Generalmente, quando un’azienda licenzia un dipendente, nella lettera di licenziamento indica anche le motivazione che l’hanno spinta a questa scelta. Ci sono casi però, in cui non è tenuta a farlo: può licenziare senza dare alcuna motivazione.
In questa guida completa sul licenziamento ad nutum ti spiego il significato di questo termine, possibile per dirigenti, lavoratori in prova, per raggiungimento limiti di età e requisiti per la pensione di vecchiaia, infine come funziona per i lavoratori domestici, per i quali vigono regole specifiche.
Significato
Licenziamento ad nutum significa letteralmente licenziamento “secondo la volontà” ossia senza motivazione. Sta ad indicare i casi in cui la legge prevede, per il datore di lavoro, la possibilità di licenziare il dipendente, senza dovergli dare una motivazione (art. 4 Legge n. 108/1990). Ecco i casi in cui il datore di lavoro può licenziare il lavoratore:
- Lavoratore in prova. Se sei ancora in prova, il datore di lavoro può licenziarti anche subito, in tronco e senza darti le motivazioni;
- Lavoratore domestico (badanti, baby sitter, ecc.). In questo caso, il licenziamento ad nutum (senza dare motivazioni) è possibile, ma il datore di lavoro deve rispettare i termini di preavviso.
- Dirigente. In questo caso il datore di lavoro può licenziare senza dare la motivazione, ma deve rispettare i termini di preavviso. A meno che si tratti di licenziamento per giusta causa, ossia licenziamento dovuto a fatti talmente gravi da ritenere opportuno interrompere immediatamente il rapporto di lavoro (in tal caso quasi sicuramente però, indicherà i motivi nella lettera di licenziamento);
- Sportivo professionista;
- Lavoratore che ha raggiunto l’età per andare in pensione.
Vediamo i singoli casi.
Lavoratore domestico
Quello di lavoro domestico è un contratto particolare: il datore di lavoro può licenziare per qualsiasi motivo e non ha neanche l’obbligo di comunicare le motivazioni al domestico. Non è necessario che ci sia la giusta causa o il giustificato motivo per licenziare: può interrompere il contratto anche semplicemente perché non è più interessato.
L’unico obbligo che deve rispettare, è quello dei termini di preavviso: deve dare al domestico un tempo specifico durante il quale può continuare a lavorare. I termini di preavviso dipendono da due fattori: da anzianità di servizio e dagli orari di lavoro. Nello specifico ecco i termini di preavviso da rispettare (fonte INPS):
- Lavoratore domestico con meno di 5 anni di servizio e con orario di lavoro maggiore di 24 ore settimanali = in caso di licenziamento, il datore di lavoro deve dare un preavviso di almeno 15 giorni;
- Lavoratore domestico con più di 5 anni di servizio e con orario di lavoro maggiore di 25 ore settimanali = in caso di licenziamento, il datore di lavoro deve dare un preavviso di almeno 30 giorni;
- Lavoratore domestico con massimo 2 anni di servizio e con orario di lavoro fino a 24 ore settimanali = in caso di licenziamento, il datore di lavoro deve dare un preavviso di almeno 8 giorni;
- Lavoratore domestico con oltre 2 anni di servizio e con orario di lavoro fino a 24 ore settimanali = in caso di licenziamento, il datore di lavoro deve dare un preavviso di almeno 15 giorni.
Gli anni di servizio si intendono presso lo stesso datore di lavoro. Se quindi il domestico ha lavorato tre anni presso una famiglia e poi due anni presso un’altra, se quest’ultimo lo licenzia si considerano due anni di servizio e non cinque.
I giorni si intendono di calendario e non lavorativi. Esempio: un datore di lavoro licenzia un domestico e deve dare 15 giorni di preavviso. Gli comunica il licenziamento il giorno 10 ottobre: il licenziamento si finalizza il 25 ottobre. Quindi il domestico lavora fino al 25 ottobre.
Se il datore di lavoro non da’ al domestico i termini di preavviso, deve pagargli l’indennità sostitutiva di preavviso, ossia lo stipendio che il domestico avrebbe percepito se avesse lavorato. Lo stesso vale per il domestico: deve lavorare fino all’ultimo giorno, se non lo fa, il datore di lavoro, dalle ultime spettante, gli può detrarre il corrispondente stipendio dei giorni di preavviso.
Nel lavoro domestico, il licenziamento non necessita di comunicazione scritta: è sufficiente la comunicazione orale, il licenziamento a voce.
Suggerimento
Per evitare malintesi, è comunque meglio mettere per iscritto la fine del rapporto.
Giusta causa
C’è un solo caso in cui il datore di lavoro può licenziare in tronco, ossia senza rispettare i termini di preavviso. Può invitare il domestico a lasciare immediatamente il posto di lavoro e il contratto si chiude immediatamente: in caso di giusta causa, ossia motivi talmente gravi da impedire anche il proseguimento temporaneo del rapporto di lavoro. Ad esempio, l’aver beccato il domestico a rubare.
Per raggiunti limiti di età
Le regole sono diverse tra dipendenti privati e dipendenti pubblici.
Come funziona per i dipendenti privati
Il datore di lavoro può licenziare ad nutum il dipendente (ossia senza dare motivo) solo se quest’ultimo ha raggiunto i requisiti per la pensione di vecchiaia (Cassazione, sentenza n. 10883/2021). Se quindi ha raggiunto i requisiti per la pensione anticipata, non può licenziarlo ad nutum.
I requisiti per ottenere la pensione di vecchiaia sono i seguenti:
- Aver raggiunto i 67 anni di età;
- Aver accumulato almeno 20 anni di contributi;
- Aver diritto a una pensione pari almeno a 1,5 volte l’assegno sociale.
Come funziona per i dipendenti pubblici
Per i dipendenti pubblici è completamente diverso: il datore di lavoro può licenziare il dipendente pubblico già nel momento in cui raggiunge i requisiti per la pensione anticipata.
Se il dipendente pubblico raggiunge i requisiti per la pensione di vecchiaia, il licenziamento è obbligatorio. Se il lavoratore ha raggiunto i 67 anni (requisito anagrafico), ma non ha maturato il requisito contributivo (20 anni di lavoro), può continuare a lavorare fino a un massimo di 71 anni, allo scopo di raggiungere il requisito contributivo.
Preavviso
Licenziamento ad nutum non significa licenziamento in tronco: significa semplicemente che il datore di lavoro può licenziare senza dare motivazione scritta, ma deve comunque rispettare i termini di preavviso indicati dal contratto o dal CCNL di riferimento.
Il licenziamento ad nutum e in tronco (ossia senza preavviso) è possibile solo durante il periodo di prova: entrambe le parti (datore di lavoro o lavoratore) possono recedere senza dare preavviso né motivazione.