Il pignoramento dei beni è lo strumento attraverso cui un creditore può rientrare in possesso di quanto gli spetta. La legge infatti gli permette, attraverso una specifica procedura, di far pignorare dei beni al debitore, fino ad arrivare alla loro vendita all’asta per recuperare le somme spettanti.
In questa guida completa sul pignoramento conto corrente ti spiego come funziona, quali sono i limiti e le condizioni da rispettare, cosa succede in caso di accrediti successivi (per esempio in caso di accredito di stipendio o pensione), cosa succede in caso di conto corrente vuoto o in rosso, infine come funziona se sei disoccupato e stai percependo la NASpI.
Come funziona
Se hai un dedito, sappi che il tuo debitore probabilmente farà di tutto per rientrare in possesso di ciò che gli spetta. Quello a cui potrebbe arrivare è il pignoramento del tuo conto corrente, bancario o postale.
Il pignoramento del conto è quello che tecnicamente si chiama pignoramento presso terzi, ossia di qualcosa che non possiedi tu fisicamente, ma qualcun altro. Effettivamente, quando hai un conto corrente, i tuoi soldi li ha “in tasca” la tua banca, non tu, ecco perché si chiama pignoramento presso terzi.
In genere un creditore preferisce pignorare lo stipendio, ossia andare a soddisfare il suo diritto a monte piuttosto che andare in un conto corrente. Ecco perché solitamente il pignoramento del conto è lo strumento preferito dai creditori di imprenditori o liberi professionisti, che un datore di lavoro non ce l’hanno. Non hanno uno stipendio da pignorare.
Vediamo ora come funziona il pignoramento del conto corrente, in termini pratici.
Il creditore deve rivolgersi a un giudice. Se tramite il giudice ottiene il pignoramento del tuo conto corrente, non solo ti bloccano le somme che ci sono su quel conto, ma proprio l’intero conto è bloccato. Il giudice quindi, provvede ad assegnare le somme al tuo creditore. Tra l’udienza di pignoramento e l’assegnazione, a volte passano mesi e mesi. Durante tutto questo periodo di tempo, il tuo conto è bloccato. Una volta che il creditore ha soddisfatto il suo diritto, il conto viene sbloccato.
Accrediti successivi
Una volta ottenuto il pignoramento del tuo conto, il creditore (mediante ufficiale giudiziario) notifica il pignoramento alla tua banca. A questo punto, entro 10 giorni la banca invia al creditore una dichiarazione in cui indica quali somme ci sono sul conto corrente.
Fino al momento dell’invio della dichiarazione della banca, tutte le somme accreditate sono soggette al pignoramento. Quindi se nell’arco di tempo tra l’invio della notifica di pignoramento alla banca e la sua dichiarazione, avvengono accrediti su quel conto, sono soggetti a pignoramento (Cass. sent. n. 21081/15; Cass. sent. n. 15615/2005).
Limiti
La legge tutela da una parte il creditore, che ha tutto il diritto di ottenere quanto gli spetta. Ma cerca di tutelare anche il debitore, in qualità di essere umano che deve soddisfare i suoi bisogni, come cibarsi, vestirsi. Per queste ragioni, il pignoramento del conto non può intaccare il cosiddetto minimo vitale, ossia l’importo minimo che, secondo la legge, serve per vivere.
Nello specifico, il conto corrente si può pignorare solo per la parte oltre il triplo dell’assegno sociale. Quindi, un creditore può farti pignorare solo la parte oltre 1.500 euro circa (che sarebbe appunto 3 volte l’assegno sociale). Dunque, se al momento del pignoramento hai sul conto corrente 4.000 euro, allora il creditore può pignorarti solo 2.500 euro, i restanti 1.500 rimangono a te.
Cosa succede se dopo la notifica di pignoramento sul tuo conto corrente, ricevi lo stipendio sul conto (art. 553 c.p.c.; art. 545 comma 8 c.p.c.)
Se successivamente alla notifica del pignoramento ricevi accrediti sul tuo conto, in qualità di pensione o stipendio:
- Per quanto riguarda lo stipendio, la banca può bloccarne solo un quinto, il resto deve rimanere disponibile al correntista, ossia a te. Se quindi per esempio prendi uno stipendio di 1.500 euro al mese, la banca può bloccarne 1/5, ossia 300 euro al mese. Il resto (ossia 1.200 euro) deve rimanere nella tua disponibilità. Significa dunque che 300 euro non puoi prelevarli, mentre dei restanti 1.200 euro al mese puoi disporne come vuoi, spenderli o prelevarli e la banca non può bloccarli.
- Per quanto riguarda la pensione, la banca può bloccare solo la parte oltre l’importo dell’assegno sociale aumentato del 50%. A conti fatti dunque, la banca può bloccare solo la parte oltre 700 euro circa. Se quindi per esempio ricevi una pensione di 1.000 euro, la banca deve lasciarti disponibili almeno 700 euro al mese, i restanti 300 euro invece può bloccarli (nel pignoramento). Significa dunque che 300 euro non puoi prelevarli, mentre dei restanti 700 euro al mese puoi disporne come vuoi, spenderli o prelevarli e la banca non può bloccarli.
In rosso
I conti correnti vuoti o in rosso sono impignorabili. Se quindi hai un conto corrente vuoto o in rosso, il creditore non può pignorarlo, anche se tale conto corrente prevede un fido.
Attenzione
Da una parte è vero che su un conto in rosso, il pignoramento non va a buon fine. Tieni però presente che, nel momento in cui la banca riceve la notifica di pignoramento, da una parte comunica al giudice che su quel conto non c’è un bel niente, quindi il pignoramento non va a buon fine. Dall’altra però, inizia a non vederti “benissimo”: inizia a vederti come un debitore poco affidabile, per cui se hai un fido, potrebbe chiederti di rientrare al più presto nei conti.
Disoccupato
Sei disoccupato e stai percependo la NASpI, ossia l’indennità di disoccupazione, un importo mensile erogato dall’INPS a sostegno delle persone che hanno perso il lavoro involontariamente (per licenziamento o per dimissioni con giusta causa).
In questa guida completa puoi trovare tutte le informazioni sul pignoramento della NASpI. Il creditore può infatti pignorare la tua indennità di disoccupazione, ma rispettando determinate condizioni e limiti.