La dipartita di una persona cara è un momento terribile per chiunque. Al dolore si aggiungono anche le pratiche burocratiche da dover gestire e che non sempre sono chiare, al punto che alcune persone rinunciano ai propri diritti, proprio a causa della difficoltà di reperire informazioni sulla procedura.
In questa guida completa sull’indennità per morte ti spiego cos’è e come funziona, sia in regime retributivo che contributivo o misto, a chi spetta, come calcolare l’importo spettante, il pagamento una tantum e infine come presentare domanda per ottenerla.
Cos’è e come funziona
Pensione in caso di morte prematura. Se il tuo coniuge lavorava e muore prima della pensione INPS, hai diritto a ricevere un aiuto dallo stato: la pensione indiretta, ossia una sorta di reversibilità. Ne hai diritto solo se il tuo coniuge aveva maturato i seguenti requisiti:
- 15 anni di assicurazione e contributi;
- Oppure 5 anni di assicurazione e contributi, di cui un minimo di 3 anni nei 5 anni precedenti il decesso.
Pensione indiretta
Se tuo marito (o moglie), aveva maturato uno di questi due requisiti, allora hai diritto alla pensione indiretta. Che per capirci meglio, è una sorta di reversibilità, ma il suo nome specifico è appunto “pensione indiretta”. la pensione di reversibilità infatti è quando il deceduto era già pensionato e la sua pensione passa a te, suo superstite.
La pensione indiretta invece è quando il deceduto non aveva pensione, ma aveva maturato i requisiti che ti ho esposto sopra (15 o 5 anni di contributi). Lo scopo è quello di aiutare chi subisce la perdita di un caro, che contribuiva economicamente alla famiglia: al dolore si aggiungono anche le difficoltà economiche, ecco perché questo aiuto. Che è un tuo diritto a tutti gli effetti, visto che il deceduto pagava i contributi INPS.
E se non hai diritto alla pensione indiretta?
E tutti gli altri? Se il coniuge muore prima della pensione INPS e non ha neanche i requisiti per la pensione indiretta che ti ho spiegato nel paragrafo precedente, c’è un altro aiuto residuale: l’indennità di morte.
Hai diritto a una di queste prestazioni:
- Indennità per morte ai superstiti, se al deceduto si applicava il sistema retributivo o misto. Praticamente, per essere chiari e semplici, il sistema retributivo e misto si applica ai lavoratori che hanno iniziato a lavorare prima del 1 gennaio 1996. Se quindi il deceduto aveva iniziato a lavorare prima del 1996, allora hai diritto all’indennità di morte ai superstiti.
- Indennità una tantum ai superstiti, se al deceduto si applicava il sistema contributivo. Il sistema contributivo si applica ai lavoratori che hanno iniziato a lavorare a partire dal 1 gennaio 1996. Se quindi il deceduto aveva iniziato a lavorare a partire (o dopo) il 1996, allora hai diritto all’indennità una tantum ai superstiti.
Una tantum
L’indennità una tantum è una somma che l’INPS ti paga solo una volta. Non è una pensione, che incassi ogni mese, ma una somma unica a cui hai diritto se il deceduto non era ancora pensionato e comunque non aveva neanche maturato determinati requisiti contributivi per farti ottenere la pensione indiretta.
I contributi che ha pagato quindi, vanno persi? Assolutamente no: l’INPS ti attribuisce un assegno una tantum, il cui importo varia in base a due fattori:
- Gli anni lavorati e quindi i contributi maturati;
- La data in cui ha iniziato a lavorare e versare contributi, se prima o dopo il 1996.
È vero che si tratta di una somma una tantum, diversamente da una pensione, che rappresenta una sicurezza maggiore visto che l’INPS versa quest’ultima ogni mese per tutta la vita del superstite. Ma anche questo aiuto non è da sottovalutare: si tratta di un assegno che può tradursi in migliaia di euro e che sicuramente rappresentano una boccata d’ossigeno per i familiari del defunto, almeno sotto il profilo economico.
A chi spetta
Come ti ho spiegato nel paragrafo precedente, se non hai diritto alla pensione indiretta, a seconda dei casi l’INPS ti riconosce:
- Indennità per morte ai superstiti, ne ha diritto il coniuge oppure, in assenza, i figli. Non ne hanno diritto altri parenti, anche se mancano coniuge e figli.
- Indennità una tantum ai superstiti, ne hanno diritto i parenti secondo le regola previste dalla pensione ai superstiti, ossia: il coniuge, in assenza va ai figli. In assenza di coniuge e figli, ne hanno diritto i genitori. In mancanza va ai fratelli o sorelle non sposati, inabili al lavoro e che erano a carico del defunto.
Calcolo importo
Il calcolo è differente a seconda che tu abbia diritto, in qualità di superstite a:
- Indennità per morte ai superstiti. L’assegno è uguale a 45 volte il totale dei contributi che il deceduto aveva versato, con un minimo di 22,31 euro e un limite di 66,93 euro.
- Indennità una tantum ai superstiti. L’assegno è pari all’importo dell’assegno sociale moltiplicato per gli anni di contributi maturati del deceduto. Ad oggi l’assegno sociale ammonta a 458 euro. Quindi, se per esempio il deceduto aveva maturato 8 anni di contributi, ai superstiti spettano 3.664 euro. L’INPS li versa in un’unica soluzione.
Domanda
Puoi fare domanda di indennità per morte o indennità una tantum, attraverso questi canali:
- Online, sul sito INPS. Devi possedere il PIN dispositivo INPS;
- Rivolgendoti a un patronato della tua città;
- Chiamando il call center INPS al numero 803 164 (la telefonata è gratis se chiami da telefono fisso) oppure 06 164 164 (a pagamento in base al profilo tariffario attivo con il tuo gestore).
Una volta inoltrata la domanda, di solito trascorrono circa un paio di mesi di tempo affinché l’INPS la lavori e possa quindi erogare quanto dovuto. Per conoscere lo stato di avanzamento della tua pratica, puoi sempre chiamare il call center INPS.
In regime retributivo
Come abbiamo visto nei passi precedenti, le possibilità per ottenere un assegno sono due: l’aver iniziato a lavorare prima del 1996 oppure dopo il 1996. Se il deceduto ha iniziato a lavorare prima di questa data, allora significa che la sua pensione sarebbe stata calcolata con il sistema retributivo (o misto).
In questo caso l’importo riconosciuto ai superstiti è uguale a 45 volte il totale dei contributi versati nella Gestione INPS, con minimo di 22,31 euro e un limite di 66,93 euro