Il coronavirus ha avuto effetti devastanti non solo dal punto di vista sanitario. La crisi si è ben presto trasformata anche in difficoltà economica e ha toccato moltissimi settori dell’imprenditoria italiana e non solo. Cassa integrazione, aiuti statali, misure per la ripresa. Lo stato si è ritrovato a spendere miliardi di euro: la spesa pubblica è aumentata moltissimo in poco tempo.

In questa guida completa sui recovery bond ti spiego cosa sono, qual è il significato di questo termine, confronto recovery bond VS coronabond, le differenze che ci sono tra queste due tipologie di obbligazioni.

Cosa sono

In questi ultimi giorni abbiamo sentito parlare di coronabond, Covidbond e infine di recovery bond e recovery fund. Questi ultimi due, appunto recovery fund e recoevery bond nascono dal desiderio di vivere finalmente in un clima di solidarietà europea, tramite una mutualizzazione dei rischi.

Spieghiamo tutto in maniera semplice, visto che le notizie che arrivano a volte sono frammentate e incomplete. Prima di parlare di recovery bond, dobbiamo infatti parlare di recovery fund.

Recovery fund

Il recovery fund, la cui traduzione letteraria è “fondo per il recupero” è uno strumento finanziario che dovrebbe aiutare l’Italia e tutti gli altri paesi europei a uscire dalla crisi economica scatenata dalla pandemia coronavirus.

Si tratta di un fondo, ossia una sorta di “cassa” dove confluiscono i denari degli stati dell’Unione Europea. Un fondo che la Commissione Europea gestisce secondo le necessità della Comunità e dei Paesi aderenti.

Significato

Il recovery fund è un fondo garantito dal bilancio dell’Unione Europea e tramite il quale si possono emettere i recovery bond, ossia obbligazioni da vendere ai risparmiatori. I Paesi dell’UE possono così reperire denaro: vendendo obbligazioni. Chi le compra (banche, risparmiatori, fondi privati, ecc.), riceve in cambio un tasso di interesse.

Praticamente, per capire meglio, i recovery bond sono come i nostri titoli di stato. Lo stato italiano, quando ha bisogno di soldi emette obbligazioni (BOT, CCT, CTZ, ecc.) e i risparmiatori li comprano. In questo modo lo stato ha della liquidità da spendere dubito, mentre il risparmiatore che li ha comprati ottiene un tasso di interesse.

Alla scadenza ottiene anche indietro il suo capitale investito. Così ci guadagna (capitale rimborsato + interessi guadagnati).

Nel caso dei recovery bond, non è l’Italia a emetterli, ma l’intera Unione Europea, tramite appunto questo Recovery Fund.

VS coronabond

Probabilmente ti sei appena detto che i recovery bond sono tali e quali ai corona bond, anche questi ultimi infatti sono obbligazioni emesse a livello europeo. Quindi stai pensando che non cambi nulla: sono entrambe delle obbligazioni emesse da tutta l’Unione Europea e non da un solo Paese.

Non è così: non solo i nomi sono diversi, c’è una differenza tra recovery bond e corobond decisamente sostanziale.

I coronabond sono obbligazioni che richiedono la mutualizzazione del debito, in parole più semplici la condivisione del debito tra tutti i paesi europei. Mi spiego meglio: c’è l’Italia, flagellata dalla crisi, le casse statali hanno subito perdite importantissime e chiede quindi di emettere coronabond.

Se l’Italia avesse dovuto emettere bond da sola, avrebbe dovuto emetterli a un tasso di interesse molto alto, quindi a un costo molto alto (l’interesse infatti rappresenta il costo da pagare a chi compra il bond).

Quando un paese è in difficoltà economica infatti, i risparmiatori non si fidano molto a comprare obbligazioni emesse dallo stesso ed è facile immaginare perché: tu presteresti del denaro a una persona che è in disfatta finanziaria?

Allora per rendere più appetibili i suoi bond, l’Italia alza il prezzo, ossia i tassi di interesse. In questo modo qualcuno è più interessato, attirato da una maggiore remunerazione, nonostante il rischio elevato.

L’Italia quindi ottiene denaro, ma a che prezzo!

Con i coronabond invece, non è l’Italia che emette i bond, ma l’Unione Europea intera. E nell’Unione Europea ci sono Paesi con economia in mediocri condizioni, ma anche Paesi con economia florida, si pensi ad esempio alla Germania.

Prendendo ad esempio proprio la Germania: se lei vuole emettere per conto suo dei bond, può emetterli a un tasso di interesse molto basso. Avendo una buona economia, non ha bisogno di alzare i tassi di interesse. I risparmiatori disposti a investire li trova lo stesso.

Ecco perché a una nazione con un’economia forte i coronabond non convengono: perché da sola riesce a emettere titoli a un prezzo (tasso di interesse) più basso! Invece partecipando ai coronabond, il (basso) debito dei paesi forti viene messo in comune, nello stesso fondo con il debito (alto) dei paesi meno forti.

Esempio pratico

Supponiamo che:

  • L’Italia da sola, riesce a piazzare i suoi bond nazionali a un tasso del 5%. A un tasso meno basso nessuno li vuole comprare, quindi è costretta a darli al 5%.
  • La Germania, essendo molto forte, riesce a piazzare i suoi bond a un tasso del 1%.

Grazie al coronabond, i Paesi non sono costretti a emettere bond da soli, ma bond condivisi a livello europeo. Il tasso di interesse da attribuire a questi coronabond è una sorta di media tra tasso nazionale che darebbero i paesi forti e tasso nazionale che darebbero i paesi deboli. Nel nostro esempio, può esserci un coronabond con un tasso del 3% (media tra 1% della Germania e 5% dell’Italia).

È chiaro che l’Italia ci guadagna, perché ha emesso debito pagandolo solo il 3%, mentre la Germania no, perché avrebbe potuto emettere debito nazionale all’1%. Ecco perché la Germania, così come altri paesi forti, sono contrari ai coronabond.

Ed è anche giusto: perché dover pagare di più, se da soli si potrebbe fare meglio? Questo ragionamento va bene, ma cozza moltissimo con il principio di unione e quello di solidarietà tra Paesi europei. Principio più volte puntualizzato proprio dai paesi forti.

La Germania, e altri paesi forti, hanno detto no ai coronabond. E ora hai capito perché, quindi è probabile che non se ne farà niente.

Allora la Francia ha proposto i recovery bond.

Differenza tra recovery bond e coronabond

Mentre con i coronabond c’è una condivisione del debito, i recovery bond non richiedono la condivisione dei debiti passati, ma solo una condivisione dei rischi. Quindi nessun debito da mettere insieme, nessuna mutualizzazione del debito, ma degli strumenti emessi in maniera del tutto autonoma rispetto ai debiti dei singoli paesi, semplicemente garantito dal bilancio dell’Unione Europea

Certo, a parole forse cambia qualcosa, ma nella pratica si tratta sempre di obbligazioni emesse a livello europeo, che aprirebbero la strada comunque a una maggiore solidarietà tra paesi europei ricchi e paesi più deboli.