È meglio lasciare il TFR in azienda o no? Alcuni anni fa, in occasione del silenzio-assenso introdotto dal governo per favorire la previdenza complementare (cosiddetti fondi pensione privati), alcuni lavoratori, hanno optato per il mantenimento del trattamento di fine rapporto in azienda. Dalla riforma previdenziale che ha introdotto questa possibilità di scelta, di tempo ne é passato, ma sebbene alcuni abbiano optato per il fondo pensione, molti dipendenti soprattutto delle aziende private, continuano a mantenere il TFR in azienda.
Perché? Cos’é meglio fare? Lasciare il TFR in azienda oppure far si che venga spostato sul fondo pensionistico e che quindi le quote annuali vadano a confluire in esso, piuttosto che rimanere in quelle aziendali? Cerchiamo di capire alcuni vantaggi, pregi del mantenimento del TFR in azienda e quelli del trasferimento in un fondo pensione e poi, facciamo la nostra scelta.
Meglio mantenere i soldi in azienda perché:
– i soldi rimangono al sicuro. Il capitale investito nei fondi pensione può infatti subire delle oscillazioni in relazione ai mercati finanziari, mentre il denaro che rimane in azienda non viene investito e rimane lì, al sicuro.
– Protezione dall’inflazione. Il denaro accantonato in azienda viene rivalutato ogni anno in relazione al tasso di inflazione, questo spesso non avviene per i fondi pensione.
– Anticipo sul TRF. Se vogliamo chiedere un anticipo sul TFR, se esso è in azienda, ci sarà restituito l’intero capitale. Se invece é nei fondi pensione, ci sarà consegnato i valore del momento, in relazione all’andamento attuale dei mercati finanziari.
Meglio scegliere i Fondi pensione perchè:
– Rendimenti. I mercati finanziari possono essere negativi, ma anche positivi e quindi offrire in rendimento maggiore rispetto al TFR lasciato in azienda.
– Quote annuali più alte. Se il TFR viene lasciato in azienda, essa accumula solo una quota della retribuzione annua pari al 7%. Chi invece sceglie i fondi pensione, ha diritto all’1% aggiuntivo versato dall’azienda e un altro 1% versato di tasca propria.
– Deduzioni fiscali. Il contributo dell’1% può essere dedotto dal reddito imponibile in fase di dichiarazione dei redditi.