L’esecuzione forzata è l’espropriazione dei beni: una procedura usata dai creditori per far valere un proprio credito non riscosso. Praticamente, se no paghi i tuoi debiti, puoi rischiare (a seconda del debito), che l’ufficiale giudiziario venga a casa tua a prendere i tuoi oggetti di valore.
In questa guida completa sull’esecuzione forzata ti spiego cos’è e cosa vuol dire, ti fornisco più di un esempio concreto, ti spiego cosa possono prendere gli ufficiali giudiziari ed entro quali tempi, la differenza tra esecuzione forzata in forma specifica e in forma generica, infine cosa succede in caso di esecuzione per sfratto o per recupero somme dovute all’Agenzia delle Entrate.
Indice
Cos’è e cosa vuol dire
Supponiamo che tu abbia un debito verso qualcuno (per esempio una banca) e inizi a non pagarlo.
La banca ti farà dei richiami, delle richieste, degli inviti a pagare. A un certo punto avvierà delle pratiche legali per rientrare in possesso del suo denaro. Queste pratiche legali potrebbero concludersi appunto con l’espropriazione forzata dei tuoi beni e la successiva vendita all’asta.
La banca, per poter avviare la procedura legale, deve possedere un titolo esecutivo, ossia un documento concreto che attesti l’esistenza del credito. Per esempio una sentenza di un giudice.
Quali sono i titoli esecutivi:
- La sentenza di un giudice;
- Cambiali;
- Scritture private autenticate;
- Altri titoli di credito (per esempio assegno bancario o circolare).
Non può ricorrere alla procedura di espropriazione chi possiede un titolo NON esecutivo, per esempio una semplice fattura non pagata. In questo caso, per ottenere l’esecuzione forzata, il creditore deve rivolgersi al giudice, il quale deve sentenziare l’esistenza del credito a suo favore. La sentenza di un giudice è un titolo esecutivo.
Senza titolo esecutivo infatti, non si può procedere ad alcuna espropriazione. Supponiamo che tu non abbia pagato una bolletta. Stai ricevendo telefonate da una società di recupero crediti che ti minaccia dicendo che, se non paghi entro una settimana, ti manda l’ufficiale giudiziario a casa a espropriarti i beni. Non è vero (e non è neanche legale fare queste minacce!).
La bolletta non è un titolo esecutivo, quindi ti stanno solo prendendo in giro. La società verso cui sei debitore, deve prima rivolgersi al giudice per poter espropriarti beni, tu devi ricevere una specifica notifica a casa (che contenga il titolo esecutivo o la sentenza o il decreto ingiuntivo), in modo che tu possa decidere di pagare per evitare l’espropriazione, insomma per concludere tutto con una soluzione pacifica.
Esempio
Supponiamo che tu abbia fatto costruire una piscina a casa tua, per un costo totale di 20 mila euro. Tu e il costruttore vi accordate per pagare 5.000 euro a inizio lavori e i restanti 15.000 euro alla fine. Consegni quindi un assegno di 15 mila euro, ma quando il costruttore va a riscuoterlo, non ci sono fondi.
Ti contatta per invitarti al pagamento. Se dopo ripetuti richiami, continui a non pagare, il costruttore può chiedere l’esecuzione forzata dei tuoi beni. Non c’è bisogno di una sentenza del giudice perché l’assegno è già un titolo esecutivo.
Altro esempio.
Supponiamo che tu abbia avuto dei danni al tuo appartamento, a causa delle negligenze della persona che abita al piano di sopra. Non riuscite a trovare un accordo di risarcimento, quindi intenti una causa legale. Il giudice ti dà ragione: condanna la controparte a pagarti un bel risarcimento.
Ma purtroppo questa persona continua a non pagarti: puoi procedere con l’esecuzione forzata.
Cosa possono prendere
L’ufficiale giudiziario incaricato della procedura, dal domicilio del debitore può prendere qualsiasi cosa abbia un certo valore, quindi per esempio:
- Quadri;
- Computer, tv o altri elettrodomestici;
- Gioielli;
- Mobili di un certo valore;
- Vestiti e biancheria di un certo valore;
- Denaro contante trovato in casa.
Oltre a questi beni, il creditore può ottenere anche il pignoramento del conto corrente, oppure di una parte dello stipendio.
In forma specifica e generica
L’esecuzione forzata può essere di due tipi:
- Esecuzione forzata in forma specifica: é l’esecuzione forzata che permette al creditore di raggiungere un preciso obiettivo. Di solito si tratta di pretese non di denaro, ma di cose da fare (obblighi di fare) o da non fare. Per esempio, si parla di esecuzione forzata in forma specifica quando un soggetto vince una causa per l’abbattimento di un albero del vicino che gli creava danni. Se il soggetto non provvede ad abbatterlo, si può ottenere l’esecuzione forzata.
- Esecuzione forzata in forma generica: è l’esecuzione forzata che ha per oggetto del denaro. Un soggetto è debitore di denaro e, se non paga, il creditore può ottenere l’espropriazione dei suoi beni. In questo caso l’ufficiale espropria i beni del debitore, per poterli vendere all’asta e, col ricavato, soddisfare il creditore.
Tempi
I tempi dipendono innanzitutto dal titolo che possiede il creditore:
- Se possiede un titolo esecutivo, per esempio una cambiale, può chiedere direttamente un precetto per espropriare i beni del suo debitore e in genere entro circa 6 mesi, dovrebbe concludersi tutto.
- Se possiede un titolo non esecutivo, per esempio una fattura non pagata, occorre più tempo. Il creditore infatti, deve prima rivolgersi al giudice e chiedere un decreto ingiuntivo. In questo caso i tempi sono meno definiti, dipende molto anche dal carico di lavoro del tribunale. Può trascorrere un anno ma anche più.
Tributaria: mancato pagamento Agenzia delle Entrate
Se hai un debito non pagato con l’Agenzia delle Entrate, essa può avviare una procedura di riscossione forzata, in modo da recuperare le somme che devi. Prima di avviare l’azione legale, devi inviarti una intimazione di pagamento.
A partire da questa data (invio dell’intimazione di pagamento), l’Agenzia delle Entrate ha un anno di tempo per intraprendere azioni esecutive finalizzate a recuperare i suoi crediti (decreto Semplificazioni 2020). Tuttavia, prima della scadenza dell’anno, l’agente di riscossione può inviarti un nuovo atto di intimazione di pagamento, quindi far ripartire il termine di un anno.
Sfratto
In caso di sfratto, l’esecuzione forzata consiste in un obbligo di fare, ossia di lasciare l’immobile. Se l’inquilino non lascia l’immobile, possono anche intervenire le forze dell’ordine e chiedere l’intervento di un fabbro, che forzerà la serratura.
Il proprietario non ottiene lo sfratto all’improvviso, deve prima avviare una specifica procedura, che si conclude appunto con lo sfratto forzato. Occorre la sentenza del tribunale: tramite questa sentenza lo sfratto diventa esecutivo. Dunque il proprietario può ottenere l’allontanamento forzato dell’inquilino dall’appartamento.
Dopo quanto tempo lo sfratto diventa esecutivo
In udienza, il giudice emette l’ordinanza di convalida di sfratto e condanna l’inquilino a lasciare l’immobile. In genere a questo punto l’inquilino, ormai alle strette, chiede qualche giorno per portar via mobili e oggetti personali dall’immobile e lasciarlo finalmente al legittimo proprietario. Se non lo fa entro un ragionevole lasso di tempo, il proprietario può agire in via esecutiva, chiedendo l’aiuto dell’ufficiale giudiziario.