Essere genitori è uno status che implica dei diritti dei doveri verso la propria prole: un genitore deve seguire il figlio, mantenerlo, educarlo, accompagnarlo nella crescita nella maniera più serena e adeguata possibile.

In questa guida completa sulla responsabilità genitoriale ti spiego cos’è, la definizione, cosa comporta, quali sono i provvedimenti di limitazione alla responsabilità genitoriale, sospensione e decadenza, gli obblighi verso i figli minorenni e i figli maggiorenni e infine fino a che età il genitore mantiene l’obbligo di mantenimento.

Cos’è e cosa comporta

Cosa significa. La responsabilità genitoriale, introdotta dal D. Lgs. 154/2013, è quella di crescere, educare e mantenere i propri figli, che siano nati fuori o all’interno del matrimonio. La responsabilità genitoriale sostituisce la “potestà genitoriale”, termine dunque divenuto obsoleto.

Tale responsabilità comporta precisi doveri verso i propri figli. In concreto essa si esprime in una serie di comportamenti che gravano sul genitore al fine di consentire al figlio un’adeguata crescita. Gli artt. 315 e seguenti del codice civile individuano i doveri dei genitori e dall’altro precisano anche quelli dei figli nei confronti dei genitori.

Decadenza

L’art. 330 del codice civile, sancisce che il tribunale possa dichiarare la decadenza della responsabilità genitoriale. In particolari situazioni quindi, la responsabilità genitoriale si può perdere. Sempre l’art. 330 specifica quali sono i presupposti della decadenza, ossia le motivazioni per cui il giudice può adottare tale decisione:

  1. Il genitore disattende o ignora i doveri derivanti dalla sua responsabilità genitoriale oppure abusa dei suoi poteri;
  2. A causa dei comportamenti del genitore, il figlio subisce un grave pregiudizio, ossia un danno.

Cosa si intende per “ignorare i propri doveri”? La giurisprudenza è molto ampia sull’argomento. Ecco alcuni casi:

  • Comportamenti violenti verso il figlio;
  • Comportamenti violenti verso altri membri della famiglia quando sono tali da pregiudicare la serenità familiare;
  • Rifiuto di sottoporre il figlio a interventi medici necessari;
  • Non adempimento dei doveri di genitore, quali mantenimento e assistenza;
  • Disinteresse totale verso il figlio;
  • Violenza psicologica o fisica;
  • Situazione di grande disagio per il figlio (si pensi ad esempio ai genitori tossicodipendenti).

Come appena sottolineato, il giudice pronuncia la decadenza della responsabilità genitoriale, in presenza del primo presupposto: la violazione dei doveri del genitore. Questo però, da solo, non costituisce sufficiente motivo di decadenza. Occorre infatti il verificarsi del secondo presupposto: il grave pregiudizio subito dal figlio, ossia un danno fisico, morale e/o psicologico.

Esempio

L’attività di prostituzione della madre, se non pregiudica la crescita, l’istruzione, il mantenimento e l’affettività del figlio, non pregiudica la responsabilità genitoriale.

Sospensione

Quando la famiglia di origine versa in una forte situazione di crisi tale da turbare la stabilità del figlio e i percorsi proposti dai servizi sociali si rivelano inefficaci, in casi eccezionali le autorità possono disporre l’allontanamento del figlio dalla casa genitoriale e il suo affidamento presso (art. 2 L. 184/83):

  • Una famiglia;
  • Una comunità di tipo familiare (solo in mancanza di una famiglia che possa accoglierlo).

Se manca una specifica pronuncia di decadenza della responsabilità genitoriale, l’allontanamento provoca solo la sospensione della responsabilità, ma non la funzione della stessa: le scelte a carattere straordinario spettano ancora ai genitori. Tipico esempio il consenso di sottoporre il figlio a un intervento chirurgico. Le scelte ordinarie invece, spettano alla famiglia o comunità ospitante: le scelte della scuola, dello sport, ecc.

Limitazione

La responsabilità genitoriale può essere limitata? Allo scopo di tutelare gli interessi del minore e di permettergli una crescita più serena possibile, le autorità possono prendere dei provvedimenti limitativi della responsabilità genitoriale.

Affido esclusivo o condiviso

Quando una coppia è in crisi, il primo aspetto su cui focalizzarsi è quello dell’affido dei figli minori.

Il tribunale può decretare l’affido:

  1. Condiviso: il figlio viene affidato a entrambi i genitori. Questa è la situazione auspicabile, ma non sempre è possibile.
  2. Esclusivo: il figlio viene affidato a un solo genitore. L’affidamento esclusivo, a sua volta, può essere:
  • Semplice, ossia il genitore non affidatario mantiene il diritto/dovere di prendere le decisioni di maggior interesse e il diritto/dovere di vigilare sulla crescita del figlio.
  • Super esclusivo, ossia il genitore non affidatario perde ogni capacità decisionale. Mantiene solo il diritto di vigilare sulla crescita del figlio.

Figli maggiorenni

Con il raggiungimento dei 18 anni, ossia della maggiore età, il genitore perde i poteri genitoriali, nel senso che ora il figlio è pienamente capace di agire, intendere e volere, dunque di prendere decisioni e fare scelte in maniera autonoma. Tuttavia, i doveri sanciti dalla responsabilità genitoriale non cessano: permangono fino a quando il figlio raggiunge l’indipendenza economica (art. 155 quinques c.c.).

Se i figli sono maggiorenni e i genitori sono separati, devono pagare l’assegno di mantenimento. Il genitore obbligato, anche se il figlio è divenuto maggiorenne, deve continuare a versare l’assegno fino a quando il figlio o la figlia trovano un lavoro appropriato a preparazione e attitudini (Cassazione, sentenza n. 22909/2010).

Figli minorenni

Fino a che età i genitori sono responsabili dei figli. I genitori hanno l’obbligo di mantenere i figli e di accompagnarli verso l’età adulta: il genitore ha l’obbligo di educare e mantenere il figlio minorenne.

Fino a che che età vanno mantenuti i figli, per tutta la vita oppure c’è un’età in cui cessa l’obbligo di mantenimento del figlio maggiorenne?

Mantenimento figli: fino a quando

Una sentenza del Tribunale di Milano (ordinanza del 26 marzo 2016) ha messo fine a un dubbio che si protraeva da troppo tempo: il figlio che ha superato i 34 anni non può più pretendere di essere mantenuto dai genitori. Superata questa età, ha l’obbligo di azionarsi per diventare indipendente.

Il tribunale dunque ha stabilito un limite di età oltre il quale i figlio non può più pretendere denaro dai genitori. Questo per evitare che il figlio fannullone approfitti a vita dei genitori che si dirigono verso l’anzianità e che meritano anch’essi una tranquillità economica. Oltre questo limite di età, il mantenimento diventerebbe un vero e proprio parassitismo da parte del figlio nei confronti dei genitori.

Secondo i giudici, i 34 anni rappresentano un limite di età molto ragionevole, oltre cui il figlio ha già ottenuto dai genitori tutto l’appoggio necessario. Da questo momento non può pretendere di essere mantenuto: il mancato raggiungimento dell’indipendenza economica è imputabile a se stesso.

Chiaramente ci sono dei casi eccezionali per i quali non si può e non si deve prevedere un limite di età, per esempio in caso di handicap grave: il genitore ha il dovere di mantenere il figlio fino a quando perdura l’handicap, anche per tutta la vita.