Da un po’ di tempo la situazione a lavoro è diventata invivibile. Sembra che ce l’abbiano con te e facciano di tutto per metterti in difficoltà o a disagio. Ti hanno detto che per sporgere una denuncia di mobbing, le vessazioni devono essere continue e reiterate. Non è il tuo caso, ma ciò non significa che tu stia meno male.

In questa guida completa sullo straining ti spiego cos’è e come funziona, qual è il significato, ti fornisco alcuni esempi concreti, ti spiego la differenza tra straining e mobbing, ti elenco alcune importanti sentenze a favore dei lavoratori vittime di questi comportamenti; infine, come difendersi, denunciare e chiedere il risarcimento dei danni subiti.

Cos’è e come funziona

Lo straining lavorativo è una forma di stress a cui un superiore sottopone un dipendente con l’obiettivo di discriminarlo. A differenza del mobbing, nello straining non ci sono vessazioni sistematiche e reiterate, ma ci sono comunque situazioni che, seppur non continue e costanti, finiscono per opprimere e tormentare il dipendente.

Significato

È questa la definizione data dalla Corte di Cassazione, con la sentenza n. 3977/2018: lo straining è un comportamento vessatorio nei confronti del dipendente, finalizzato a opprimerlo e mortificarlo, seppur senza carattere di continuità. Dunque è una situazione attenuata rispetto al mobbing.

Sentenze

Una delle sentenze più importanti riguardante lo straining è la n. 3977/2018 della Corte di Cassazione.

Il caso riguardava una dipendente del Ministero dell’Istruzione, impiegata presso una scuola con funzioni di segretaria. Dopo aver fatto presente al dirigente scolastico la necessità di ulteriore personale per il corretto svolgimento dell’attività amministrativa, lo stesso aveva iniziato dei comportamenti vessatori. Dapprima, assegnandole compiti didattici (per i quali non aveva alcun titolo) e infine privandola di qualsiasi attività.

La Corte d’Appello, dopo aver studiato il caso, aveva rilevato l’atteggiamento mortificante del dirigente scolastico, ma non la ripetitività propria del mobbing.

Ciò nonostante, aveva ritenuto sufficienti questi atteggiamenti, detti straining, per accogliere la domanda riscarcitoria della donna. Il ministero dell’Istruzione, ricorrendo di ricorrere in Appello, riteneva lo straining una forma sconosciuta alla giurisprudenza e non disciplinata, per la quale il risarcimento non aveva ragione d’essere.

Le conclusioni. La Corte di Cassazione però, ha confermato il risarcimento a favore della donna. Lo straining quindi esiste, ed è punito: chi sottopone un lavoratore a straining può essere chiamato a risarcire il danno subito.

Oltre a quella della Cassazione sopra menzionata, altre sentenze hanno delineato un quadro più completo dello straining:

  • Tribunale di Roma, Sez. Lavoro, sentenza n. 156/2019, ha confermato il significato di straining, ossia una condotta che, sebbene non persecutoria, mortifichi o opprima il dipendente sottoponendolo a situazioni “stressogene”;
  • Tribunale di lodi, Sez. Lavoro, sentenza n. 180/2018, secondo la quale lo straining è una forma attenuata di mobbing;
  • Tribunale di Brescia, sentenza del 15 aprile 2011, conferma che anche il demansionamento può rappresentare straining, in quanto lesione della professionalità;
  • Cassazione Civile, sez. Lavoro, sentenza n. 7844/2018, che conferma la possibilità di risarcire il danno causato da straining.

Come difendersi

È da tempo ormai che a lavoro stai subendo dei comportamenti mortificanti da parte del tuo superiore. Carichi d lavoro ingestibili, mansioni lavorative per le quali non hai l’adeguata preparazione oppure derisioni e prese in giro. Sebbene non ci sia una vera a propria persecuzione, non ci sia una continuità, si tratta di situazioni che ormai stanno rendendo la tua vita lavorativa davvero opprimente e mortificante. Ritieni di essere vittima di straining.

Come ti ho spiegato nel paragrafo precedente, le sentenze a favore delle vittime di straining si stanno moltiplicando: anche i giudici hanno riconosciuto che, sebbene un comportamento vessatorio non sia continuo e reiterato, possa comunque essere fonte di grave stress del lavoratore, al punto da causare disturbi di tipo psico-fisico.

Pertanto, pur mancando il requisito della sistematicità proprio del mobbing, ciò non toglie che il datore di lavoro stia commettendo un reato, per il quale il dipendente può ottenere il risarcimento del danno. L’articolo 2087 del codice civile infatti, impone al datore di lavoro di impiegare tutti gli accorgimenti necessari a tutelare il dipendente sia dal punto di vista fisico che morale, ciò implica quindi che, i comportamenti di straining, non sono ammessi.

Risarcimento

Se ritieni di essere sottoposto a straining, puoi intraprendere una causa in tribunale e chiedere il risarcimento del danno non patrimoniale al datore di lavoro. Cosa significa “risarcimento del danno non patrimoniale”? Significa che, sebbene lo straining non ti abbia causato danni patrimoniali, puoi comunque ottenere un risarcimento monetario, in qualità di risarcimento del danno psico fisico.

Il datore di lavoro è responsabile della tutela dei suoi lavoratori e deve impiegare tutti gli accorgimenti adeguati per garantirgli integrità fisica e morale (art. 2087 c.c.). Se quindi il danno subito è imputabile al datore di lavoro, egli è perseguibile giudizialmente e il dipendente può ottenere il risarcimento del danno.

Ecco perché prima di agire giudizialmente, se un superiore attua un comportamento vessatorio nei tuoi confronti, è bene parlarne con il datore di lavoro, per attenzionarlo dei fatti che stanno avvenendo contro di te. Se il datore di lavoro non pone alcuna misura di tutela, allora puoi difenderti agendo giudizialmente.

Differenze con mobbing

Se hai letto questa guida fino a qui, probabilmente hai già ben compreso le differenze tra mobbing e straining. Il primo rappresenta comportamenti vessatori reiterati e sistematici, ossia il superiore sottopone il dipendente a situazioni di stress in modo continuo e reiterato nel tempo, tale da condurlo a una situazione di estremo disagio.

Lo straining è lo stesso un comportamento vessatorio, oppressivo e molesto, ma non c’è il carattere di sistematicità. Quindi, mentre nel mobbing il dipendente subisce sistematicamente ingiustizie ed angherie, nello straining, le vessazioni sono non vicine temporalmente e non continue, ma comunque di tale gravità da causare forte stress e disagio psico-fisico.

Vediamo insieme alcuni esempi di straining.

Esempi

Non è facile stilare un elenco di comportamenti vessatori, ma eccone i più diffusi:

  • Attribuzione di carichi di lavoro eccessivamente pesanti;
  • Attribuzione a mansioni per le quali non ha adeguata preparazione;
  • Demansionamento;
  • Cambio continuo e ingiustificato di mansioni e qualifica;
  • Derisioni;
  • Privazione del carico di lavoro al punto da rendere il dipendente inattivo.