La Costituzione della Repubblica italiana è uno strumento di garanzia per il popolo: essa sancisce diritti e doveri, del singolo e della collettività e permette al popolo di esprimersi sulle questioni più importanti, in modo diretto oppure indiretto (tramite i rappresentanti eletti).

In questa guida completa sul referendum, ti spiego cos’è e come funziona, qual è il suo significato, quali sono le diverse tipologie di referendum e le differenze, i quorum necessari affinché assuma validità, ti fornisco infine esempi di referendum abrogativo o costituzionale.

Cos’è e come funziona

La Costituzione italiana, all’articolo 1 recita espressamente che la sovranità appartiene al popolo. Il referendum è uno strumento di espressione della volontà popolare, attraverso cui il popolo si esprime su una determinata questione, votando. E’ attraverso il voto che i cittadini danno il via libera definitivo o meno.

Il popolo esprime la sua sovranità in modo:

  1. Indiretto, quando per esempio vota i parlamentari che lo rappresenteranno;
  2. Diretto, quando vota su una specifica questione, senza intermediari.

Significato

Il referendum è dunque sicuramente uno strumento di democrazia diretta, dove gli elettori

sono chiamati a rispondere a una specifica domanda, con un semplice SI oppure con un NO.

Esempio

Esempio referendum abrogativo. Nel 1995, gli italiani andarono al voto per decidere in merito all’Abrogazione di norme che rendono la RAI esclusivamente pubblica. Lo scopo quindi era quello di permettere o meno la privatizzazione della RAI.

Nello specifico il referendum poneva in sintesi la seguente domanda: “Vuoi l’abrogazione delle norme che rendono la RAI esclusivamente pubblica?“.

La risposta possibile era SI oppure NO. Chi votava si, è perché voleva quindi la privatizzazione della RAI. Chi votava NO, non la voleva, preferendo una RAI esclusivamente pubblica.

Vinse il SI.

Tipologie e differenze

In Italia esistono vari tipi di referendum:

  • Abrogativo, per chiedere ai cittadini l’abrogazione o meno di una specifica norma;
  • Costituzionale, per chiedere ai cittadini il parere su una legge che intende modificare la Costituzione;
  • Consultivo, per chiedere ai cittadini il parere sulla fusione o creazione di Regioni.

Abrogativo

Significato di referendum abrogativo. Con questo tipo di referendum, i cittadini dichiarano di volere abrogare una legge oppure di volerla mantenere.

Procedimento referendum abrogativo

Per indire un referendum abrogativo, occorrono:

  • Le firme di almeno 500.000 elettori. Della raccolta firme si può occupare chiunque: di solito l’iniziativa è lanciata dai partiti;
  • Oppure la richiesta di almeno 5 consigli regionali.

Quorum

Il quorum, ossia il numero minimo di persone che deve votare per rendere valido il referendum, è pari alla metà degli aventi diritto. Quindi si conteggiano gli aventi diritto in Italia (supponiamo siano 30 milioni), allora almeno la metà deve votare (quindi almeno 15 milioni di persone.

Se non si raggiungono questi numeri, il risultato del referendum non è valido. Ossia: si rimane come prima, non si abroga alcuna legge.

Chi vince

Se si raggiunge il quorum, vince la risposta che raggiunge la maggioranza dei voti validi. Quindi, supponiamo che abbiano votato 500 persone, ma solo 460 voti sono validi (i restanti 40 non sono validi perché bianchi, oppure con segno apposto male, ecc.).

Vince la risposta (il SI o il NO) che ottiene almeno  231 voti. Quindi se il SI ottiene per esempio 231 voti, vince: la legge in questione è abrogata.

Cosa si può abrogare

Attraverso il referendum abrogativo si possono abrogare:

  • Leggi, ossia le norme approvate dal Parlamento;
  • Decreti legge e decreti legislativi (sono norme adottate dal Governo in particolari circostanza).

Costituzionale

Il referendum costituzionale (art. 138 Cost.) è lo strumento con cui gli elettori acconsentono o meno a una legge che va a modificare la Costituzione. La nostra Costituzione infatti, rappresenta norma giuridica di primissimo grado e, per preservarla, a suo tempo l’assemblea costituente stabilì delle regole precise per la modifica.

La modifica spetta al Parlamento, che approva apposita legge di modifica, con il cosiddetto meccanismo rafforzato. Questo meccanismo prevede che ogni Camera debba approvare la legge di modifica ben due volte (quindi con due delibere) a distanza di almeno 3 mesi l’una dall’altra.

Quindi, se per esempio la Camera dei deputati vota il 13 marzo per quella legge, la seconda votazione può farla solo a partire dal 14 giugno. Questo per dar modo ai parlamentari di poter cambiare o rafforzare la propria decisione di voto, considerando l’importanza di una modifica alla Costituzione.

Per approvare la legge di modifica, occorre la maggioranza assoluta (50% +1) alla seconda votazione. Come tutte le leggi, anche quelle di modifica della Costituzione vanno pubblicate sulla Gazzetta Ufficiale.

Se il Parlamento, alla seconda delibera ha approvato la legge (con maggioranza assoluta, 50% +1) ma non ha raggiunto la maggioranza qualificata dei 2/3 dei componenti, allora i soggetti interessati possono chiedere un referendum costituzionale.

Ricapitolando: alla seconda votazione, Camera e Senato possono approvare la legge con maggioranza assoluta (50% +1). Se la modifica ottiene addirittura la maggioranza qualificata (2/3, sia nella seconda votazione della Camera che del Senato) allora non si può procedere a referendum: è stata approvata con una importante maggioranza in Parlamento, il referendum non è consentito.

Se invece, pur approvata con maggioranza assoluta (50%+1) non ha però ottenuto la maggioranza qualificata (2/3), la legge è comunque approvata e pubblicata in Gazzetta Ufficiale, ma i soggetti interessati possono chiedere un referendum costituzionale. Ossia per confermare o meno quella legge che andrà a modificare la Costituzione.

Chi può chiedere il referendum costituzionale (ossia i soggetti interessati):

  • 1/5 dei membri della Camera dei deputati o 1/5 dei membri del Senato;
  • 500 mila elettori;
  • 5 Consigli regionali.

Tali soggetti possono chiedere il referendum costituzionale entro 3 mesi dalla pubblicazione in Gazzetta Ufficiale della legge che va a modificare la Costituzione.

Quorum

Per il referendum costituzionale non è previsto quorum. Il referendum è valido qualunque sia il numero di votanti. Vince l’opzione che ha ricevuto il maggior numero di voti, quindi 50% +1. Se il popolo accetta quella legge, allora il Presidente della Repubblica la promulga: è valida a tutti gli effetti.

Se il popolo si esprime contro, significa che non vuole quella modifica costituzionale. Il Presidente della Repubblica quindi, non procede con la promulgazione della legge: la Costituzione è salva e quella legge non andrà a modificarla. Praticamente quella legge di modifica muore: è come se fosse mai stata approvata.