Hai investito gran parte dei tuoi soldi in obbligazioni ma non sei contento dei rendimenti che hai ottenuto? Vuoi dei tassi di interesse maggiori e sei disposto a sacrificare un po’ di sicurezza? Vuoi scommettere e guadagnare di più? Allora le obbligazioni subordinate sono proprio quello che fa al caso tuo.

In questa guida sulle obbligazioni subordinate ti spiego cosa sono e come funzionano, come e quando viene fatto il rimborso, quali sono i maggiori rischi, quali sono i maggiori rendimenti, come convertirle, quali sono le principali differenze con quelle normali, come venderle e come acquistarle in banca. Ecco cosa devi sapere.

Cosa sono e come funzionano

Le obbligazioni subordinate (dette anche bond subordinati) sono dei titoli di debito particolari, che per definizione hanno un grado di rischio superiore rispetto alle obbligazioni ordinarie.

La differenza è palese soprattutto in caso di default (fallimento dell’azienda emittente): se l’azienda é costretta a vendere tutto perchè non ce la fa a pagare più i suoi creditori (compreso te che sei obbligazionista), deve rimborsare prima i titolari delle obbligazioni ordinarie e solo dopo, con il denaro rimanente, rimborsa i titolari di obbligazioni subordinate e gli azionisti.

Se dopo aver rimborsato gli obbligazionisti ordinari non rimane più denaro gli obbligazionisti subordinati non ottengono nulla. Questo è però il caso limite, ossia il fallimento dell’azienda. Se l’azienda non fallisce infatti, i soldi vengono restituiti alla scadenza pattuita, inoltre, rispetto alle obbligazioni ordinarie, viene pagato un tasso di interesse più alto. E’ il giusto contrappeso per il maggiore livello di rischio.

Rimborso

Le obbligazioni subordinate possono essere emesse da imprese o da banche (d’altronde le banche non sono altro che imprese finanziarie). Il problema del rimborso sorge nel momento in cui l’impresa che le ha emesse fallisce e quindi chiude.

Con il denaro racimolato vendendo tutte le attività aziendali e recuperando i crediti possibili, si iniziano a pagare i debiti: quindi gli stipendi del personale, gli obbligazionisti ordinari e, solo dopo, i titolari di obbligazioni subordinate.

Lo Stato italiano ha dimostrato di tenere molto alle banche, d’altronde vi sono depositati i soldi dei risparmiatori, quindi indirettamente lo Stato le salva. Ecco perché in passato é stato permesso alle banche in crisi di emettere delle obbligazioni (vedi Banca delle Marche e Banca Etruria). Per i titolari di queste obbligazioni é stato possibile chiedere il rimborso al Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi.

Rischi

Nonostante la normativa sulla trasparenza sia molto specifica, delle volte non é così semplice identificare i rischi di un’obbligazione subordinata. Sicuramente si tratta di strumenti più rischiosi delle classiche obbligazioni ordinarie. Il rischio però, diventa concreto solo in caso di crisi dell’azienda o default (fallimento).

Se l’impresa che ha emesso le obbligazioni si trova in crisi o é costretta a chiudere per fallimento, dovrà rimborsare prima di tutto gli obbligazionisti ordinari, solo dopo rimborserà gli obbligazionisti subordinati (se avanzano soldi, altrimenti niente). Il profilo di rischio dipende dalla tipologia. Esistono infatti vari tipi di obbligazioni subordinate:

  • TIER I: sono obbligazioni che, in caso di fallimento dell’azienda vengono rimborsate solo dopo aver rimborsato gli azionisti e tutti gli obbligazionisti. Sono quindi più rischiose rispetto alle altre e hanno caratteristiche simili alle azioni, pur non rappresentando comunque investimento azionario.
  • UPPER TIER II: sono obbligazioni meno rischiose delle TIER I. La loro durata in generale é di 10 anni. In caso di crisi aziendale le cedole non sono cancellate ma solo sospese: l’azienda riprende il pagamento quando realizza finalmente un utile.
  • LOWER TIER II: sono obbligazioni ancora meno rischiose delle UPPER TIER II, prevedono solitamente una durata dai 5 ai 10 anni e il pagamento delle cedole può essere sospeso solo per grave insolvenza.
  • TIER III: sono le obbligazioni meno rischiose di tutte. Hanno scadenza breve (dai 2 ai 4 anni). L’utente deve rimborsare questa tipologia di obbligazioni sempre e prima di tutti gli altri obbligazionisti.

Un’altra importante differenza tra tutte queste tipologie di obbligazioni é il tasso di interesse: al diminuire della rischiosità infatti, aumenta il tasso di interesse. Le più remunerate sono quindi le TIER I (sono quelle più rischiose), mentre le TIER III sono quelle con tasso di interesse più basso (sono meno rischiose).

Rendimento

Le obbligazioni non sono titoli sempre esenti da rischi. A seconda del tipo di obbligazione scelta infatti, si può avere un maggiore o minore rischio e, all’aumentare di questo, cresce anche il rendimento dell’obbligazione.

Supponiamo tu decida di investire 10.000 euro in obbligazioni:

Esempio

Puoi comprare obbligazioni TIER I, con scadenza 5 anni e tasso di interesse al 7%, cedola semestrale.

Esempio

Puoi comprare obbligazioni LOWER TIER II, con scadenza 5 anni e tasso di interesse al 6%, cedola semestrale.

Le LOWER TIER II, a parità di condizioni, hanno un tasso di interesse più basso poiché vantano maggiori garanzie in caso di fallimento dell’azienda emittente.

Attenzione

Al guadagno derivante dagli interessi, per ottenere il rendimento netto devi calcolare anche la tassazione. In Italia vige sulle rendite da capitali un’aliquota pari al 26%. Agli interessi lordi devi quindi sottrarre il 26% di tasse.

Conversione

Le obbligazioni possono essere anche convertibili ossia, dare al titolare la possibilità di convertire le obbligazioni in azioni a una certa scadenza. Spesso non si tratta di un obbligo (ma é bene informarsi sulle condizioni prima id ogni investimento) ma semplicemente di un’opzione: dopo un lasso di tempo se vuoi puoi trasformare il tuo status da obbligazionista ad azionista.

Se decidi di farlo devi accettare le seguenti condizioni:

  • Aumento del rischio. Qualunque tipo di obbligazione tu abbia scelto, anche la meno garantita, sarà sempre meno rischiosa di un’azione. Convertendo i bond infatti, diventi completamente azionista della società emittente e te ne assumi tutti i rischi. In caso di debiti o fallimento della società sei il primo a perdere i tuoi soldi investiti.
  • Rinuncia alle cedole. Le obbligazioni prevedono il pagamento di cedole (di solito semestrali o annuali. Dalle azioni non puoi più aspettarti questo trattamento. Ogni anno, con il bilancio di esercizio si vedrà se é stato realizzato un utile o una perdita. In caso di utile, il consiglio della società può decidere se distribuirlo ai soci. Ma non é detto che lo decida.
  • Aumento del possibile guadagno. E’ vero che con le azioni aumentano i rischi. Ma di contrappeso aumentano anche i potenziali guadagni. Se l’azienda va bene, realizza sempre utili e vengono distribuiti, otterrai il tuo bel guadagno. Inoltre, se l’azienda va bene ed é quotata in Borsa, il valore dell’azione aumenta e tu, volendo, puoi venderla e guadagnarci (se l’hai pagata meno rispetto al prezzo a cui la vendi).

Differenza con obbligazioni normali

Le obbligazioni classiche (chiamate “senior”) sono quelle che hanno il minore profilo di rischio rispetto a tutte le altre (quindi subordinate): Proprio per questo i bond subordinati vengono considerati non tanto capitale di debito ma capitale id rischio, perfino equiparate alle azioni (soprattutto in caso di TIER I e UPPER TIER II, che sono meno garantite).

Per riconoscere se un’obbligazione é ordinaria oppure subordinata occorre leggere con attenzione Il prospetto informativo, precisamente nella sezione dove si parla del “livello di garanzia” (nelle obbligazioni più vecchie potresti trovare scritto “seniority”).

Se in questa sezione si legge la parola “senior” allora si tratta di un’obbligazione ordinaria e quindi puoi stare più tranquillo. Se invece c’è scritto “subordinata” e tu preferisci un livello di rischio più basso, allora forse é il caso di riconsiderare l’investimento per capire se ti conviene acquistarle. Oppure, se le hai già comprate, venderle subito o aspettare la scadenza.

Vendita

Le obbligazioni hanno una scadenza precisa: a quella data infatti ti viene rimborsato il capitale investito, che ti viene restituito completamente. Le obbligazioni infatti diventano rischiose solo nel caso di fallimento dell’azienda emittente: in situazioni ordinarie tutto il capitale ti deve essere restituito alla data pattuita.

Ma cosa succede se decidessi di venderle prima della scadenza, quindi di fare un “disinvestimento”? Grazie alla Borsa puoi vendere le tue azioni a chiunque in quello stesso istante ha intenzioni contrarie alle tue ossia: ossia comprare i bond di cui tu ti vuoi liberare.

Prima di cederle però, devi fare alcune valutazioni: quanto ti conviene venderle prima della scadenza? La risposta non é per nulla scontata perché dipende dalle tue esigenze.

Le variabili da valutare per comprenderne la convenienza sono essenzialmente:

  • Quante cedole mancano alla scadenza (e quindi a quanti soldi rinunci vendendo il bond prima);
  • Il valore attuale del bond rispetto al prezzo a cui lo hai acquistato e quello che ti sarà restituito alla scadenza:
  • La tua necessità di liquidità.

Se hai bisogno di soldi subito, ti conviene controllare i valori di Borsa: se il valore attuale dei tuoi bond é troppo basso rispetto a quanto ti sarà restituito alla scadenza, cerca delle alternative, perché così potresti perdere dei soldi.

Esempio

Hai comprato 10 bond a 100 euro l’uno, quindi 1.000 euro di bond, scadenza due anni, con cedole di 50 euro annuali. Vuoi venderli dopo un anno, hai incassato già una cedola pari a 50 euro. In quel momento la quotazione in Borsa di quel bond é di 9 euro. Se li vendi ottieni quindi solo 900 euro. Aggiungi i 50 della cedola e sono 950 euro: in tutto perderesti 50 euro.

Esempio

Stessa situazione dell’esempio prcedente: hai comprato sempre 10 bond a 100 euro l’uno, quindi 1.000 euro di bond, scadenza due anni, con cedole di 50 euro annuali. Vuoi venderli dopo un mese, non hai ancora incassato alcuna cedola. In quel momento la quotazione in Borsa di quel bond é di 11 euro. Se li vendi ottieni quindi 1.100 euro; esattamente come se avessi tenuto il bond fino alla scadenza, perché 1.000 euro di rimborso + 50 euro alla prima cedola + 50 euro alla seconda cedola = 1.100 euro sarebbero i soldi ottenuti mantenendo i bond fino alla scadenza.

Le situazioni quindi sono tante e la convenienza dipende soprattutto dalle tue esigenze. Se il denaro ti serve subito e non puoi assolutamente aspettare, allora sarai costretto a vendere, incassando i guadagni oppure le perdite (tutto dipende da quante cedole hai incassato finora e dalla quotazione del bond in quel momento).

Se invece non hai urgenza di liquidità ma ti interessa solo guadagnare, allora non c’è dubbio: il momento giusto per vendere i tuoi bond é quando ritieni che abbiano raggiunto una quotazione abbastanza elevata tale da superare il guadagno che avresti con il valore di rimborso + le cedole. Facciamo un semplice esempio.

Esempio

Hai comprato sempre 10 bond a 100 euro l’uno, quindi 1.000 euro di bond, scadenza due anni, con cedole di 50 euro annuali. Vuoi venderli dopo un anno, hai incassato già una cedola pari a 50 euro. In quel momento la quotazione in Borsa di quel bond é di 15 euro! Se li vendi ottieni quindi 1.500 euro, molti di più rispetto ai 1.000 euro di rimborso + i 100 euro delle due cedole annuali.

Gli esempi sopra sono solo esplicativi. È infatti difficile che un bond che è quasi vicino alla scadenza abbia una così alta quotazione. Le variabili da considerare poi possono essere anche altre. Per esempio, se vuoi vendere i bond per investirli in altri titoli con un tasso di interesse maggiore, allora devi fare il calcolo tra quanto guadagneresti con il nuovo titolo e quanto con quello attuale.

Acquisto

Le obbligazioni possono essere comprate, così come avviene anche per le azioni, in due momenti:

  • Nel mercato primario, ossia al momento della loro emissione, appena vengono messi in vendita;
  • Nel mercato secondario, ossia in Borsa, in un momento successivo a quello di emissione, precisamente quando c’è qualcuno che vuole venderle al contrario di te che vuoi acquistarle.

Dopo averle comprate, a seconda delle tue esigenze, potrai:

  • Attendere la scadenza naturale;
  • Rivenderle in Borsa.

Le obbligazioni subordinate in realtà sono le più difficili da vendere e da acquistare: questo perchè pur chiamandosi “obbligazioni”, la loro quotazione risente delle oscillazioni del mercato ma soprattutto della crisi di impresa e non vantano grandi garanzie, come invece avviene per i bond senior. Ecco perché spesso vengono equiparate proprio alle azioni, soprattutto quelle con profilo di rischio più alto (le TIER I).