Sei un lavoratore dipendente (a tempo determinato o indeterminato) oppure assimilato (con contratto a progetto per esempio) e vorresti aprire una partita IVA. E’ possibile avere partita IVA e lavoro da dipendente insieme o potrebbe sorgere un conflitto di interessi? E per quanto riguarda invece la doppia contribuzione INPS?
Vediamo di seguito di dare la risposta alle domande più salienti: vediamo i casi in cui i due redditi possono coincidere, se è possibile aprire partita IVA anche per un dipendente pubblico, i contributi INPS da versare, quando è possibile evitare la doppia imposizione INPS e quando aderire al regime dei contribuenti minimi.
Dipendente e partita IVA: conflitto di interessi
Non si può dare una risposta in termini assoluti e decisivi, ma occorre valutare il singolo caso. Se nel tuo contratto di lavoro é sancito il divieto di concorrenza, sia in proprio che presso terzi, probabilmente potrebbe sorgere un confitto di interessi tra la tua azienda e la tua attività in proprio. Ma, se per esempio, lavori come impiegato in un negozio di elettronica e decidi di avviare anche una tua attività di assistenza pc, non sorge il conflitto di interessi, perchè durante il lavoro da dipendente vendi prodotti, in quello autonomo ti occupi invece di assistenza. E’ quindi opportuno analizzare bene la situazione e capire se, il datore di lavoro, una volta venuto a conoscenza del tuo doppio lavoro, possa chiederti di scegliere tra l’uno o l’altro.
Ovviamente il tuo secondo lavoro non deve mai togliere tempo a quello da dipendente, nè influire negativamente su di esso in termini di qualità.
Doppia contribuzione INPS
Altro dubbio che affigge i nuovi aspiranti imprenditori e liberi professionisti: “dovrò pagare due volte i contributi, sia quelli pagati dal datore di lavoro, sia quelli miei derivante dal lavoro autonomo?” La risposta é semplice: se hai un lavoro a tempo determinato o indeterminato e full time (o comunque con almeno 26 ore lavorative settimanali), non sei obbligato a pagare anche i contributi INPS (nella gestione separata) per la tua attività, quindi niente doppia contribuzione INPS, purchè l’attività da dipendente sia prevalente. Cosa significa che “l’attività da dipendente deve essere prevalente”? Significa che il reddito deve essere maggiore rispetto a quello ottenuto con l’attività autonoma e deve essere anche maggiore il tempo dedicato al lavoro. Se quindi per esempio, con il tuo lavoro full time guadagni 1700 euro lordi al mesi, mentre con la partita IVA fatturi 5000 euro al mese, è chiaro che l’attività autonoma è prevalente e quindi dovrai pagare i contributi INPS, non puoi esimerti dalla doppia imposizione.
Se, invece, hai un lavoro part time o a progetto (che, come sappiamo, non prevede un orario di lavoro), non puoi evitare la doppia contribuzione.
Altro discorso merita il caso di contratto a tempo determinato. Se è full time si potrà evitare la doppia imposizione, ma nel caso in cui non venga rinnovato, si dovrà tornare a pagarla. In questo caso quindi è opportuno analizzare bene la situazione con il proprio commercialista.
Regime dei minimi
Chi ha un lavoro da dipendente, può avvalersi del regime dei contribuenti minimi se apre la partita IVA? Certamente, non ci sono incompatibilità, oltre a quelle di cui parlate sopra, purchè ovviamente l’attività di lavoro autonomo abbia tutti i requisiti idonei per aderire al regime dei minimi.
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