Negli ultimi anni il termine sostenibilità è al centro dell’attenzione e, gradualmente ma in maniera inarrestabile, le aziende stanno incorporando criteri di sostenibilità nella loro gestione. Di conseguenza, gli investitori privati e istituzionali stanno iniziando a richiedere indici globali di investimento sostenibile che fotografino in modo affidabile l’evoluzione dei loro investimenti sostenibili.
In questa guida completa sugli indici di sostenibilità ti spiego cosa sono e ti fornisco la definizione, alcuni esempi concreti, quali requisiti devono avere per essere affidabili e quali sono gli obiettivi che un’azienda deve raggiungere per essere sostenibile dal punto di vista ambientale.
Indice
Definizione
Gli indici di sostenibilità sono indici di Borsa che mostrano quanto le aziende lavorino nel rispetto dell’ambiente. Questi indici dunque, cercano di sintetizzare, spesso con un unico dato numerico, concetti molto complessi legati alla sostenibilità ambientale dell’azienda.
Sicuramente non è semplice riassumere tanti aspetti in un unico dato, ma è importante e utile per avere un’idea quanto più generale dell’azienda. Per capire quanto agisce in modo responsabile quando si tratta di ambiente.
Cosa sono
Utenti finali e risparmiatori, sono sempre più attenti alle questioni ambientali delle aziende. Basti pensare a quante persone decidono di comprare solo ed esclusivamente prodotti a basso impatto ambientale, alle campagne nazionali e mondiali di sensibilizzazione.
Anche chi investe in Borsa può decidere di indirizzare i propri risparmi verso queste aziende più attente. E non solo per “premiarle”, ma perché appunto, il crescente interesse da parte degli utenti finali, spesso si trasforma anche in buone performance sui mercati.
Questi indici cercano di mostrare gli investitori alla ricerca di progetti etici, quali aziende rappresentano un investimento socialmente responsabile. Gli indici solitamente vengono aggiornati ogni anno e dunque le società vengono monitorate per tutti i dodici mesi.
Esempi
Tutti gli indici condividono una metodologia di lavoro oggettiva e complessa che considera molteplici fattori. Alcuni indici valutano il livello di emissioni inquinanti, altri le prestazioni in termini di riciclo, gli altri l’impatto sulle acque, altri ancora la riduzione dell’uso dell’energia elettrica. Insomma, gli indici sono tanti e si basano su parametri misurabili.
Alla luce di ciò, non esiste un solo indice che indichi la sostenibilità, ma decine. Ognuno esprime un aspetto più di un altro e fotografa la politica di sostenibilità aziendale in modo diverso.
Ad esempio il Dow Jones Sustainability Index (DJSI) valuta la governance aziendale, la gestione del rischio, il marchio, la mitigazione dei cambiamenti climatici, gli standard applicati sulle politiche di lavoro.
Il DJSI tra l’altro, non è un solo indice, ma comprende un’intera famiglia di indici basati su regioni geografiche quali: Europa, Nord America, Nord America e Asia, ma anche indici basati su specifiche attività, come gli “indici blue chip”.
Requisiti
Per avere indici efficaci, che realmente sappiano fornire una fotografia generale della sostenibilità aziendale, è necessario crearli attraverso processi condivisi a livello mondiale, in modo da garantirne l’affidabilità.
I modelli che forniscono queste garanzie sono:
- Modello PSR, sviluppato dall’OCSE;
- Modello DPISR, sviluppato dal JRC (Joint Research Centre della Commissione Europea), che è il più completo.
Ambiente
Il 25 settembre 2015 le Nazioni Unite hanno approvato l’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile, la quale comprende 17 obiettivi che ogni nazione deve raggiungere entro il 2030. Un’azienda che opera tenendo a mente questi obiettivi, ha sicuramente più opportunità di avere un buon indice di sostenibilità ambientale.
L’Agenda è basata su un modello che ha una visione molto più ampia del concetto di sostenibilità: ambiente, economia e società sono legati in modo inscindibile, tutti gli elementi della società sono chiamati a lavorare per il miglioramento dell’ambiente e tutti i paesi hanno obiettivi chiari e comuni.
Il modello non prevede più differenze tra paesi sviluppati, emergenti e in via di sviluppo. E’ chiaro che problemi possono essere diversi a seconda del livello di sviluppo raggiunto, ma ogni Paese deve contribuire significativamente allo sforzo definendo la propria strategia e rispondere all’ONU.
Per quanto riguarda le aziende, possono seguire gli obiettivi tramite una condotta aziendale responsabile indicata nelle Linee Guida OCSE e in altri standard internazionali ivi richiamati, che impattano non solo sull’ambiente, ma anche a livello sociale. Occorre infatti garantire lavoro dignitoso per tutti e promuovere la dimensione sociale e umana della globalizzazione.
I 17 obiettivi di sviluppo sostenibile indicati nell’Agenda, sono:
- Porre fine alla povertà, garantendo un lavoro dignitoso a tutti;
- Eliminare la fame;
- Assicurare una vita sana per tutti e a ogni livello di età;
- Assicurare l’istruzione base a tutta la popolazione e migliorare le opportunità di apprendimento, in modo che i giovani continuino gli studi;
- Promuovere l’uguaglianza di genere, ridurre il divario delle opportunità tra uomo e donna, la differenza degli stipendi;
- Assicurare la disponibilità e migliorare la gestione dell’acqua;
- Assicurare a tutti l’accesso all’energia, e che sia affidabile e a basso impatto ambientale;
- Promuovere la crescita economica limitando al massimo gli impatti negativi sull’ambiente;
- Costruire infrastrutture resilienti e sicure;
- Ridurre la disuguaglianza all’interno e tra i paesi;
- Rendere le città sicure e sostenibili;
- Combattere il cambiamento climatico e i suoi impatti;
- Rispettare e conservare le risorse marine;
- Proteggere l’ecosistema;
- Promuovere società pacifiche;
- Rafforzare il partenariato globale per lo sviluppo sostenibile.