eventuali debiti maturati dall’anno successivo alla tua integrativa. La dichiarazione oltre il termine di accertamento, viene chiamata anche “ultra annuale”, poiché appunto presentata oltre l’anno (scadenza).

Esempio

Nel 2019 sbagli una dichiarazione dei redditi, presenti l’integrativa oltre il 2020 (quindi oltre il termine di accertamento), supponiamo che la presenti nel 2021. Potrai usare il maggiore credito solo a compensazione di eventuali debiti che maturerai a partire dal 2022.

Se presenti un’integrazione “ultrannuale” c’è un altro adempimento da rispettare. Se quell’anno, oltre alla dichiarazione integrativa, stai presentando anche una normale dichiarazione dei redditi per l’anno precedente, in questa dichiarazione dei redditi classica devi compilare il quadro DI, per fare riferimento a quella integrativa (art. 2 comma 8 bis). Nel quadro DI devi indicare il credito derivante dall’integrativa.

Esempio

Integrazione a favore Unico 2019 -> puoi farla entro il 31 dicembre 2020, invece la fai nel 2021, quindi è oltre la scadenza (ultrannuale);

 

Puoi compensare il maggiore credito solo con i debiti maturati a partire dal 1 gennaio 2022.

 

Nel 730 (o Unico 2021) ricorda di indicare nel quadro DI il maggiore credito!

Procedura

Se hai sbagliato una dichiarazione dei redditi, puoi correggerla o integrarla, lo stabilisce il principio di capacità contributiva indicato nell’articolo 53 della Costituzione. Grazie alla dichiarazione integrativa, puoi ricalcolare le imposte dichiarate in eccesso e recuperarle se le hai già versate (dich. integr. a favore) oppure dichiarare un maggior debito di imposta e quindi versarlo (dich. intern. a sfavore).

Termini: puoi recuperare il maggior credito di imposta entro 5 anni da quello di presentazione della dichiarazione sbagliata.

Esempio

Presenti il modello Unico (o 730) nel 2019, ma poi ti rendi conto di averlo sbagliato: hai tempo fino al 2014 per presentare l’integrativa.

L’integrazione spetta per tutti i contribuenti: ditte individuali, liberi professionisti, lavoratori autonomi e dipendenti, pubblici e privati.

La procedura è quella indicata dall’art. 2 comma 8 bis del D.P.R. 322/1998 e dalla C.M 31/E/2013

Come compilare una dichiarazione integrativa

L’integrativa va presentata con il classico modello di dichiarazione dei redditi (Modello Unico o Modello 730), semplicemente devi spuntare la casella “integrativa”. Devi inviare la comunicazione per via telematica oppure, come sempre, attraverso il tuo commercialista, CAF o altro consulente fiscale abilitato.

  1. Prendi il modello di dichiarazione di reddito valido di quest’anno (quindi, se siamo nel 2019 e devi fare l’integrativa del 2017, devi comunque usare il modello Unico o 730 del 2019).
  2. Spunta la casella “Integrativa” per indicare che si tratta appunto di una dichiarazione integrativa.

Attenzione

Come vedi nel modello, oltre alla casella Integrativa, c’è anche la casella Correttiva nei termini. Questa casella devi spuntarla solo se hai già inviato la dichiarazione sbagliata ma la stai correggendo entro il termine di presentazione della dichiarazione stessa. In questo caso quindi, la tua dichiarazione è semplicemente correttiva: va a sostituire quella precedente.

Esempio

La scadenza per la presentazione della dichiarazione dei reddito è il 30 settembre 2019: tu ti rendi conto di aver sbagliato a farla e siamo al 25 settembre. Puoi presentare la correttiva e non l’integrativa, perché sei ancora nei termini di presentazione!

Ravvedimento operoso

Presentazione entro 90 giorni dalla scadenza

Se presenti la dichiarazione dei redditi entro un massimo di 90 giorni dalla scadenza prevista, per l’Agenzia delle Entrate è solo tardiva: devi pagare la sanzione minima ridotta a 1/10, ossia pari a 1/10 di 250 euro -> quindi 25 euro. Alla sanzione si aggiungono gli interessi calcolati dal giorno della scadenza al giorno della dichiarazione tardiva.

Presentazione oltre 90 giorni dalla scadenza

In questo caso, la dichiarazione si considera omessa, anche se la presenti! Quindi devi pagare la sanzioni previste in caso di omissione (D. Lgs. 158/2015 e dell’art. co. 1 del D.Lgs. 471/1997):

  • Se con la nuova dichiarazione emerge che sono dovute imposte -> sanzione dal 120 al 240% dell’imposta dovuta, con un minimo di 250 euro; percentuale ridotta dal 60 al 120% se presenti la dichiarazione entro la scadenza della presentazione dichiarazione anno successivo;
  • Se con la nuova dichiarazione emerge non sono dovute imposte -> sanzione da 150 a 500 euro.

La sanzione è ridotta in base a quando effettui il ravvedimento:

  • Entro un anno: paghi una sanzione pari a 1/8 del 90% delle maggiori imposte dovute;
  • Entro due anni: paghi una sanzione pari a 1/8 del 90% delle maggiori imposte dovute;
  • Oltre due anni: paghi una sanzione pari a 1/6 del 90% delle maggiori imposte dovute.

Se ricevi la contestazione da parte dell’Agenzia delle Entrate, non è troppo tardi: pagando entro il termine indicato nella contestazione paghi una sanzione ridotta a 1/5 del 90% delle maggiori imposte dovute.

La maggiore imposta dovuta va versata con modello F24, così come anche la sanzione. Per la sanzione devi indicare il codice tributo 8911.

Data impegno

Se sei un commercialista, un consulente fiscale, CAF o altro intermediario abilitato e hai ricevuto l’impegno da parte di un cliente di inviare una dichiarazione tardiva o integrativa oltre la scadenza,  devi indicare la data in cui appunto hai ottenuto l’impegno, nella sezione “data dell’impegno” sulla prima pagina della dichiarazione.

Attenzione

A partire dalla data dell’impegno hai 30 giorni di tempo per effettuare l’invio telematico della dichiarazione all’Agenzia delle Entrate.