Ci sono varie situazioni in cui può profilarsi un mancato o ritardato pagamento dell’IRPEF, nello specifico:

  1. Un libero professionista o un lavoratore autonomo o un imprenditore che non versano l’IRPEF.
  2. Un dipendente, un pensionato che ha ulteriori redditi oltre a quello da dipendente (o da pensione INPS) e non presenta la dichiarazione dei redditi per il pagamento della maggiore IRPEF a conguaglio.
  3. Il caso più grave del datore di lavoro che non versa allo Stato l’IRPEF sottratta alla busta paga del dipendente.

Calcolo

Calcolo sanzioni

Le omissioni del pagamento IRPEF dovuta all’Agenzia delle Entrate, possono essere regolarizzate dal debitore, avvalendosi dell’istituto del ravvedimento operoso, ossia la spontanea denuncia del debito non pagato, prima che si riceva una comunicazione da parte dell’Agenzia delle Entrate.

In caso di ravvedimento operoso, il trasgressore deve pagare, oltre all’imposta dovuta, anche:

Interessi di mora + Sanzione in misura ridotta.

Gli interessi sono calcolati sui giorni di ritardo e sono pari allo 0,5% (calcolato sull’IRPEF evasa) su base annua.

Più complesso è il discorso sanzioni: esse infatti variano in base al tempo che è passato rispetto al termine ultimo del pagamento dell’imposta. La sanzione applicata, nello specifico, è pari:

  • allo 0,2% dell’IRPEF non pagata, per ogni giorno di ritardo, se paghi entro due settimane dalla scadenza;
  • al 3% se ti ravvedi ed effettui il pagamento entro 30 giorni;
  • a 1/9 della sanzione minima, se ti ravvedi ed effettui il pagamento entro 90 giorni;
  • a 1/8 del minimo, se ti ravvedi ed effettui il pagamento entro il termine per la presentazione della dichiarazione dell’anno;
  • 1/7 del minimo, se ti ravvedi ed effettui il pagamento entro il termine per la presentazione della dichiarazione relativa all’anno successivo.

La sanzione minima é pari a 258 euro, quindi si pagherà rispettivamente 1/9, 1/8 e 1/7 di 258 euro.