L’astensione obbligatoria dal lavoro dura cinque mesi, due mesi prima del parto e tre mesi dopo. Grazie alla flessibilità, puoi andare a lavoro anche fino alla fine dell’ottavo mese, quindi fare a casa un mese prima del parto e poi quattro mesi dopo. Oppure puoi andare a lavoro perfino sino alla data presunta del parto, e poi prendere i cinque mesi tutti dopo la nascita del bebè.

Ci sono però particolari casi in cui l’astensione inizia prima del canonico settimo mese, e casi in cui l’astensione obbligatoria fine ben più tardi dei classici tre mesi dopo il parto. In questa guida sulla maternità anticipata per lavoro a rischio ti spiego come funziona, la procedura da attivare, il modulo di richiesta, quanto dura e infine la retribuzione percepita.

Come funziona

In genere l’astensione obbligatoria dura cinque mesi, due mesi prima del parto e altri tre mesi dopo. Ma puoi optare anche per la formula 1+4 oppure 0+5 (flessibilità).

La flessibilità è condizionata dal fatto che il proseguo del lavoro non pregiudichi la tua salute e/o quella del nascituro. Se sia tu che il bambino state bene e non ci sono fattori di rischio, puoi andare a lavoro fino a quando te la senti, previo consulto del ginecologo che ti segue.

Ci sono però casi in cui non solo non puoi posticipare il tuo ritiro dal lavoro, ma devi addirittura andare prima in astensione: quando svolgi un lavoro a rischio. Pensiamo ad esempio a una lavoratrice che lavora a contatto con sostanze tossiche: per non mettere a repentaglio la propria salute e/o quella del nascituro, deve andare in maternità prima del canonico settimo mese di gravidanza.

Elenco lavori a rischio

I lavori a rischio, ai sensi del D. Lgs. n. 151/2001, sono:

  • Lavori che ti obbligano a stare in piedi per più di metà dell’orario di lavoro oppure a stare in posizioni particolarmente affaticanti. Se ne deduce quindi che qualsiasi lavoro, se ti obbliga a farti stare in piedi, può essere considerato a rischio. Per esempio, il lavoro dell’estetista non è considerato generalmente a rischio. Ma se l’ambiente di lavoro è tale da non permetterti di sederti, di riposare, insomma se devi stare in piedi per più della metà dell’orario di lavoro, allora si può considerare lavoro a rischio. Altro esempio quello di una commessa, costretta a stare sempre in piedi: anche in questo caso può considerarsi lavoro a rischio;
  • Lavori che ti espongono a inalazione di polveri o radiazioni;
  • Lavori su scale e impalcature;
  • Lavori di manovalanza pesante;
  • Lavori su macchina a pedale, quando richiede notevole sforzo;
  • Lavori con macchine che emettono forti vibrazioni;
  • Lavoro di cura e assistenza presso sanatori, reparti di malattie infettive o reparti di malattie nervose;
  • Lavori agricoli che implicano il contatto con sostanze nocive;
  • Lavori di monda e trapianto del riso;
  • Lavori a bordo di navi, aerei, treni, bus e altri mezzi di trasporto.

Quanto dura

L’astensione per lavoro a rischio, non finisce sempre tre mesi dopo il parto. Nella maggior parte dei casi, tre mesi dopo il parto finisce l’astensione obbligatoria e questo avviene anche in caso di maternità anticipata. O meglio: l’astensione anticipata dura fino alla fine del settimo mese di gravidanza, poi inizia l’astensione obbligatoria.

Alla fine del settimo mese, devi infatti fare una nuova domanda di astensione, quella per astensione obbligatoria, la classica richiesta che fanno tutte le mamme all’INPS praticamente, essendo scaduta l’astensione anticipata.

Bisogna infatti specificare che quando arrivi alla fine del settimo mese, l’astensione anticipata termina ed entri in astensione obbligatoria: devi quindi presentare domanda di astensione obbligatoria, quella classica che presentano tutte le mamme.

Praticamente, per essere più chiari: rimani in astensione anticipata fino alla fine del settimo mese, poi, tramite apposita domanda all’INPS, entri in astensione obbligatoria (maternità obbligatoria), che dura fino a tre mesi dopo il parto.

Casi particolari

Ci sono particolari lavori a rischio, che prevedono un’astensione obbligatoria prolungata, allo scopo di tutelare anche l’allattamento. Non tutti i lavori a rischio, ma solo alcuni, nello specifico:

  • Lavori che espongono all’inalazione di polveri o radiazioni ionizzanti;
  • Lavori di cura e assistenza presso sanatori, reparti di malattie infettive o reparti di malattie nervose;
  • Lavori agricoli che implicano il contatto con sostanze nocive.

Se svolgi uno di questi lavori, l’astensione obbligatoria dura fino a sette mesi dopo il parto.

Anche in questo caso, subito dopo il parto (e non alla fine del settimo mese), bisogna presentare una ulteriore richiesta per l’astensione fino a sette mesi dopo la nascita del figlio. La richiesta può presentarla il datore di lavoro o la lavoratrice.

Procedura

Nel momento in cui la lavoratrice scopre di essere incinta, avvisa il datore di lavoro. Costui, vaglia la possibilità di spostare la lavoratrice in un ambiente di lavoro non a rischio, cambiandole anche mansione. Se questo non è possibile, allora si può chiedere l’astensione anticipata dal lavoro.

La richiesta va presentata all’Ispettorato del lavoro competente nella zona. La richiesta può inviarla il datore di lavoro, oppure direttamente la lavoratrice. L’Ispettorato del lavoro deve rispondere entro sette giorni dalla ricezione della domanda, con un apposito provvedimento di approvazione della richiesta (o rifiuto, se non ricorrono le condizioni per l’astensione).

Ricapitolando:

  1. La lavoratrice avvisa il datore di lavoro di essere in gravidanza. Il datore di lavoro considera la possibilità di spostarla. Se non è possibile, presenta all’Ispettorato del lavoro la richiesta di interdizione anticipata. la richiesta può inviarla anche la lavoratrice al posto del datore di lavoro;
  2. L’ispettorato deve rispondere entro 7 giorni.
  3. Al termine del settimo mese di gravidanza, finisce la maternità anticipata e la lavoratrice deve presentare, stavolta all’INPS, la domanda di astensione obbligatoria. Se il lavoro è a particolare rischio (vedi casi elencati sopra) DOPO il parto, deve presentare all’Ispettorato un’altra domanda di astensione, per ottenere appunto l’astensione prolungata, fino al settimo mese dopo il parto.

Modulo richiesta

Come spiegato nel passo precedente, la domanda di astensione anticipata per lavoro a rischio va inviata all’Ispettorato del lavoro. Può inviarla l’azienda oppure direttamente la lavoratrice.

Ecco il modulo compilabile, da inviare all’Ispettorato:

Il modulo vale non solo per la maternità anticipata, ma anche per l’astensione post partum prevista nei casi particolari. Quindi se il lavoro è a particolare rischio e prevede l’astensione fino a 7 mesi dopo il parto (vedi sopra i casi elencati), bisogna:

  1. Inviare questo modulo quando si viene a conoscenza della gravidanza, per ottenere la maternità anticipata.
  2. Poi, dopo il parto, bisogna inviare di nuovo lo stesso modulo, per chiedere anche l’astensione dopo il parto.

Retribuzione stipendio

Durante il periodo di astensione obbligatoria, che sia classica o anticipata, la lavoratrice ha diritto all’80% dello stipendio. Se quindi il tuo stipendio è di 1.000 euro al mese, hai diritto a 800 euro mensili di indennità di maternità. L’indennità te la paga direttamente il datore di lavoro.

In alcuni casi, quando il CCNL o il contratto privato tra azienda e lavoratrice lo prevede, la paga durante la maternità sale al 100%. Controlla quindi se il tuo CCNL prevede questa agevolazione, oppure se lo prevede il contratto che hai firmato in fase di assunzione.