Sei stato licenziato dall’azienda per cui lavoravi? Hai dato le dimissioni e te ne sei andato? Hai raggiunto l’età pensionabile e sei andato in pensione? In tutti questi casi hai diritto a ricevere il trattamento di fine rapporto: una liquidazione per i lavoratori dipendenti che ti spetta per diritto.

In questa guida ti spiego come funziona il trattamento di fine rapporto, come si calcola, quali sono i metodi con cui può essere pagato, qual è la tassazione applicata, come richiedere un anticipo del TFR in particolari situazioni disagiate e come devi comportarti nel caso in cui il datore di lavoro non voglia pagartelo.

Cos’è e come funziona

Il T.F.R. (chiamato anche liquidazione o buonuscita) è una somma di denaro che il datore di lavoro consegna al suo dipendente nel momento in cui cessa il rapporto di lavoro, qualunque sia la causa (licenziamento, dimissioni, pensionamento). Il TFR spetta a tutti i lavoratori subordinati (contratto a tempo determinato, indeterminato e apprendistato).

Affinché possa riconoscere questa somma al dipendente, l’impresa mette da parte ogni mese una parte di TFR, detta appunto “quota” e indicata nella busta paga. La maturazione e l’accantonamento del TFR è quindi su base mensile: ogni mese il datore di lavoro accantona una quota, che confluisce nell’apposito fondo aziendale.

Destinazione

Appena sarai assunto, o al massimo entro qualche settimana, il datore di lavoro ti chiederà (con una lettera scritta), quale destinazione scegli per il tuo TFR. Solitamente è possibile scegliere tra due opzioni:

  • Lasciare il TFR in azienda.
  • Farlo versare in un fondo di previdenza complementare.

Attenzione

Se non effettui nessuna scelta, scatta il silenzio assenso e il TFR che maturerai verrà automaticamente destinato alla previdenza complementare.

Meglio azienda o fondo pensione

IL TFR viene rivalutato ogni anno affinché sia commisurato al reale costo della vita. Se lasci il TFR in azienda, esso verrà rivalutato al 31 dicembre di ogni anno, di una percentuale dell’1,50% + una variazione ISTAT. Si tratta quindi di una piccola rivalutazione, bassa ma sicura.

Rappresenta quindi una buona scelta se non si tratta di grossi capitali e l’azienda per cui lavori è anche solida economicamente. Per dare maggiore sicurezza inoltre, nelle imprese con più di 49 dipendenti, le quote di TFR vengono versate all’Inps che le conserva nel Fondo di tesoreria

Se invece decidi di destinare il TFR a un fondo di previdenza complementare, i rendimenti finanziari potrebbero essere più elevati (il fondo di previdenza complementare non è altro che un fondo di investimento) e hai diritto a delle agevolazioni fiscali.

Rappresenta una scelta interessante nel caso di somme importanti che sei disposto a rinunciare alla certezza assoluta del guadagno. Il fondo infatti rappresenta pur sempre un investimento, con il suo profilo di rischio, seppur basso, ma comunque presente.

Calcolo

IL TFR viene calcolato partendo dalla retribuzione annua lorda. Si sommano le retribuzioni lorde dell’anno (comprese tredicesima e quattordicesima) e si divide per 13,5. Dal risultato si sottrae la quota annua di contributo INPS pari allo 0.5% ed infine si rivaluta il TFR per la rivalutazione prevista 1,60% + ISTAT).

  • TFR lordo = Retribuzione lorda annua / 13,5;
  • TFR netto = TFR lordo – 0,5% (contributo INPS).

Il TFR netto deve essere rivalutato dell’1,5% + la variazione ISTAT che cambia annualmente.

Attenzione

Se il TFR viene destinato a un fondo di previdenza complementare, subirà le rivalutazioni previste dal fondo, in base anche al rendimento del fondo stesso.

Esempio

Considerando una retribuzione annua lorda di 25.000 euro, i calcoli da fare per ottenere la quota di TFR netto accantonata ogni anno sono i seguenti:

  • 25.000 / 13,5 = 1.851,85 euro é il TFR lordo;
  • 1.851,85 – lo 0,5% di 1.851,85 (contributo INPS) = 1.847,59 euro é il TFR netto.

 

La quota di TFR netto poi, al 31 dicembre id ogni anno, viene rivalutata dell’1,5% (percentuale fissa) + il 75% dell’indice di variazione dei prezzi al consumo Indice che varia ogni anno). Diciamo che di solito, sommando le due percentuali, si ottiene una rivalutazione del 2%.

 

Quindi: 1.847,59 + 2% di 1.847,59 = 1.884,54 euro è la quota di TFR accantonata per quell’anno. L’azienda esegue questo calcolo ogni anno, per accantonare la corretta quota di TFR maturata.

Attenzione

Si tratta di TFR al netto del contributo INPS, ma non di TFR netto effettivo. Nel momento in cui riceverai il TFR (pensione, dimissioni, ecc.), saranno applicate le tasse previste.

Pagamento

Hai diritto a ricevere la liquidazione maturata nel momento in cui cessa il tuo rapporto di lavoro in essere, quindi in caso di licenziamento, dimissioni o pensionamento. Il TFR va versato senza indugio al momento della cessazione del rapporto di lavoro (di solito con l’ultima busta paga) o nei termini stabiliti dal CCNL si riferimento.

Se quindi hai cessato la tua attività lavorativa presso un’azienda, la prima cosa che devi fare è controllare se il tuo CCNL prevede dei precisi termini per il pagamento, altrimenti il TFR va corrisposto alla cessazione del rapporto, con l’ultima busta paga. In caso di ritardo, il datore di lavoro deve aggiungere degli interessi di mora.

Se l’azienda è insolvente, il TFR ti sarà pagato dal fondo di garanzia INPS, ovviamente dopo che l’istituto avrà accertato quanto ti spetta. Il diritto al TFR si prescrive in cinque anni da conteggiare dal giorno in cui cessa il rapporto di lavoro. I termini di prescrizione aumentano a 10 anni in caso di TFR confermato da sentenza di condanna passata in giudicato.

Tassazione

Se hai lasciato il TFR in azienda, al momento della riscossione, esso è soggetto a “tassazione separata“, ossia una tassazione diversa rispetto a quella applicata agli altri redditi, con cui quindi non fa cumulo. Per il TFR lasciato nei fondi pensione il calcolo è simile, con l’aggiunta di alcune variabili specifiche.

L’articolo 17 del TUIR prevede che la liquidazione non sia tassata con le aliquote IRPEF dell’anno di incasso, ma tenendo conto:

  • Della media delle aliquote IRPEF applicate in tutti gli anni di servizio lavorativo;
  • Di un parametro fisso pari a 12;
  • Degli anni di servizio.

Così, la tassazione risulta inferiore a quella che scaturirebbe applicando l’aliquota IRPEF dell’anno di incasso. Per finire però, l’Agenzia delle Entrate effettua un ricalcolo considerando l’aliquota media IRPEF dell’ultimo lustro di lavoro e, se l’importo dovuto è superiore, chiede il maggiore importo direttamente al lavoratore.

Esempio di tassazione

Se hai maturato un TFR in azienda pari a 60.000 euro in 35 anni di lavoro e per semplicità non hai diritto a detrazioni di imposta (se ne hai, l’importo delle tasse diminuisce ulteriormente). Allora il TFR netto si calcola moltiplicando il TFR lordo per un parametro fisso pari a 12 e dividendolo per gli anni di servizio:

  • 60.000 x 12 = 720.000;
  • 720.000 / 35 = 25.571,42.

Su 25.571,42 euro, si applica l’aliquota media IRPEF prevista per quella classe di reddito, prendendo in considerazione le varie aliquote susseguitesi nei 35 anni di lavoro. Supponiamo che l’aliquota sia del 27%. Ne deriva che il 27% di 25.571,42 = 6.904,28 è la tassazione dovuta.

Quindi: 60.000 – 6.904,28 = 53.095,72 euro è il TFR netto che percepirai.dal datore di lavoro. Ti è stata quindi applicata un’aliquota IRPEF sicuramente più bassa di quella classica. Essa è pari precisamente al 11,51% [(6.904,28/60.000)*100]

Per finire, l’Agenzia delle Entrate ricalcolerà la tassazione sulla base delle aliquote degli ultimi 5 anni e dei redditi che hai dichiarato negli ultimi 5 anni. Qualora dovessi pagare un maggiore importo, ti sarà chiesto il saldo.

Anticipo

Il TFR è disciplinato all’articolo 2120 del codice civile, che ne rende possibile anche l’anticipazione. Tuttavia, non è sempre possibile chiedere un anticipo del TFR, ma solo entro determinati limiti e casi, stabiliti dalla legge 297/82. Questa legge stabilisce le seguenti regole:

  • Il dipendente può ottenere un anticipo al massimo del 70% del TFR maturato; tale percentuale può essere aumentata dal CCNL di riferimento o dal contratto di individuale;
  • ll 10% dei dipendenti che ne fanno richiesta, numero che non deve superare il 4% dei dipendenti totali, questo per evitare di privare le imprese di piccole dimensioni con pochi dipendenti di una importante fonte di finanziamento.
  • Ogni anno l’azienda può erogare anticipi su TFR solo per il 10% dei dipendenti che lo richiedono. Inoltre non può erogarlo per più del 4% dei dipendenti totali. In questo modo, soprattutto le imprese più piccole, non sono costrette a dover sopportare pesanti uscite di denaro ogni anno.

Motivazioni

La legge non permette di chiedere un anticipo del TFR per qualsiasi motivo. Questo perché si vuole evitare che l’azienda sia costretta a privarsi di liquidità a ogni richiesta dei dipendenti. Sono così state stabilite delle motivazioni specifiche e inderogabili per le quali è possibile ottenere un anticipo del TFR:

  • Acquisto o costruzione della prima casa (per sè o per i figli);
  • Congedo facoltativo di maternità;
  • Spese mediche straordinarie e necessarie.

Suggerimento

La richiesta dell’anticipo è consentita sia per i TFR lasciati in azienda che per quelli versati nei fondi pensione.

Anticipo in busta paga

La Legge di di Stabilità 2015 ha inoltre sancito un’altra possibilità per il lavoratore dipendente: quella di ottenere l’anticipo del TFR direttamente sulla busta paga mensile, in modo da avere uno stipendio più alto. Anche in questo caso l’anticipo in busta paga non può essere superiore al 70% della quota di TFR mensile.

Questa scelta può essere interessante per chi ha immediata necessità di denaro, ma nel lungo tempo non è molto conveniente. Se il TFR viene inserito in busta paga infatti, fa aumentare lo stipendio e quindi il livello di tassazione.

Il TFR percepito alla fine del rapporto di lavoro invece, non viene cumulato con il reddito, ma è soggetto a tassazione separata. A conti fatti quindi anticipando il TFR in busta paga si pagano più tasse.

Puoi chiedere l’anticipo del TFR in busta paga consegnando al tuo datore di lavoro usando un modulo apposito. Lo stipendio maggiorato ti sarà versato a partire dal mese successivo se lavori in un’azienda con più di 50 lavoratori, a partire dal terzo mese successivo se lavori in un’azienda con meno di 50 lavoratori.

Scarica subito il modello di richiesta dell’anticipo del TFR in busta paga.

Non pagato

Se il tuo datore di lavoro non paga il TFR spettante con l’ultima busta paga, se non ci sono stati altri accorsi, devi inviargli una lettera sollecito tramite raccomandata A/R, in cui chiedi la riscossione di quanto ti spetta e sottolinei che, in mancanza, adirai le vie legali.

Hai tempo cinque anni a partire dalla data di cessazione del rapporto di lavoro: trascorso questo termine il diritto a percepire il TFR va in prescrizione.

Se l’azienda non provvede al pagamento, dovrai rivolgerti al tribunale. Consultandoti con un avvocato, potrete mettere in atto delle procedure d’urgenza per ottenere un titolo esecutivo verso l’azienda, che riceverà un decreto ingiuntivo (ossia l’intimazione a pagarti quanto dovuto entro un preciso termine).

Se l’azienda continua a non pagare, l’avvocato potrà esperire i tentativi di esecuzione forzata, per esempio pignorando i beni dell’azienda e, in ultimo, depositando un’istanza di fallimento.