La professione infermieristica richiede impegno e passione e se vuoi metterti in proprio devi fare i conti con alcune procedure burocratiche indispensabili, tra cui innanzitutto il conseguimento di laurea e abilitazione, l’apertura dell’attività, l’iscrizione alla cassa previdenziale.

In questa guida completa sulla partita IVA infermieri ti spiego come funziona l’apertura, i costi da considerare, in regime ordinario e in regime forfettario, a quanto ammontano i contributi ENPAPI da pagare, se e quando conviene aprire partita IVA, quanto si guadagna e infine cosa fare in caso di chiusura attività.

Come funziona

Quello dell’infermiere è un lavoro molto richiesto: rappresenta una professione che offre buone possibilità di impiego, sia presso cliniche private che pubbliche, che in proprio.

Per diventare infermiere occorre una di queste due lauree:

  1. Laurea in scienze infermieristiche;
  2. Laurea in scienze infermieristiche pediatriche.

La prova finale del corso di laurea ha valore di abilitazione professionale. Dunque dopo la laurea puoi iscriverti alla FNOPI, che tiene l’albo degli infermieri in Italia. Per poter esercitare la professione, l’iscrizione alla FNOPI è obbligatoria.

Dopo esserti iscritto, puoi finalmente decidere come intraprendere la tua professione: se come lavoratore dipendente, come libero professionista o entrambi. Tanti infatti sono gli infermieri che lavorano presso cliniche ma hanno anche una partita IVA per operare in proprio.

Apertura

Una volta ottenuta la laurea e quindi l’abilitazione, se decidi di lavorare come libero professionista in modo continuativo, devi:

  1. Aprire la partita IVA;
  2. Iscriverti all’ENPAPI, ossia la cassa previdenziale degli infermieri. In qualità di infermiere infatti, non devi iscriverti all’INPS ma all’ENPAPI.

La partita IVA e la posizione ENPAPI puoi aprirli da solo, ma è sempre meglio affidarsi a un commercialista, soprattutto se non sei esperto. Il commercialista ti illustrerà tutti i costi, di seguito vediamo di darti comunque una buona infarinatura generale.

Costi

Prima di operare una scelta, ti stai chiedendo quanto costa aprire la partita IVA come infermiere. Vediamo insieme quali sono i costi da affrontare.

Quanto costa

Se apri partita IVA come infermiere, devi affrontare i seguenti costi:

  1. Tasse;
  2. Contributi ENPAPI (sarebbe il corrispettivo INPS degli infermieri);
  3. Commercialista che ti tiene la contabilità.

Vediamo le singole voci una ad una.

Regime forfettario

Per quanto riguarda le tasse, ti dico subito che ti conviene aprire partita IVA in regime forfettario. Se apri in regime ordinario o semplificato, dovrai pagare IRPEF e tenere la contabilità ordinaria. Quello che ti conviene fare è aprire in regime forfettario: contabilità ridotta all’osso, poca burocrazia e imposta sostitutiva unica al 15% qualunque siano i tuoi ricavi.

Quindi se per esempio un anno fatturi 10.000 euro, come tasse paghi il 15% su 10.000 euro. Se fatturi 20.000 euro paghi sempre il 15% su 20.000 euro. E così via fino a 65.000 euro, che sarebbe il limite di ricavi massimo per rimanere nel regime forfettario. Se un anno superi questa soglia, allora l’anno successivo devi passare al regime ordinario o semplificato.

Per facilitarti la vita quindi, anche perché probabilmente appena apri l’attività il tuo fatturato non supererà i 65.000 euro annui, ti conviene aprire in forfettario. Anche perché non avrai molti costi da scaricare, tu non vendi e non compri oggetti, ma offri un servizio.

Se avessi moltissimi costi da scaricare (come per esempio un negozio o un ristorante), allora si potrebbe analizzare la convenienza del regime ordinario. Ma non è il tuo caso. Meglio partire con il regime forfettario. È vero che con il forfettario non puoi scaricare i costi, ma tu ne avrai pochissimi, quindi ti interessa poco.

Quindi, semplicemente, come tasse da pagare considera il 15% sul tuo fatturato. Se quindi per esempio fatturi 15.000 euro, allora l’anno prossimo pagherai 2.250 euro di tasse e null’altro. Né IRPEF né altre imposte. Devi solo pagare questa imposta sostitutiva del 15% sul fatturato. Ripeto: sul fatturato, ossia il totale delle fatture e non sul reddito netto (sarebbe fatturato – costi).

Codice Ateco

Il codice ATECO con cui aprire IVA per svolgere la professione di infermiere è 86.90.29.

Contributi ENPAPI

Una volta aperta partita IVA, il contributo ENPAPI da pagare è pari al 16% del reddito netto, ossia il 16% da applicare su fatturato – costi. A differenza delle tasse quindi, che con il forfettario paghi sul fatturato, i contributi ENPAPI devi calcolarli sul reddito netto (fatturato – costi). L’importo minimo da pagare è 1.600 euro annui. Vediamo alcuni esempi.

Esempio 1

Anno X. Fatturato 5.000 euro, costi 1.000 euro -> Il reddito netto dell’anno X è stato di 4.000 euro. Il 16% di 4.000 euro è 640 euro. Devi quindi comunque pagare il minimo annuale, ossia 1.600 euro.

Esempio 2

Anno Y. Fatturato 25.000 euro, costi 2.000 euro -> Il reddito netto dell’anno Y è stato di 23.000 euro. Il 16% di 23.000 euro è 3.680 euro, in qualità di contributi ENPAPI.

Costo del commercialista

Infine, ci sono da sostenere i costi del commercialista. In regime forfettario considera 50 euro al mese, quindi un 600 euro annui circa. I costi possono variare da zona a zona, dunque è possibile che a Milano un commercialista sia più caro rispetto a uno di Palermo.

Conviene

Ora cerchiamo di rispondere a una domanda che sicuramente anche tu ti sei posto: aprire partita IVA come infermiere, conviene? In realtà parlare di convenienza non è esatto: se hai intenzione di farne un’attività continuativa e professionale, non è che devi decidere se conviene o no aprire partita IVA: devi aprire partita IVA.

Un’attività esercitata in modo continuo e professionale richiede la partita IVA. Se invece vuoi lavorare in proprio occasionalmente, perché magari in via principale lavori già in clinica, allora puoi prestare solo prestazioni occasionali, senza partita IVA ma rilasciando una semplice ricevuta.

Quindi, ricapitolando: se sai che lavorerai poco in proprio, giusto per arrotondare, aprire la partita IVA non conviene, meglio lavorare con prestazioni occasionali. Se invece sai che il tuo sarà un lavoro continuo e professionale, allora devi aprire partita IVA.

Quanto si guadagna

Tutto dipende da te. Da quanto sei in grado di crearti una rete di clienti. Puoi anche iscriverti a poliambulatori privati, che si avvalgono di infermieri esterni e quindi fatturare così.

Ma non dimentichiamo i vecchi metodi: trovare clienti tramite conoscenze, passaparola, feedback positivi. Oltre a metodi più innovativi come annunci sui social network, sui siti di ricerca lavoro. Sta a te decidere quanto impegnarti. Se dedicare al tuo lavoro tutto il giorno o solo parte di esso.

Chiusura

Se hai una partita IVA ma ritieni non sia più conveniente, devi provvedere a chiuderla entro 30 giorni dalla cessazione dell’attività. Puoi provvedervi da solo, tramite il modello ComUnica, oppure affidare il tutto al tuo commercialista, il quale ti rilascerà le ricevute di avvenuta chiusura.

Attenzione

Ricorda di chiudere anche la posizione ENPAPI!

Se non provvedi tu a chiudere una partita IVA inattiva, potrebbe farlo d’ufficio l’Agenzia delle Entrate. Se da almeno tre anni non eserciti più la professione, non fatturi e non presenti dichiarazione dei redditi, l’Agenzia potrebbe chiuderla d’ufficio.