Anche i pensionati hanno diritto all’aumento della propria pensione in base al costo della vita. In pensionato, soprattutto quando si tratta di pensione minima, non può vivere con la stessa pensione per anni o addirittura decenni, perché il costo della vita aumenta e i 100 euro di oggi non sono certo i 100 euro di domani.
In questa guida completa sulla rivalutazione pensioni ti spiego cos’è e come funziona, l’importo aumenti deciso dal Ministero dell’Economia e delle Finanze, come si calcola la perequazione, ti fornisco un esempio di calcolo dell’aumento, ti fornisco la tabella con gli scaglioni che prevedono la percentuale di aumento in base alla pensione e infine ti spiego come si colloca il contributo di solidarietà.
Cos’è e come funziona
Così come i lavoratori godono degli scatti di anzianità che aumentano lo stipendio, i pensionati hanno diritto alla rivalutazione della loro pensione, detta in termini più tecnici perequazione. Periodicamente, l’INPS rivaluta le pensioni in modo da renderle più adeguate al costo della vita. Purtroppo infatti, il costo della vita è in continuo aumento e una pensione non può essere sempre la stessa, va adeguata al costo della vita.
Esempio
Supponiamo che tu vada in pensione oggi a 70 anni. Fra 20 anni, sarai ancora in pensione e chissà il costo della vita quanto sarà aumentato. Probabilmente con la pensione di oggi, fra 20 anni non potresti viverci.
Ecco perché esiste la rivalutazione: l’adeguamento della pensione al costo della vita, all’inflazione. L’inflazione infatti è l’aumento dei prezzi dei beni. E se i prezzi aumentano, significa che il potere di acquisto della tua pensione diminuisce. Va quindi aumentata proporzionalmente all’inflazione.
Importo aumenti
Ora passiamo al dunque, ossia come l’INPS calcolare l’importo da aumentare alla tua pensione, in modo da adeguarla all’attuale costo della vita. In Italia vige il meccanismo di rivalutazione automatica: praticamente ogni tot, periodicamente, l’INPS rivaluta le pensioni e le adegua al costo della vita. Non occorre quindi nessuna domanda da parte del pensionato, l’INPS fa tutto automaticamente.
L’organo che decide di quanto aumentare le pensioni, è il Ministero dell’Economia e delle Finanze, che si base sull’indice FOI, ossia l’indice dei prezzi al consumo delle Famiglie di Operai e Impiegati. Il Ministero quindi, stabilisce un aumento delle pensioni pari a questo indice. Se per esempio l’indice ha registrato un aumento del 3% dei prezzi rispetto allo scorso anno, allora le pensioni aumentano del 3%.
Suggerimento
Trovi tutte le informazioni relative all’indice a questa pagina dell’ISTAT.
Perequazione
Ogni anno, a novembre, il Ministero dell’Economia e Finanze pubblica un decreto con cui comunica la percentuale provvisoria di aumento delle pensioni. La percentuale è provvisoria perché non si sa effettivamente quanto aumenterà l’inflazione, lo si saprà solo a fine dicembre, quando si potranno effettivamente fare i calcoli dell’inflazione effettiva avuta durante l’anno.
Esempio
Novembre 2019: il Ministero dell’economia e Finanze pubblica un decreto con cui stabilisce la percentuale di rivalutazione delle pensioni per il 2020. Quindi è una percentuale presuntiva. A fine 2020, se l’inflazione effettiva corrisponde a quella presuntiva, allora ok. Se invece l’inflazione effettiva è più alta di quella presunta a inizio anno, allora il pensionato ha diritto a ricevere la differenza sulle prossime pensioni. Se invece l’inflazione effettiva è più bassa, allora ha un debito verso l’INPS, che quindi gli decurta un po’ di pensione nei mesi successivi.
Esempio
Prendi una pensione di 1.000 euro. A fine 2019, il Ministero decreta un aumento presuntivo per il 2020 dell’1%. A partire da gennaio 2020 hai diritto quindi a 1.010 euro di pensione (1.000 + 1%). A dicembre 2020 però, si possono tirare le somme definitive: l’inflazione effettiva è stata, per esempio, dello 0,5%, quindi significa che non avevi diritto a 10 euro di aumento pensione, ma alla metà, ossia 5 euro di pensione in più al mese. Questi soldi che l’INPS ti ha dato in più, te li scalerà dalle prossime pensioni. Lo stesso avviene se l’inflazione effettiva risulta più alta rispetto a quella presunta: l’INPS ti accredita l’importo in più a cui avevi diritto.
Ogni anno, verso fine novembre, il Ministero dell’Economia pubblica un decreto con cui comunica:
- La percentuale di rivalutazione pensioni per l’anno successivo;
- La percentuale effettiva di inflazione registrata durante l’anno appena concluso.
Per l’anno 2020, ecco il decreto. Per l’anno 2019, conferma la percentuale di rivalutazione dell’1,1%, mentre a partire del 2020, comunica una maggiorazione della pensione pari allo 0,4%.
Attenzione
Non tutte le pensioni godono della rivalutazione ISTAT. Le pensioni più basse, quelle fino a 1.500 / 2.000 euro, godono della rivalutazione del 100%. quelle più alte invece, godono di una rivalutazione parziale, secondo la tabella di seguito.
Tabella
Per il triennio 2019-2021 la rivalutazione della pensione è pari a:
- 100% dell’inflazione se la pensione è fino a 1.539 euro (ossia 3 volte la pensione minima INPS, che è di 513 euro);
- 97% dell’inflazione se la pensione è tra 1.539 e 2.052 euro (ossia tra 3 e 4 volte la pensione minima INPS);
- 77% dell’inflazione se la pensione è tra 2.052 e 2.565 euro (ossia tra 4 e 5 volte la pensione minima INPS);
- 52% dell’inflazione se la pensione è tra 2.565 e 3.078 euro (ossia tra 5 e 6 volte la pensione minima INPS);
- 47% dell’inflazione se la pensione è tra 3.078 e 4.104 euro (ossia tra 6 e 8 volte la pensione minima INPS);
- 45% dell’inflazione se la pensione è tra 4.104 e 4.617 euro (ossia tra 8 e 9 volte la pensione minima INPS);
- 40% dell’inflazione se la pensione è oltre 4.617 euro (ossia oltre 9 volte la pensione minima INPS).
Pensione | Percentuale |
---|---|
Fino a 1.539 euro | 100% |
Tra 1.539 e 2.052 euro | 97% |
Tra 2.052 e 2.565 euro | 77% |
Tra 2.565 e 3.078 euro | 52% |
Tra 3.078 e 4.104 euro | 47% |
Tra 4.104 e 4.617 euro | 45% |
Oltre 4.617 euro | 40% |
Come si applica questa tabella? Vediamolo con un esempio.
Esempio
Per il 2020, il Ministero ha stabilito una rivalutazione delle pensioni pari allo 0,4%. Tuttavia, hai diritto alla rivalutazione piena (100%, quindi 0,4% pieno) solo se la tua pensione non supera i 1.539 euro. Se la tua pensione è, supponiamo, pari a 2000 euro al mese, allora hai diritto a una rivalutazione pari al 97% dello 0,4%.
Quindi:
0,4% di 2.000 euro è pari a 8 euro al mese in più. Ma siccome la tua pensione è di 2.000 euro mensili, rientri nel secondo scaglione, ossia quello al 97%, quindi hai diritto al 97% di 8 euro, ossia 7,76 euro al mese in più sulla tua pensione.
Facciamo un altro esempio.
Per il 2020, il Ministero ha stabilito una rivalutazione delle pensioni pari allo 0,4%. Hai una pensione di 4.000 euro al mese, allora hai diritto a una rivalutazione pari al 47% dello 0,4%.
Quindi:
0,4% di 4.000 euro è pari a 160 euro al mese in più. Ma siccome la tua pensione è di 4.000 euro mensili, rientri nel quinto scaglione, ossia quello al 47%, quindi hai diritto al 47% di 160 euro, ossia 75,2 euro al mese in più sulla tua pensione.
Contributo solidarietà
Hai una pensione alta? Allora aspettati il contributo di solidarietà! No, non è un beneficio a tuo favore, ma un tuo “sacrificio” economico a beneficio della collettività. Si tratta di una tassazione applicata alle “pensioni d’oro“, ossia quelle oltre 100.000 euro annui. Il contributo di solidarietà si applica solo alle pensioni dirette (quindi se hai eventuali reversibilità, esse non concorrono a formare la soglia di 100.000 euro).
Ecco i contributi di solidarietà previsti, per scaglioni:
Pensione | Contributo di solidarietà applicato % |
---|---|
Oltre 100.000 e fino a 130.000 euro | 15% |
Oltre 130.000 e fino a 200.000 euro | 25% |
Oltre 200.000 e fino a 350.000 euro | 30% |
Oltre 350.000 e fino a 500.000 euro | 35% |
Oltre 500.000 euro | 40% |
Esempio
Hai una pensione di 300.000 euro annui. Lo stato ti applicherà un contributo di solidarietà pari al 30%.
Il fondo solidarietà si applica fino al 2023, dopodiché la pensione torna piena (a meno che il governo nel 2023 decida un nuovo contributo…).