Gli studi di settore sono dei parametri economico statistici introdotti dal Governo Prodi nel 1993 e che, a detta dell’allora premier, avrebbero dovuto aiutare i contribuenti a capire l’andamento della propria attività economica, rapportando i risultati con quelli della concorrenza.

In questa guida completa sugli studi di settore ti spiego cosa sono e come funzionano, a cosa servono, la scadenza e le istruzioni di compilazione con il software Gerico, da quando sono stati aboliti, le cause di esclusione e l’adeguamento per il caso di incongruità.

Cosa sono e come funzionano

Sono dei modelli che devono compilare i contribuenti, imprese e liberi professionisti, per indicare i dati reddituali della propria attività economica.

A cosa servono

Gli studi di settore sono uno strumento di tipo statistico messo a punto dall’Agenzia delle Entrate per presumere il reddito del contribuente. In pratica in base al settore in cui opera l’azienda o il professionista, l’Agenzia delle Entrate confronta il suo reddito con il reddito medio delle altre aziende del settore. Gli studi quindi determinano:

  1. La congruità dei ricavi;
  2. La coerenza degli indicatori economici.

Se il reddito dichiarato dal contribuente con la sua attività non è congruo e coerente con quello medio calcolato dall’Agenzia delle Entrate, potrebbe scattare un controllo.

In molti hanno criticato questo strumento, per due motivi:

  1. Il fisco ha sempre dichiarato che si tratti di un metodo di “aiuto” per i contribuenti, che permette di fare un confronto tra il proprio reddito e quello dei concorrenti e dunque, di far scattare all’imprenditore un “alert” per capire cosa sta sbagliando nella gestione della sua attività, visto che la concorrenza riesce a guadagnare di più. In realtà questo strumento si è dimostrato di nessun aiuto per alcun imprenditore, ma solo un metodo di accertamento fiscale per l’Agenzia delle Entrate;
  2. Uno strumento fiscale tra l’altro discutibile, perché non è detto che se un contribuente ha un reddito molto inferiore a quello medio sia perché sta evadendo. Sarebbe molto bello se tutti coloro che hanno un’attività guadagnassero allo stesso modo, ma purtroppo non è così, le variabili che intervengono sono tantissime.

Chi li ha introdotti

Gli studi di settore sono stati inventati molti anni fa, precisamente con la Legge 29 ottobre 1993 n.427. Il governo che li ha introdotti fu quello di Prodi.

Aboliti

Il 15 ottobre 2017 è stata concordata l’abolizione degli studi di settore, abolizione che è ufficiale a partire dal 2019, inizialmente prevista per il 2018, poi fissata al 2019. Questo non significa che l’Agenzia delle Entrate non controlli più i redditi di imprenditori e liberi professionisti e non li confronti con quelli medi del settore; significa semplicemente che sono previsti altri e nuovi sistemi, che dovrebbero essere più precisi e meno inquisitori, almeno si spera.

Nuove leggi

Il saluto definitivo agli studi di settore, per espressa previsione della Legge di Bilancio, avviene gradualmente, attraverso l’introduzione di un nuovo strumento e di nuovi indicatori, detti indicatori di compliance.

Gli indicatori prevedono una scala di affidabilità che va da 0 a 10, dove 0 sta ad indicare un valore quasi nullo di affidabilità fiscale, mentre 10 è il valore massimo, quello del contribuente virtuoso. Chi ottiene un punteggio di 10, ha diritto a una serie di premi:

  1. Esclusione da alcune tipologie di accertamento fiscale;
  2. Diminuzione del periodo di accertabilità;
  3. Rimborso fiscali effettuati in maniera più veloce.

Scadenza

Prima dell’abolizione, dunque prima del 2019, i contribuenti sottoposti agli studi di settore devono compilare i relativi modelli entro la stessa scadenza di invio del modello Unico. Per il 2018 è prevista la scadenza del 31 ottobre 2018.

Suggerimento

Consulta il sito dell’Agenzia delle Entrate per conoscere scadenza precisa ed eventuali proroghe.

Istruzioni

Prima dell’abolizione, prevista per il 2019, i contribuenti devono presentare ogni anno gli studi di settore, ossia dei modelli predisposti dall’Agenzia delle Entrate in cui indicare i valori economici della propria attività.

Gerico

Gerico è un software con download gratis dal sito dell’Agenzia delle Entrate, da usare per compilare i modelli Studi di settore e verificare sin da subito la proprio posizione rispetto alla media degli altri imprenditori/professionisti. Dalla compilazione del modello, il software restituisci dei valori di congruità e coerenza.

Puoi scaricare Gerico dal sito dell’Agenzia delle Entrate. Il software è disponibile per utenti Windows, Mac e Linux. Occorrono:

  • Almeno 25 MB di spazio sull’hard disk;
  • Il software Java (vs 1.7 o superiore);
  • Acrobat Reader se si desidera scaricare i fogli Pdf sul pc.

Cosa significa non coerente negli studi di settore

Se il risultato dei calcoli non è coerente, significa che, in base agli studi di settore, non rientri nei parametri indicanti dall’Agenzia delle Entrate. In questo caso puoi fare ben poco, non è colpa tua, semplicemente hai guadagnato meno rispetto agli imprenditori che operano nel tuo settore. Gli studi di settore, da soli, non costituiscono prova di evasione.

Tra l’altro gli studi di settore non permettono di adeguare l’incoerenza. Come vedremo nei prossimi parametri, l’Agenzia delle Entrate permette di adeguare solo la congruenza, ossia i ricavi conseguiti nell’anno.

Cause di esclusione

Non tutti gli imprenditori sono assoggettati agli studi di settore. Chi è esonerato inoltre, ed è abbastanza comprensibile, non può subire accertamenti basati sugli studi di settore.

Sono esonerati i contribuenti che hanno:

  • Aperto partita IVA nell’anno in corso (nuove imprese);
  • Chiuso l’attività nell’anno in corso; devono comunque presentare il modello;
  • Realizzato ricavi superiori di euro 5.164.569 e fino a euro 7.500.000 (costoro non sono soggetti a studi di settore ma devono compilare il relativo modello);
  • Realizzato ricavi superiori a euro 7.500.000, non sono soggetti agli studi di settore né devono compilare il modello.
  • Optato per il regime forfettario;
  • Una categoria reddituale non prevista dagli studi di settore.

Sono esclusi anche i lavoratori autonomi venditori a domicilio.

Adeguamento

Se la tua attività è risultata non congrua, puoi optare per l’adeguamento, ossia per l’innalzamento dei tuoi ricavi fino a raggiungere livelli congrui. A questo scopo puoi:

  1. Ai fini IRPEF e IRAP inserire nella dichiarazione dei maggiori ricavi, senza per questo incorrere in sanzioni e interessi (chiaramente dovrai pagare la maggiore imposta dovuta). Non c’è bisogno di annotare i nuovi ricavi in contabilità;
  2. Ai fini IVA, puoi indicare i nuovi importi aggiuntivi e non sarai soggetto a sanzioni e interessi oltre al pagamento della maggiore imposta dovuta; devi annotare i maggiori importi in una specifica sezione dei registri.

Puoi fare l’adeguamento direttamente in dichiarazione dei redditi (modello Unico) indicando i maggiori ricavi segnalati da Gerico necessari per raggiungere la media dei ricavi prevista dal tuo settore. Nella dichiarazione dei redditi ci sono degli appositi righi da compilare e che quindi genereranno una maggiore imposta dovuta, come già detto, senza sanzioni e interessi.

Si spera ovviamente che i contribuenti onesti non facciano tale scelta, solo per diventare “congrui” e dimostrare redditi che in realtà non hanno conseguito, per timore che il fisco li accusi di evasione.

Può essere conveniente adeguarsi se si tratta di un piccolo scostamento, davvero minimo, per mettersi il cuore in pace e quindi evitare un qualsivoglia accertamento da parte dell’Agenzia delle Entrate, ma non si può certo fare per grandi scostamenti, se questi non derivano da evasione.

Mancato adeguamento: conseguenze

Devi aspettarti un controllo da parte dell’Agenzia delle Entrate? Questo non si può dire, ma sicuramente se i tuoi redditi dichiarati sono di 1.000 euro annui, mentre per il tuo settore di attività è previsto un reddito da 1 milione di euro, è lecito aspettarsi che l’Agenzia delle Entrate possa chiederti delle spiegazioni.

Anomalie marcate e livelli di scostamento molto alti, è chiaro che aumentano il livello di attenzione da parte dell’Agenzia delle Entrate, così come è chiaro che se tu hai 1.000 euro di redditi perché è davvero così e non perché hai evaso, non succederà nulla. Gli studi di settore, da soli, non costituiscono prova di evasione.