La crescita e lo sviluppo, soprattutto delle aree e dei settori più svantaggiati, sono alla base di alcuni programmi di finanziamento a stampo europeo. La commissione UE ha ideato dei progetti ad hoc, che si concretizzano nell’erogazione di corsi e non solo.

In questa guida completa sui PON ti spiego cosa sono e cosa rappresentano questi progetti, come partecipare, come funzionano i PON per la scuola, alcuni esempi concreti, come accedere, infine perché non sono obbligatori, per i docenti e per il personale ATA.

Cosa sono

PON significa “Programmi Operativi Nazionali”: sono dei programmi finanziati dall’Unione Europea per promuovere l’uguaglianza sociale, occupazionale ed economica tra le varie aree dell’UE, dunque diminuire le differenze tra aree più e meno sviluppate.

Si tratta fondamentalmente di finanziamenti targati UE a cui possono accedere soprattutto le scuole, per investire nei miglioramenti, nella formazione, nelle strutture. Le scuole, una volta ottenuti questi finanziamenti, organizzano corsi e altri progetti con obiettivi specifici.

I fondi economici destinati a questi programmi, sono detti Fondi strutturali e sono essenzialmente due:

  1. Il FSE (Fondo Sociale Europeo): sono le risorse economiche destinate ad agevolare incoraggiare le competenze per la crescita.
  2. Il FESR (Fondo Europeo di Sviluppo Regionale): sono le risorse economiche destinate a sostenere gli ambienti di apprendimento.

FSE (Fondo Sociale Europeo)

Sono finanziamenti destinati a interventi nel sociale e nella lotta contro la disoccupazione. Spesso questi aiuti si concretizzano in corsi volti alla riqualificazione professionale, alla creazione di mestieri e profili professionali, formatori. Sono rivolti a giovani, donne, disoccupati di lungo periodo e soggetti a rischio di esclusione dal mondo del lavoro.

Fondo Europeo di Sviluppo Regionale (FESR)

Sono finanziamenti destinati a miglioramenti di servizi, infrastrutture ed energie, quindi nei settori della comunicazione, dell’istruzione e della ricerca, della salute, dell’energia delle zone più svantaggiate.

Spesso questi aiuti si concretizzano nel favorire l’acquisto di materiale scolastico, nella costruzione di laboratori. I destinatari di questi fondi sono le scuole, soprattutto quelle appartenenti alle regioni meno sviluppate, ossia Calabria, Campania, Puglia e Sicilia (che sono le quattro regioni che appartengono all’Obiettivo Convergenza).

Da una parte quindi abbiamo il FSE, che spesso ci concretizza in corsi formativi volti alla qualificazione e riqualificazione professionale; dall’altra abbiamo il FESR che si concretizza nell’acquisto di veri e propri strumenti di aiuto (laboratori, ecc.) nel campo dell’istruzione e della formazione.

I PON sono dunque dei progetti sostenuti grazie al finanziamento della Commissione Europea. Questi finanziamenti però, non sono a erogazione diretta, cioè la Commissione Europea non li eroga ai beneficiari (donne, giovani, ecc.), ma a soggetti terzi, Stato e Regioni, i quali li gestiscono ed erogano infine il servizio ai beneficiari. Servizio che può essere per esempio l’accesso a un corso di formazione.

Come partecipare

Come accennato nel paragrafo precedente, essendo dei finanziamenti comunitari a erogazione indiretta, la Commissione Europea eroga i fondi a Stato e Regioni. Questi ultimi possono utilizzare direttamente i fondi, oppure a loro volta nominare a soggetti intermedi, come appunto scuole, imprese, enti non profit,  che li gestiranno ed emetteranno bandi specifici.

Alcuni PON quindi, sono destinati a tutta l’area nazionale, altri solo a specifiche regioni, tutto in base all’obiettivo che si prefiggono. I soggetti che li gestiscono sono non soltanto scuole, ma anche imprese ed enti non profit. Per accedervi devi partecipare ai singoli bandi, che puoi reperire sul sito del MIUR o delle Regioni.

Scuola

Le scuole che desiderano accedere a questi finanziamenti, devono elaborare un PIANO da consegnare all’Autorità di Gestione dei PON. Quest’ultima, se li trova meritevoli, ne autorizza l’erogazione. A quel punto la scuola può mettere in atto il suo progetto, sempre sotto la supervisione dell’Autorità.

Dopo aver ottenuto l’autorizzazione, la scuola può partire con la realizzazione del piano, che implica tre fasi:

  1. Progettazione;
  2. Attuazione;
  3. Conclusione.

Durante queste fasi, sono coinvolte varie figure professionali, quali il Dirigente Scolastico, il Facilitatore e Referente per la Valutazione, i Tutor e infine gli Esperti che tengono la lezione.

I PON relativi alla scuola sono finalizzati a:

  • Stimolare la presenza scolastica;
  • Migliorare le competenze di base;
  • Agevolare i giovani e aiutarli nell’integrazione con il mondo del lavoro;
  • Promuovere lo sviluppo;
  • Formare i docenti e il personale scolastico;
  • Migliorare le pari opportunità.

Esempi

Ecco alcuni esempi di PON:

  • Dottorati a carattere innovativo (per esempio nel settore delle energie rinnovabili);
  • Corsi di potenziamento delle materie scolastiche di base;
  • Corsi di lingua straniera;
  • Creazione di laboratori professionalizzanti;
  • Creazione di laboratori informatici;
  • Percorsi di alternanza scuola-lavoro;
  • Percorsi di crescita all’estero.

I PON hanno quindi l’obiettivo di formare, agevolare i soggetti nell’inclusione sociale, nell’inserimento del mondo del lavoro, attraverso percorsi creati ad hoc, formazione non solo teorica ma anche sul campo.

Non sono obbligatori

Se sei docente presso una scuola che aderisce ai PON, non sei obbligato a parteciparvi. I PON infatti spesso coinvolgono anche i docenti, oltre che il dirigente scolastico. Ma per i docenti non c’è alcun obbligo.

Per questo tipo di percorsi infatti, le scuola reclutano i volontari attraverso appositi bandi. I docenti (e anche gli esterni, se permesso), che desiderano far parte del progetto, devono quindi candidarsi, se in possesso dei requisiti richiesti.

Si tratta di un lavoro vero e proprio, quindi attività che poi viene regolarmente retribuita. Il compenso per i docenti viaggia sui 70 euro lordi l’ora, mentre per un tutor arriva fino a 30 euro lordi l’ora. Anche i dirigenti scolastici e il personale ATA partecipante percepiscono un compenso.