Il termine “dimissioni” molte volte coincide con un momento felice: quello in cui si trova di meglio e si lascia l’attuale lavoro per iniziare un nuovo percorso, più entusiasmante e magari anche più remunerato. Ma non è sempre così: ci sono casi in cui le dimissioni sono obbligate, da un contesto ormai impossibile.
In questa guida completa sulle dimissioni per giusta causa ti spiego quali sono i motivi per i quali puoi dimetterti, ti fornisco alcuni esempi, ti spiego come fare convalida, cosa ti spetta (ferie non godute, TFR, disoccupazione NASPI, ecc.), cosa fare in merito all’indennità di preavviso, cosa succede se il datore di lavoro contesta le dimissioni, il ricorso giudiziale e infine come dare le dimissioni per maternità.
Indice
Quali sono: motivi
Hai sentito parlare tante volte di dimissioni per giusta causa, che in questo caso non occorre dare il preavviso al datore di lavoro e che hai diritto comunque alla NASPI, nonostante si tratti di dimissioni (e non licenziamento).
Quali possono essere le dimissioni per giusta causa
La legge, precisamente l’art. 2119 del codice civile, indica come giusta causa motivi tali da non permettere la continuazione del rapporto di lavoro, neanche in via temporanea. L’articolo non specifica quali siano questi casi, né fa degli esempi.
Ma ci ha pensato la Magistratura a fornirli, attraverso le varie sentenze che si sono susseguite nel corso del tempo. Alla luce di queste sentenze, una circolare INPS ci fornisce una serie di casi per i quali il lavoratore può dimettersi.
Esempi
La circolare INPS n.163/2003, considera giusta causa una delle seguenti motivazioni:
- Mancato pagamento dello stipendio;
- Molestie sessuali da parte dei colleghi;
- Peggioramento delle mansioni lavorative;
- Mobbing;
- Cessione d’azienda se questa produce “sostanziali modifiche” del rapporto di lavoro. Queste modifiche non devono essere necessariamente le mansioni del lavoratore, ma le condizioni di lavoro nella sua interessa. Per esempio il semplice cambio di CCNL di riferimento, può determinare già le dimissioni per giusta causa. In tal caso il dipendente può dimettersi per giusta causa entro 3 mesi dalla cessione (art. 2112 c.c.);
- Trasferimento del lavoratore ad altra sede, senza che sussistano le comprovate esigenze aziendali individuate dall’art. 2103 del c.c.;
- Ingiurie subite dal superiore.
Rientrano tra le ipotesi di giusta causa (individuate sempre da sentenze della Cassazione) anche:
- Demansionamento;
- Pretesa del datore di lavoro a effettuare operazioni illecite;
- Mancato pagamento dei contributi previdenziali (purché il lavoratore non abbia a lungo tollerato tale mancanza;
- Trasferimento del lavoratore oltre 50 km, oppure che sia raggiungibile con mezzi pubblici in un tempo di oltre 80 minuti. In tal caso hai diritto alle dimissioni per giusta causa anche se sussistono comprovate esigenze aziendali che hanno determinato il trasferimento;
- Motivi di salute, ma solo quando il lavoratore ha un aggravamento tale da non poter continuare neanche temporaneamente il lavoro;
Non rappresentano motivo di dimissioni per giusta causa la presenza di un invalido da assistere in famiglia e neanche lo stipendio basso. Lo stipendio infatti si decide in fase di trattativa: nel momento in cui firmi il contratto accetti quello stipendio. E’ chiaro che puoi sempre dimetterti, ma non rappresenta giusta causa.
Diverso è il caso in cui tu abbia firmato per uno stipendio e poi l’azienda ti versa un importo decisamente inferiore: a quel punto le tue eventuali dimissioni sono certamente per giusta causa, sempre che tu e il datore di lavoro non vi mettiate d’accordo.
NASPI disoccupazione
Se hai deciso di dimetterti e c’è una giusta causa che motiva le tue dimissioni, hai diritto alla NASPI. Le dimissioni per giusta causa infatti, non rappresentano delle vere e proprie dimissioni volontarie. In un certo senso, è come se fossi “costretto” a causa del peggioramento delle condizioni di lavoro.
Se ti licenzi per uno dei motivi di cui sopra quindi, hai diritto alla NASPI, ossia l’indennità di disoccupazione che puoi richiedere all’INPS.
Come fare convalida
Anche le dimissioni per giusta causa vanno convalidate. A partire dal 2012 infatti, tutti i lavoratori che si dimettono (per giusta causa e non) devono convalidarle, a scelta tra una delle seguenti modalità:
- Presso la DTL (Direzione Territoriale del Lavoro) o il CPI (Centro per l’Impiego) territorialmente competenti;
- Oppure Presso le sedi individuate dal CCNL.
Contestate dal datore di lavoro
In caso di dimissioni per giusta causa, puoi dimetterti in tronco: non sei assolutamente tenuto a rispettare i termini di preavviso. Puoi andar via dall’azienda in qualunque momento.
Nessuno può obbligarti a rimanere in un’azienda dove c’è una giusta causa di dimissioni. Se il datore di lavoro non ti paga lo stipendio, o stai subendo molestie per esempio, hai tutto il diritto di andar via senza indugio.
Indennità di preavviso
All’azienda non devi neanche pagare l’indennità di mancato preavviso, anzi, è l’azienda che deve pagarla a te. Le dimissioni infatti non sono volontarie, ma è come se fossi costretto dalle circostanze.
Se quindi per esempio il tuo CCNL prevede un mese di preavviso, non sei obbligato a darlo, anzi, l’azienda deve pagare a te l’indennità di preavviso.
Ricorso giudiziale
Se l’azienda nega la presenza di una giusta causa e si rifiuta di pagarti l’indennità sostitutiva del preavviso, per far valere i tuoi diritti puoi agire legalmente, fino ad arrivare anche a un processo giudiziale. In tale sede, il datore di lavoro può difendersi secondo mezzi e termini concessi dalla legge.
Il tribunale accerterà la sussistenza o meno della giusta causa delle dimissioni e quindi del tuo diritto o meno a percepire l’indennità sostitutiva di preavviso.
Conseguenze per il datore di lavoro
Le conseguenze per il datore di lavoro, essenzialmente sono due:
- Perde il lavoratore in tronco. Chi si dimette per giusta causa infatti, non è tenuto a dare preavviso.
- Deve pagare al lavoratore l’indennità sostitutiva di preavviso. Infatti, non solo il lavoratore non è tenuto al preavviso, ma deve pure riceverlo dall’azienda. Se quindi il CCNL prevede una mensilità come indennità sostitutiva di preavviso, l’azienda deve versargli tale mensilità. A cui si aggiungono ovviamente TFR maturato, stipendio non ancora pagato, ferie non godute, ecc..
Ferie non godute
Se ti dimetti per giusta causa, il datore di lavoro non può certo negare i tuoi diritti. Dovrà quindi versarti:
- Stipendio e ferie non godute;
- Ratei di tredicesima ed eventuale quattordicesima (laddove prevista nel contratto);
- Liquidazione (TFR maturato).
Inoltre, come spiegato sopra, deve versarti anche l’indennità sostitutiva di preavviso.
Maternità
Non sono poche le mamme che decidono di dimettersi, per poter accudire il proprio bebè. La donna lavoratrice, quando è incinta, ha diritto a 5 mesi di astensione obbligatoria e 6 mesi di astensione facoltativa.
Se però, per qualsiasi motivo, al termine della maternità decidi di lasciare il lavoro, hai diritto a una serie di tutele. Leggi questa guida sulle dimissioni entro l’anno del bambino.