Chiunque può aprire una partita IVA, un’impresa, una società, una ditta individuale. Basta compilare alcuni moduli, chiedere gli eventuali permessi o licenze, farsi aiutare da un commercialista o notaio, offrire un prodotto dopo averlo pubblicizzato un po’ e sei diventato un imprenditore. Gestire un’attività di successo, che realizzi utili, è tutt’altra storia.
In questa guida completa sull’utile d’esercizio ti spiego cos’è, come si calcola, quale percorso seguire per il calcolo del risultato d’esercizio, dove va inserito l’utile nel conto economico e nello stato patrimoniale, come e quando la società può decidere di destinare l’utile ai soci, infine come funziona in una ditta individuale.
Cos’è
Se sei un imprenditore, ci sono tre aspetti molto importanti che devi analizzare:
- Profitti e perdite = ti dicono se con la tua attività stai guadagnando o perdendo soldi (e tempo);
- Stato patrimoniale = ti dice se la tua attività ha un valore patrimoniale;
- Flussi di cassa = è importante sapere come si muove la liquidità nella tua azienda.
Grazie al bilancio d’esercizio puoi conoscere tutti questi aspetti.
Il bilancio d’esercizio è un documento contabile grazie al quale puoi conoscere:
- Ricavi e costi della tua impresa;
- Patrimonio, ossia gli immobili, le attrezzature in dotazione, il capitale sociale, i crediti e i debiti contratti;
- Risultato d’esercizio, ossia se effettivamente la tua attività ha generato guadagni, oppure perdite. Il risultato d’esercizio è, in parole povere, la differenza tra costi e ricavi della tua impresa. Per “esercizio” si intende l’anno fiscale, che va dal 1 gennaio al 31 dicembre, quindi risultato d’esercizio non significa altro che risultato dal 1 gennaio al 31 dicembre dello stesso anno.
Risultato d’esercizio = ricavi – costi
Il risultato di questo calcolo può essere:
- Negativo (se la gestione aziendale ha generato una perdita), in questo caso si parla di perdita d’esercizio;
- Oppure positivo (significa la gestione aziendale ha generato un guadagno), in questo caso si perla di utile d’esercizio.
Il risultato d’esercizio ti fa capire quanto è redditizia la tua attività: se i conti sono rosei, allora puoi permetterti di fare nuovi piani, in termini di crescita e investimento. Se il tuo bilancio non mostra una fotografia sana, probabilmente stai finendo nei guai.
La situazione ideale quindi, è quella in cui sei in utile, ossia la differenza tra costi e ricavi è positiva.
Esempio
Supponiamo che quest’anno tu abbia venduto prodotti per 90.000 euro. I costi della tua attività (merce, materie prime, personale, affitto, bollette, ecc.), sono invece stati di 70.000 euro. La differenza tra costi e ricavi è di 20.000 euro. Sei in utile.
Calcolo
L’utile d’esercizio si calcola sottraendo ai ricavi (ossia il guadagno totale, il fatturato), i costi dell’esercizio:
- Per materie prime;
- Per merci;
- Per il personale;
- Per ammortamenti;
- Bollette;
- Affitti;
- Eventuali interessi su prestiti.
Come si calcola l’utile d’esercizio
Il documento per calcolare l’utile, è il bilancio. Esso è un documento che elenca tutti i ricavi e i costi, sia quelli della produzione caratteristica, sia quelli straordinari che finanziari (quindi per esempio interessi su prestiti).
Utile d’esercizio = Ricavi – costi
Il risultato di questa sottrazione è l’utile lordo. Ossia al lordo delle imposte.
Una volta trovato l’utile lordo infatti, devi calcolare e sottrarre le imposte da pagare al fisco. Dopo averle sottratte, ottieni l’utile netto dell’attività.
Riassumendo:
Ricavi – costi => Utile lordo
Utile lordo – imposte da pagare => Utile netto.
Tassazione
Se un’azienda ha un utile, l’assemblea può decidere di distribuirlo tra i soci.
Destinazione utile d’esercizio
L’assemblea può decidere di destinare l’utile:
- A riserve, quindi per accrescere il patrimonio aziendale;
- Ai soci, distribuendolo in proporzione alle quote (azioni).
Ai soci non va l’intero importo: prima bisogna decurtarlo delle tanto odiate tasse. Prima del 2018, sugli utili distribuiti si applicava l’IRPEF, ma la Legge n. 205/2017 (legge di Bilancio 2018) ha cambiato questa regola.
A partire dal 1° gennaio 2018, se possiedi una partecipazione in una società e questa distribuisce utili, sull’utile che ti spetta si applica una ritenuta pari al 26%. L’imposta la calcola, la preleva direttamente la società e la versa al fisco. A te paga direttamente l’utile netto.
Esempio
Supponiamo che ti spetti un utile pari a 1.000 euro. La società ti verserà 740 euro (ossia 1.000 euro – 260 euro di ritenuta).
Conto economico
L’utile d’esercizio si trae direttamente dal conto economico del bilancio di esercizio. Esso è infatti la differenza tra ricavi e costi aziendali.
L’utile d’esercizio però, in quanto tale, non va solo nel conto economico, ma trova posto anche nello stato patrimoniale del bilancio, come vedremo nel prossimo paragrafo.
Stato patrimoniale
Lo stato patrimoniale del bilancio, contiene anche l’utile. Sebbene generalmente lo stato patrimoniale contenga crediti e debiti, lascia spazio anche al patrimonio netto della società, composto da:
- Capitale sociale;
- Riserve (legali, statutarie, volontarie);
- Utile o perdita d’esercizio.
Utile d’esercizio dove va inserito: va nel conto economico o nello stato patrimoniale
L’utile è l’unico importo del conto economico che va anche nello stato patrimoniale: in questo modo il bilancio si chiude in pari. Come sempre, se il risultato d’esercizio è positivo si tratta di utile, se è negativo si tratta di perdita.
Ditta individuale
L’imprenditore individuale, se realizza un utile di esercizio può decidere di:
- Lasciarlo nel conto corrente aziendale;
- Oppure ritirare tutto o parte dell’utile conseguito.
Nel caso 1 (ossia utile lasciato in azienda), si dice che l’imprenditore ha capitalizzato l’utile, l’azienda si “autofinanzia”, ossia ottiene ulteriore denaro non da mezzi altrui, ma da guadagni che essa stessa ha generato.
Nel caso 2, decide di ritirare l’utile, totalmente o parzialmente. Quasi sicuramente ne ha già prelevato una parte durante l’anno: in questo caso si dice che ha prelevato utile “in corso di formazione”.