Lavorare all’estero può essere la tua prima esperienza di vita se hai 20 anni, oppure può essere la scelta che cambierà la tua esistenza per sempre se ne hai più di 30 o 40. Non c’è un’età in cui si debba rinunciare ai propri sogni e alle speranze. Il momento per gettare tutto alle spalle e iniziare tutto da capo per un futuro migliore, è questo.

In questa guida su come lavorare all’estero ti spiego qual è l’idea che devi farti prima di partire, a cosa devi pensare, come affrontare il problema della lingua, cosa fare se possiedi un diploma una laurea o nessuno di questi due ed infine ti elenco una serie di informazioni molto importanti per la ricerca di lavoro in alcuni Paesi europei e non.

Forma mentis

Uno studio condotto da Erasmus Plus ha messo in evidenza come, giovani che studiano o fanno una prima esperienza all’estero, abbiano meno difficoltà nella ricerca di un lavoro: il tasso di disoccupazione di chi ha partecipato a un progetto Erasmus è più basso del 23% rispetto a chi non è mai stato all’estero.

Un’esperienza all’estero prevede maggiori responsabilità, obbliga ad affrontare le difficoltà, a gestire la nostalgia e il sentirsi soli lontani da parenti e amici. In cambio però, forma il carattere, la cultura, inietta nello spirito la giusta dose di determinazione per fronteggiare le avversità del mondo del lavoro e non solo.

Grazie all’esperienza all’estero puoi:

  • Imparare una nuova lingua;
  • Confrontarti con una cultura diversa;
  • Conoscere nuove persone;
  • Ampliare i tuoi orizzonti e avere una nuova prospettiva del mondo.

Per l’Erasmus c’è l’Università che ti accompagna mano per mano in questo percorso, ma quando si tratta di trovare un lavoro, la situazione cambia completamente: devi essere tu a gestire la tua partenza, la ricerca di lavoro e tutti i documenti. Ci sono problemi di visto, permessi di lavoro e altre problematiche da affrontare.

Lingua

È vero che ci sono molte nazioni dove l’inglese è una lingua parlata dalla stragrande maggioranza della popolazione (come per esempio in Olanda, in Lussemburgo, in Norvegia) ma imparare la lingua del posto è molto importante per integrarsi perfettamente nella società. E la cosa migliore da fare è iniziare a studiarla ancor prima di partire, in modo da crearsi almeno delle basi.

Partire e poi imparare la lingua sul posto non è così semplice. Certo, tanti anni fa molti nostri connazionali sono partiti in USA o in Australia senza conoscere una parola di inglese. Ma oggi la situazione è molto diversa. Non conoscere la lingua rende più difficile l’ottenimento di un lavoro. Probabilmente non riuscirai neanche a ottenere un colloquio, non potendolo sostenere in lingua.

La concorrenza oggi è spietata e per un datore di lavoro non è così difficile trovare qualcuno che abbia le tue stesse competenze e che conosca anche la lingua. Purtroppo sono tanti gli espatriati che ogni anno vanno all’estero e poi sono costretti a tornare in Italia, proprio a causa della scarsa conoscenza linguistica che impedisce di integrarsi nel lavoro.

La scarsa conoscenza della lingua tra l’altro, si ripercuote non solo nel mondo del lavoro, ma in più ambiti: a livello burocratico, nel momento in cui devi iscrivere i figli a scuola, nella ricerca di una casa, nella stipulazione di un contratto, oppure se ti ammali e hai bisogno di spiegazioni mediche.

Attenzione

L’importanza della lingua non ha nulla a che vedere con il livello di istruzione. Può essere il tuo fattore di successo o fallimento indipendentemente dal posto di lavoro che cerchi, che si tratti di un lavoro da cameriere, da operaio o da manager.

La miglior cosa da fare quindi, è iscriverti a un corso di lingua già da ora e pensare alla tua partenza tra qualche mese, quando avrai almeno delle basi. Ci sono tanti corsi anche online e molto economici, o addirittura gratuiti. Sicuramente un corso gratuito non offrirà gli stessi servizi di un corso di alto livello, ma con pazienza e impegno puoi crearti delle competenze anche senza spendere un centesimo.

Suggerimento

Se non conosci la lingua ma non vuoi assolutamente rimandare la tua partenza, puoi cercare lavoro nelle aziende italiane all’estero, soprattutto nei ristoranti. Nelle cucine si cercano spesso aiuto cuoco e lavapiatti, dove non è necessario il contatto con il pubblico ma basta la tua buona volontà. Nel frattempo che lavori puoi iscriverti a un corso per apprendere la lingua.

Educazione

Che tu possegga un diploma o una laurea o nessuno dei due non importa: molto probabilmente all’estero avrai più possibilità che qui in Italia. Che tu voglia fare il panettiere, il pizzaiolo, il cameriere, il muratore, all’estero troverai molte più possibilità, soprattutto se conosci almeno le basi della lingua.

Se invece possiedi una laurea, paradossalmente potresti avere qualche problema: il tuo titolo potrebbe non essere riconosciuto. A livello europeo infatti, non esiste un accordo per il riconoscimento delle lauree. I sistemi di istruzione infatti, rientrano nelle competenze nazionali, ogni Paese decide le norme da applicare per il riconoscimento e quindi stabilisce se il tuo titolo è adatto, oppure se hai bisogno di esami di integrativi o, nel peggiore dei casi, di rifare tutto da capo.

Esempio

Dopo la laurea in Italia, Giulia ha deciso di trasferirsi in Francia per proseguire con un corso di specializzazione. Si è rivolta a un’università francese, ma la sua laurea è stata riconosciuta solo come “license”, un titolo inferiore alla laurea. Quindi ha dovuto frequentare altri due anni di università francese per poter poi accedere al corso.

Suggerimento

Informati quindi presso un Università della nazione in cui vorresti trasferirti, per sapere come viene riconosciuto il tuo titolo e se hai bisogno di esami aggiuntivi.

Età

Molti si chiedono quale sia l’età migliore per trasferirsi all’estero: se a 18 anni, a 20, a 30 o in età più avanzata, come a 40 o 50 anni. Sicuramente è più difficile trasferirsi a 40 anni piuttosto che a 20. I giovani sono maggiormente flessibili e sanno adattarsi più facilmente. Cambiare completamente vita da adulti invece, richiede sforzi maggiori.

Ma non è impossibile: gli expat over sono sempre di più, a causa delle difficoltà lavorative che si vivono in Italia. Ed è giusto che sia così: non esiste un’età limite entro cui ci si deve arrendere. Tutto dipende dalle possibilità, dalle aspirazioni, da cosa si lascia e da cosa si cerca.

Se qui in Italia hai perso tutto o quasi, se non hai più prospettive, se il lavoro scarseggia e non sai più come mantenere te e la tua famiglia, è giusto che guardi oltre i confini. È inutile fossilizzarsi in un posto che non ha nulla da offrirti e rinunciare quello che potresti trovare all’estero. Non saranno tutte rose e fiori, ma sicuramente Germania, Svizzera, Olanda, Norvegia, Australia, Nuova Zelanda e Canada sono Paesi che offrono molto di più dell’Italia sotto tanti punti di vista, non solo lavorativo.

Metti quindi da parte i sentimentalismi e le paure e inizia a organizzare il tuo trasferimento all’estero. Le chance sono due:

  1. Hai un aiuto già sul posto. Un amico, un parente che possa aiutarti, ospitarti e consigliarti nella ricerca di un lavoro. È un bene prezioso che non devi lasciarti sfuggire e a cui dovrai essere sempre grato.
  2. Cercare lavoro essendo in Italia. Consulta i siti di ricerca lavoro, iscriviti ai gruppi Facebook di expat, potresti trovare qualcosa di interessante e persino trovare un alloggio. Non sottovalutare i gruppi Facebook. Cerca gruppi dal nome “Italiani a XX” e iscriviti. I nostri connazionali sanno essere molto solidali all’estero e potrebbero darti una mano.

Dove conviene

Rispetto all’Italia, sono tanti i Paesi in cui potrebbe essere conveniente lavorare, per una migliore qualità della vita o per uno stato sociale più concreto o per delle prospettive migliori di lavoro oppure per tutte queste ragioni insieme.

Se stai pensando di trasferirti, non preoccuparti delle opportunità che potresti perdere qui: la maggior parte delle persone che se ne sono andate, dicono che lo rifarebbero senza pensarci due volte. Alcuni non hanno trovato la loro carriera ideale, ma hanno valutato molto positivamente le esperienze e la qualità della vita.