Dal 1° luglio 2014, in seguito alla manovra del governo Renzi, la tassazione sulle rendite finanziarie è passata dal 20% al 26%. Da quella data, il maggiore prelievo viene operato sulla maggior parte delle rendite di strumenti finanziari, ad esclusione dei titoli di stato del Tesoro italiani ed europei e di altri pochi prodotti.
Nella guida di oggi, per chiarire i dubbi che hanno sollevato risparmiatori e investitori, vediamo nello specifico la percentuale di tassazione applicata alle rendite finanziare più diffuse, quindi sia quelle per cui il prelievo fiscale è aumentato, sia quelle per il quale rimane invariato.
Significato
Una rendita finanziaria è una serie di pagamenti che un soggetto riceve a varie scadenze. Sono quindi spesso il risultato, in positivo, di un investimento.
Sono rendite finanziarie, per esempio, gli interessi bancari che il risparmiatore riscuote sulle somme depositate su un conto corrente o su un conto deposito (vincolato o non).
Sono rendite finanziarie le rate riscosse da un risparmiatore che ha investito in Bot.
Sono rendite finanziarie i guadagni derivanti dall’investimento in azioni.
In seguito alla manovra Renzi, a tassazione sulle rendite è, in base al prodotto finanziario, del 26% o del 12,50%
Al 26%
Sono tassate al 26% le rendite derivanti da:
- azioni: i dividendi, cioè la quota di utile che ogni anno viene divisa tra gli azionisti;
- conti deposito, ossia gli interessi incassati dai risparmiatori titolari di conti correnti o conti deposito che maturano interessi;
- bond: ossia gli interessi sulle obbligazioni emesse da società private.
- risparmio gestito: i guadagni derivanti dai fondi comuni di investimento e altri prodotti del risparmio gestito.
Supponiamo che tu abbia aperto un conto corrente che rende l’1% annuo e hai depositato 10.000 euro. Ogni anno guadagnerai quindi l’1% di interessi, meno il 26%, ossia:
100 euro (1% di 10.000) – 26 euro (ossia il 26% di 100) = 74 euro netti di interessi
Al 12,50%
Sono invece tassate al 12,5% le rendite derivanti da:
- buoni del Tesoro; titoli di Stato;
- buoni fruttiferi postali (BFP);
- polizze del ramo I. Questi prodotti investono soprattutto in titoli di stato, la quota di patrimonio investita in altri strumenti (per lo più in obbligazioni) viene tassata del 20%
Supponiamo che tu abbia acquistato un buono del Tesoro che rende l’1,5% annuo, con una rata lorda pari a 35 euro semestrali. A questi 35 euro sarà sottratto solo il 12,5%, ossia 4,375 euro. Il tuo guadagno netto sarà quindi pari a 30,6 euro.
Nel 730 o Unico
I proventi derivanti da investimenti finanziari vanno inseriti nella dichiarazione dei redditi?
La necessità o meno di dichiarare i proventi dipende dal prelievo fiscale, se è stato effettuato alla fonte o meno.
Solitamente gli interessi derivanti da conti correnti, conti deposito, BOT, titoli di Stato, titoli europei, sono già stati tassati alla fonte. Questo significa che la banca, trattiene le imposte dall’interesse maturato e si occupa di versarlo al fisco. In questo caso quindi, le rendite non devono essere dichiarate, in quanto sono già state sottoposte a tassazione, appunto, alla fonte.
Se invece gli accordi con la propria banca o altro istituto di risparmio o società. prevedono il pagamento delle rendite al lordo della tassazione, allora il contribuente dovrà dichiararle nel 730, in modo che possa essere applicata l’imposta prevista.