Sei iscritta alla gestione separata INPS, dunque sei una libera professionista oppure una collaboratrice con contratto CO.CO.CO. (collaborazione coordinata e continuativa). Ti stai dunque chiedendo quali diritti e tutele ti spettano in caso di gravidanza e maternità.
In questa guida completa su Gestione Separata e maternità ti spiego come funziona, quali tutele ti spettano, come chiedere l’indennità di tutela, quanto spetta, per quale periodo, i requisiti per poter presentare domanda, infine i casi in cui l’indennità di tutela spetta al padre invece che alla madre.
Cos’è e come funziona
Se sei una lavoratrice iscritta alla Gestione Separata INPS e sei in gravidanza, hai diritto di astenerti al lavoro per un certo periodo e a ricevere l’indennità di maternità. In presenza di determinate condizioni, l’indennità spetta al padre.
Nello specifico hai diritto a cinque mesi di astensione dal lavoro e cinque mesi di indennità di maternità. A differenza delle lavoratrici dipendenti però, che devono obbligatoriamente astenersi dal lavoro, tu puoi anche lavorare in questo periodo. La scelta sta a te.
Proprio così: durante i cinque mesi in cui percepisci l’indennità, se lo desideri, puoi persino continuare a lavorare. Percepirai comunque l’indennità INPS, a prescindere dalla tua effettiva astensione al lavoro. Questa è la prima grande differenza tra lavoratrici dipendenti e autonome: puoi continuare a lavorare, ottenere il tuo reddito da autonoma e in più anche l’indennità di maternità relativa ai cinque mesi.
Durata
Hai diritto a cinque mesi di indennità di maternità, che partono due mesi prima del parto e finiscono tre mesi dopo. Grazie alla flessibilità, puoi decidere di andare in maternità anche solo un mese prima del parto e fare i restanti quattro mesi dopo.
Addirittura, volendo e se le condizioni di salute lo permettono, puoi andare a lavoro fino alla data del parto e fare tutti i cinque mesi dopo. Tutto dipende dalla tua scelta e, chiaramente, dalle condizioni di salute che ti permettono di posticipare la sospensione del lavoro.
Anche il fatto di continuare o meno a lavorare durante l’indennità, dipende da te. Se lo desideri puoi anche rinunciare al periodo di astensione oppure rinunciare parzialmente. Percepirai lo stesso l’indennità di maternità: essa prescinde dal fatto di astenerti effettivamente dal lavoro, ti spetta comunque.
Esempio
Supponiamo che tu sia incinta. Hai diritto all’astensione a partire dalla fine del settimo mese di gravidanza.
Requisiti
Per accedere alla tutela, nei 12 mesi precedenti l’inizio del periodo di maternità, devi aver maturato almeno un mese intero di contributi INPS presso la Gestione Separata.
Quindi, se per esempio sei incinta e la tua data presunta del parto è il 13 dicembre 2023, significa che puoi iniziare l’astensione a partire dal 13 ottobre 2023. Per avere diritto alla maternità, nell’anno precedente, ossia dal 13 ottobre 2022 al 12 ottobre 2023, devi aver maturato almeno un mese di contributi presso la Gestione Separata INPS.
Se il tuo committente (il datore di lavoro per intenderci) non ha versato i tuoi contributi, e quindi non hai raggiunto la mensilità di contribuzione, hai diritto comunque all’indennità. Purché tu non sia corresponsabile o responsabile del mancato pagamento dei contributi. In altre parole, se la mancanza è causata solo dal committente, la tua indennità di maternità è comunque garantita (principio di automaticità delle prestazioni, ai sensi dell’art. 64-ter del d.lgs. 151/2001).
Importo: quanto spetta
Durante il periodo indennizzabile, a prescindere dalla tua effettiva astensione al lavoro, hai diritto a un’indennità giornaliera pari all’80% di 1/365 del reddito che hai percepito in funzione della tua attività autonoma (che può essere attività da libero professionista oppure attività di collaborazione coordinata e continuativa), entro il limite stabilito annualmente.
In parole povere, ti spetta l’80% di quello che in genere guadagni, ma con un preciso limite stabilito ogni anno. Se quindi per esempi guadagni 10.000 euro al mese, non ti spetteranno 8.000 euro di indennità, ma un importo sicuramente più basso, entro il limite che ogni anno stabilisce la legge.
- Se sei una lavoratrice con contratto di Co.Co.Co., il reddito di riferimento è quello che risulta dalla dichiarazione del committente, relativa ai contributi che ha versato in tuo favore.
- Se sei una lavoratrice libera professionista, il reddito di riferimento è quello risultante dalla tua dichiarazione dei redditi.
Chi la paga
L’indennità la paga direttamente l’INPS sul tuo IBAN. Dunque, nella domanda di indennità, devi indicare il tuo IBAN di conto corrente o conto postale sul quale bonificare l’importo. Va bene anche una Postepay Evolution, perché ha un IBAN, quindi è adatta a ricevere bonifici. Così’ come va bene la Postepay Evolution, va bene qualsiasi altra prepagata dotata di IBAN.
Diversamente da quanto avviene per le lavoratrici dipendenti dunque, non è il committente ad anticipare l’indennità, ma la versa direttamente l’INPS alla lavoratrice.
Domanda
La domanda va fatta a parto avvenuto. Puoi presentare domanda tramite:
- Il sito INPS;
- Call center INPS, che risponde al numero 803 164 (da usare se chiami da telefono fisso, la chiamata è gratuita) oppure 06 164 164 (se chiami da cellulare, a pagamento);
- Patronati. I patronati presenti nella tua zona, possono aiutarti nella compilazione della domanda. Questa opportunità è sicuramente interessante se per esempio non hai molta dimestichezza con l’uso del pc.
Paternità
L’indennità spetta al padre, dunque prende il nome di indennità di paternità solo nei seguenti casi:
- Morte della madre;
- Grave infermità della madre;
- Abbandono del figlio da parte della madre;
- Mancato riconoscimento del neonato da parte della madre;
- Ottenimenti dell’affidamento esclusivo del figlio per il padre.
L’indennità dura per tutto il periodo di maternità non fruito dalla madre, dunque cinque mesi. L’indennità, anche in questo caso, la paga l’INPS direttamente sul conto corrente del padre, su carta prepagata con IBAN, oppure con bonifico domiciliato presso ufficio postale.