Quando il governo è colpito da crisi, la maggioranza vacilla e il Presidente della Repubblica è chiamato a intervenire per tentare di ripristinare la situazione. E’ un momento delicato che si può concludere con la creazione di nuove maggioranze, oppure con il ritorno al voto per i cittadini.
In questa guida completa sul mandato esplorativo ti spiego cos’è e cosa significa, a cosa serve, chi lo assume, quanto dura, quel è la differenza tra mandato esplorativo e preincarico e infine quante volte nella storia il Presidente della Repubblica vi ha fatto ricorso.
Indice
Governo
Quando c’è una crisi di governo, il Presidente della Repubblica avvia la procedura per formare un governo nuovo, di solito con le consultazioni: riceve tutte le forze politiche, per capire se c’è possibilità di formare una nuova maggioranza.
C’è però da dire che il presidente della Repubblica non ha alcun obbligo di iniziare le consultazioni: non c’è alcun articolo della Costituzione che lo richiede. Si tratta piuttosto di un’usanza consolidata. Riceve i presidenti dei gruppi parlamentari, i leader dei partiti, Presidenti della Camera e del Senato e gli ex-presidenti della Repubblica.
Una volte finite le consultazioni, se il Presidente necessita ancora di alcuni elementi o di fare luce su alcuni punti, può optare per un mandato esplorativo. Scopriamo cos’è e cosa significa.
Cos’è significato
Cosa significa. Il mandato esplorativo è il mandato che il Presidente della Repubblica affida a una persona di spicco in ambito politico affinché indaghi se è possibile formare una nuova maggioranza. Non é la Costituzione a imporlo: si tratta di una prassi possibile quando le consultazioni del Presidente non hanno avuto un esito chiaro e sicuro.
Ricorrere al mandato esplorativo, di fatto, allunga i tempi della crisi di governo, ma ha il vantaggio di continuare discussioni e confronti tra partiti, i quali potrebbero in questo frangente trovare dei punti comuni e formare quindi una nuova maggioranza.
Non essendo il Presidente della Repubblica obbligato al mandato esplorativo, non è quindi detto che ricorra ogni volta che c’è una crisi di governo, così come non è detto che ricorra alle consultazioni. Tutto sta nelle mani e alla discrezionalità del Presidente.
Chiaramente ciò non significa che il Presidente possa fare il buono e il cattivo tempo, semplicemente cerca di comunicare con i rappresentanti dei partiti, capire quali sono i malumori, se è possibile risolverli e partire con una nuova e solida maggioranza.
A cosa serve
Lo scopo del mandato esplorativo è quello di indagare tra i vari partiti, di sciogliere nodi e riserve, giungere a delle idee comuni e dunque a una nuova maggioranza. Il fine è quello di giungere a un chiarimento politico.
Di fatto quindi, il mandato esplorativo non è altro che un’altra serie di consultazioni. Di cui però non si occupa più il Presidente della Repubblica, visto che hanno portato a un nulla di fatto, ma un’altra figura politica.
Tale figura politica può essere il presidente della Camera, del Senato, un parlamentare o altro soggetto politico di spicco. Chi assume questo incarico inizierà le sue consultazioni, in maniera più informale rispetto a quelle tenute dal Presidente della Repubblica.
Chi lo assume
Come accennato nel paragrafo precedente, il Presidente della Repubblica è colui che affida l’incarico del mandato esplorativo. E di solito il prescelto è un soggetto politico, scelto tra chi non ambisce a diventare il presidente del Consiglio, dunque non un leader di partito.
Finora i Presidenti della Repubblica hanno affidato questo incarico sempre al Presidente della Camera dei deputati oppure del Senato. Nel momento in cui tale soggetto accetta l’incarico (ha tutto il diritto di non accettarlo infatti) inizia le consultazioni informali delle varie forze politiche.
Al termine di queste consultazioni, torna dal Presidente della Repubblica, a riferire l’esito di queste indagini. A questo punto il Presidente deve prendere atto della situazione: se c’è un indirizzo politico chiaro, se c’è una possibile maggioranza, oppure no, se anche queste consultazioni hanno portato a un nulla di fatto.
Se questo incarico si conclude con un nulla di fatto, il Presidente può persino optare per un secondo mandato esplorativo, incaricando un soggetto politico diverso dal primo. Anche stavolta non è la Costituzione a richiamarlo, ma è una prassi plausibile.
Quanto dura
Essendo quella del mandato esplorativo solo una consuetudine e non una norma costituzionale, non c’è una disciplina che la regoli in maniera specifica, né che stabilisca una sua durata.
Tuttavia, come è facile immaginare, il mandato non può certo avere una lunga durata, essendo un metodo per giungere al più presto a una maggioranza. Solitamente i mandati esplorativi durano al massimo una decina di giorni.
Differenza con preincarico
Finora abbiamo parlato di mandato esplorativo: il Presidente della Repubblica, se le consultazioni non hanno portato a nulla, può optare per il mandato, ai fini di indagine tra i vari partiti.
Quando invece dalle consultazioni emergono delle possibili maggioranze, però ci sono ancora alcuni nodi da sciogliere, il Presidente può procedere non col mandato esplorativo, ma direttamente con un preincarico.
Con il preincarico il Presidente della Repubblica si rivolge a un altro soggetto politico, che ha il compito di verificare che ci sia effettivamente una maggioranza e prendere quindi i dovuti accordi con le varie forze politiche.
Si tratta di un incarico che sottintende che probabilmente una maggioranza pronta a formarsi c’è: bisogna solo raggiungere certi accordi, trovare dei compromessi e formalizzare delle idee.
Non è però detto che il preincarico porti alla formazione del nuovo governo: nel 2013, l’allora presidente della Repubblica Napolitano conferì mandato a Bersani e quest’ultimo, dopo vari tentativi di formare il governo, comunicò che non si era concluso nulla e rimise mandato nelle mani del Presidente.
Storia
Nella storia della Repubblica, ci sono stati dodici mandati esplorativi: sette gli allora Presidenti li hanno affidati al Presidente della Camera dei Deputati e quattro li hanno affidati al Presidente del Senato.
Alcuni di questi hanno portato alla formazione di un nuovo governo, altri hanno portato a un nulla di fatto, dimostrando che non sempre tramite questo incarico si può arrivare a una soluzione.
Sei tentativi di formazione del governo non vanno a buon fine, si torna al voto dopo lo scioglimento delle Camere. A quel punto la parola passa ai cittadini, che sono chiamati a eleggere i nuovi rappresentanti e dunque a decidere nuovamente le sorti del Paese.