Valutare un’azienda non è sempre semplice: ci sono tanti elementi da considerare e se il bilancio d’esercizio può sicuramente dare un’indicazione generale, grazie ad altri calcoli, indici e valori è possibile avere una visione d’insieme sempre più ampia della solidità aziendale.
In questa guida completa sul patrimonio netto ti spiego cos’è e cosa significa, quando si chiama negativo, tangibile e quando rettificato, come calcolarlo ed infine come inserirlo nella dichiarazione ISEE se possiedi partecipazioni in società di capitali o di persone.
Cos’è e cosa significa
La definizione di patrimonio netto (detto anche capitale netto) ha delle radici matematiche: è un elemento contabile rappresentato dalla differenza tra attivo e passivo patrimoniale del bilancio di esercizio. Dunque, la composizione del patrimonio netto è la seguente:
- Capitale sociale; ossia tutte le quote che i soci hanno conferito per la creazione della società;
- Riserve; ossia gli utili che la società non ha distribuito, preferendo conservarli per le evenienze;
- Utili al momento accantonati e per i quali l’azienda non ha ancora deciso se distribuirli o reinvestirli;
- Perdite dell’anno in corso o degli anni precedenti, non ancora sanate con le riserve o altre risorse (le perdite vanno inserite con valore negativo, in quanto riducono il valore del patrimonio netto).
Isee
Se devi presentare la dichiarazione ISEE (per esempio per ottenere alcune agevolazioni universitarie…) e possiedi delle quote in una società, nella DSU (Dichiarazione Sostitutiva Unica) devi indicare anche il patrimonio netto della società. Le istruzioni di compilazione ai fini del modello ISEE sono contenute nel D.L. 109/98 e s.m., ne definisce la composizione e la data a cui far riferimento.
Calcolo
Se possiedi partecipazioni in:
1. Società di capitali non quotate e società di persone in regime di contabilità ordinaria, il patrimonio netto a cui far riferimento è quello dell’ultimo bilancio di esercizio approvato.
Da cosa è dato
Il Patrimonio Netto è dato da = capitale sociale + riserve + utili in sospeso – perdite in sospeso
2. Società di persone in regime di contabilità semplificata, imprese individuali, imprese in regime dei minimi e forfettario: il patrimonio netto a cui far riferimento è quello calcolato al 31 dicembre.
Da cosa è dato
Il patrimonio netto è dato da:
Valore delle rimanenze finali (il valore si trova nell’inventario);
+ Beni strumentali a cui sottrarre il corrispondente ammortamento (il valore di trova nel libro dei beni ammortizzati ed è dato da costo di acquisto – ammortamenti eseguiti fino ad allora);
+ Altri cespiti o beni patrimoniali (conti correnti, marchi brevetti, partecipazioni…).
Attenzione
Chiaramente nella DSU non devi indicare tutto il patrimonio netto, ma solo la qotua quota spettante. Se per esempio il patrimonio netto è di 10.000 euro e tu possiedi il 20% della società, nella DSU devi indicare 2.000 euro.
Negativo
Se l’impresa registra una perdita, chiaramente, deve indicarla in contabilità. Questa perdita va ad erodere il patrimonio netto, prima di tutto le riserve disponibili, poi quella legale. Se l’impresa non reintegra le riserve e continua a realizzare perdite, queste iniziano ad erodere il capitale sociale. A questo punto la società, ha la possibilità di ridurre il capitale sociale in modo da aggiornarlo alla situazione reale: se la società ha un capitale nominale di 10.000 euro, ma ha 1.000 di perdite, ha la facoltà di portare il capitale sociale a 9.000 euro.
Conseguenze
A un certo punto però, se e quando le perdite sono tali da diminuire il capitale di oltre 1/3, gli amministratori devono senza perder tempo convocare l’assemblea (art. 2446 del codice civile) a cui presentare una chiara situazione contabile dell’azienda, in modo che l’assemblea possa pendere i dovuti provvedimenti:
- Ricapitalizzare l’azienda, quindi i soci decidono di investire altro denaro in modo da coprire le perdite;
- Ridurre il capitale sociale in modo da adeguare il capitale nominale a quello reale;
- Sciogliere la società.
Tangibile
Quando si vuole stimare il valore di un’azienda, si considera innanzitutto il patrimonio netto, ma non solo: altri indicatori sono validi ad indicare la solidità aziendale, attraverso ottiche differenti.
Il patrimonio netto, come detto in apertura, è semplicemente la differenza tra attività e passività del conto patrimoniale.
Il patrimonio netto tangibile è invece dato da patrimonio netto – immobilizzazioni immateriali (per esempio avviamento, brevetti, ecc.). il patrimonio netto tangibile è un valore contabile che si prende in considerazione per essere più prudenti nel qualificare l’aspetto patrimoniale di una società, in quanto si prendono in considerazione solo le immobilizzazioni materiali.
Come si calcola: formula
Patrimonio netto tangibile = patrimonio netto – immobilizzazioni immateriali
Come si evince dalla formula, il patrimonio netto tangibile può essere:
- Negativo: questo avviene quando le immobilizzazioni immateriali sono maggiori del patrimonio netto. Rappresenta quindi una situazione patrimoniale non particolarmente solida, in quanto le immobilizzazioni sono per lo più immateriali, non tangibili;
- Positivo: questo avviene quando il patrimonio netto è maggiore rispetto alle immobilizzazioni immateriali. Rappresenta quindi una situazione patrimoniale particolarmente solida, poiché l’azienda può contare su un certo volume di immobilizzazioni materiali.
Il patrimonio netto tangibile è un indicatore importante della solidità patrimoniale id un’impresa, ecco perché spesso viene affiancato al patrimonio netto ordinario nel quantificare il valore di un’azienda.
Rettificato
Un altro indicatore importante del valore di un’azienda è il patrimonio netto rettificato. Vediamo come si calcola.
Formula
Il patrimonio netto rettificato è uguale a:
Valori correnti delle attività – Valori correnti delle passività
(tutto espresso al giorno di valutazione)
La base di partenza del calcolo è, come sempre, il patrimonio netto contabile, ossia il valore che risulta da attività – passività. Una volta individuato il patrimonio netto contabile, devi:
1. Individuare le poste attive e passive dello stato patrimoniale che sono esposte a valutazione. Per far ciò occorre innanzitutto una situazione contabile aggiornata delle attività e passività (la cosiddetta “situazione patrimoniale infrannuale”).
2. Una volta identificati i singoli elementi, revisionarne il loro valore. A questo punto è consigliabile affidare la revisione a un ente esterno (in alcuni casi è proprio obbligatorio affidare la revisione a terzi esterni).
3. Calcolare il valore corrente e definire le rettifiche. Il valore corrente di solito si determina così:
Per le attività si possono usare due metodi:
- Metodo a realizzo diretto, dove il valore coincide con quello di presunto realizzo;
- Metodo a realizzo indiretto, dove il valore coincide con il costo di costituzione.
Per le passività è molto più semplice: si prende il valore nominale dei debiti.
4. Stimare il patrimonio netto rettificandolo dei valori individuati. Una volta determinati i valori correnti di ogni posta, si confronta con il rispettivo valore contabile e la differenza rappresenta le rettifiche da apportare al PN contabile iniziale: Patr. netto contabile iniziale +/- rettifiche = Patrimonio netto rettificato